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ULTIMA PROVOCAZIONE (prima dell'inizio del Campionato)
04/08/2008

L'operazione simpatia, con la quale si rinviava la contestazione societaria al valore della squadra messa in mostra durante il ritiro, è riuscita a metà. Com'era da aspettarsi. Certo, abbiamo avuto tutti la sensazione (anche attraverso testimonianze dirette) di essere in presenza di un ambiente stimolante e concentrato, ma il richiamo di una società formidabile per la serie C e la giovane età dei calciatori assicurava di suo un atteggiamento in tal senso. Anche l'umiltà di tutti i protagonisti era prevedibile, vista la figuraccia fatta l'anno scorso. Il tifoso gialloblu poi ha digerito a stento l'ipnosi di Colomba-Cannella e Sarri-Galli, quindi si muove oggi con molta circospezione di fronte a nuovi proclami non facilmente riscontrabili. Il problema è che le risposte del campo di gioco hanno offerto luci e ombre in pari misura. Valeriano le ha elencate esaurientemente: se da una parte abbiamo verificato finalmente una rosa completa in tutti i reparti, dall'altra esiste una netta differenza tra il gruppo dei titolari (15/16 giocatori) e le riserve; se il centrocampo è il nostro punto di forza, l'attacco non segna; se la squadra si impegna sempre molto, è sufficiente un attimo di distrazione per subire gol evitabili, non potendoci aggrappare all'esperienza dei difensori per gestire i momenti critici. La pianta gialloblu, insomma, ha bisogno urgente di innesti e di potare qualche ragazzino di troppo. A questo punto Previdi, che non è riuscito a risolvere il problema in maniera convincente, lo ha trasferito sul piano puramente emotivo. Dove sta ottenendo, anche qui, meno del previsto.

È stato furbo avviare la campagna abbonamenti dopo la bella prestazione di Bolzano contro la Fiorentina. Quella amichevole ha avuto il pregio di dare motivazione al gruppo e di spingere i tifosi a credere di più sulle potenzialità della squadra.

Il problema è che affrontare l'argomento abbonamenti senza prima aver risolto quello della contestazione porta il Verona in un terreno scivoloso e i dirigenti rischiano di fare una seconda brutta figura. Se venissero confermati nuovamente i 10.000 abbonati dello scorso anno, Previdi non avrebbe raggiunto alcun risultato in quanto questi sono tifosi che vanno allo stadio a prescindere dal valore della squadra. E dalla categoria di appartenenza. Viceversa, ogni tessera non rinnovata rappresenta un'esplicita contestazione verso la società. In pratica, solo superando la quota dello scorso anno ci sarebbe la certezza che i tifosi gli stanno attribuendo piena fiducia e hanno perdonato la rinunciataria campagna acquisti di Arvedi.

Poiché non ha alcuna certezza di farcela, Previdi si è già premunito dicendo che "il nostro obiettivo non è avere tanti abbonati, bensì convincere i tifosi a tornare allo stadio per divertirsi e non soffrire più come lo scorso anno". In pratica, per la terza volta consecutiva in pochi giorni, ha slittato in avanti il confronto. Tra l'altro, ritengo che la risposta del Campionato sia effettivamente la più condivisibile di tutte. Sono anch'io convinto che questo Verona farà meglio di quello dell'anno scorso (far peggio, equivarrebbe ammettere che retrocediamo sparati in C2...) perché i giocatori sono stimolati dall'occasione che si presenta loro e, in questo clima empatico, anche Remondina ha modo di mostrare le proprie capacità.

Peccato però che il tifoso gialloblu trovi riduttivo il semplice "divertimento" e il "non soffrire più". Questa risposta potrebbe andare bene se oggi il Verona fosse al posto del Siena o del Lecce. Già infastidirebbe se giocassimo in serie B, perché significherebbe replicare uno dei tanti campionati anonimi della gestione Pastorello. Ma non è proprio accettabile nella situazione attuale, in C e con alle spalle un club che richiama 13.000 spettatori di media allo stadio (siamo sempre la 10° tifoseria d'Italia, o no?).

Troppo spesso a Corte Pancaldo si confondono i propri diritti (la riduzione dei costi) con i propri doveri (l'impegno a crescere). Come si può pretendere di far pace con i tifosi senza offrirgli in cambio prospettive concrete di rivincita? Qualcuno ha il coraggio di chiarirci i reali obiettivi di questo campionato? Assumendosene anche le responsabilità, però. È inutile scrivere comunicati piagnucolosi a fine stagione, ammettendo i propri errori e assicurando un futuro migliore, se poi - passata la paura - l'obiettivo reale è quello di rientrare dalle spese. Voglio dire, essere proprietari del Verona è un orgoglio, non un peso. Soprattutto se si è colpevoli di una retrocessione e mezzo e se si prende atto che il calcio veronese è fatto ovunque di successi (Chievo e Sambonifacese) straordinari. Se il conte ama il clamore e critica i giornalisti veronesi quando gliene offrono poco, sappia che lui sta offrendo sempre e solo quello sbagliato.

Questo mi porta inevitabilmente a fare una provocazione. Vista la composizione della rosa, fatta in massima parte da giocatori in prestito o in comproprietà, cosa accadrebbe se il Verona si trovasse casualmente a lottare per i playoff? Tutti sanno che un'eventuale promozione implicherebbe un investimento impegnativo da parte di Arvedi per mettere insieme una squadra in grado di affrontare il successivo campionato cadetto. Questo sforzo sarebbe poco compensato dai diritti sportivi e quasi niente da un ipotetico incremento di pubblico: non ci sono più molti soldi per la B e conosco pochi tifosi gialloblu che rinunciano oggi a vedere l'Hellas ma che tornerebbero volentieri allo stadio se venisse promosso. Di contro, la proprietà si troverebbe giocatori in scadenza di contratto che chiederebbero un giusto aumento, comproprietà più onerose da risolvere e impegnativi diritti di opzione da esercitare. Volente o nolente, la rivalutazione della rosa per merito dei risultati sportivi gioca sempre a favore di chi è proprietario del cartellino e a sfavore (economicamente parlando) di chi vuole subentrare. Non avendo giocatori decenti in giro (le famose colonie, tutte cedute) il peso della ricostruzione ricadrebbe esclusivamente sulle spalle di Arvedi che sarebbe costretto ad aggiungere debiti alla voragine ereditata da Pastorello.

Allora mi domando: visto che Previdi evita puntualmente di parlare di programmi, se la squadra dovesse rispondere troppo positivamente rispetto alle aspettative, come si comporterebbe la società? È compatibile questo ridimensionamento con un nuovo sostanzioso incremento di costi in futuro? Per dirla fuori dai denti: Arvedi frenerebbe la squadra in corsa o sarebbe disposto ad aprire il portafoglio una volta per tutte?

Io sono convinto che la scelta di prendere giocatori debuttanti, alcune scommesse, e senza assumere impegni contrattuali sia legata da una parte alla necessità di ridurre gli sprechi ingiustificabili del passato (anche questi solo per colpa sua, ovviamente), ma dall'altra alla volontà precisa di non crescere troppo. Un Verona che, casualmente o per bravura di Remondina, cominciasse a volare creerebbe un problema. Non ci scandalizziamo, è successo un mucchio di volte che una società abbia rinunciato a lottare sul più bello per mancanza di risorse in grado di sostenere il successivo salto di qualità. Negli anni 80 e 90 il Monza di Magni e Radice sfiorò più volte la A con una squadra nella quale giocavano 6/7 Primavera del Milan e si fermò sempre sul più bello per mancanza di pubblico e strutture. Pastorello nel 2004 fermò il Verona di Maddè in piena corsa playoff prima della trasferta di Bergamo con l'Albinoleffe perché aveva già stabilito di venderlo (il 30 giugno...) e perché non aveva i mezzi per sostenere una nuova promozione in A (finendo in questo modo per rovinare l'intera stagione e salvarsi all'ultima giornata). Circola voce che anche il Pisa quest'anno abbia evitato di giocare i playoff con il Lecce, perché in difficoltà economiche.

Al contrario, se una promozione metterebbe in serio imbarazzo Arvedi su come comportarsi in futuro, un campionato sereno lo agevolerebbe moltissimo perché gli consentirebbe di sfruttare a proprio vantaggio la rivalutazione dei diritti di opzione e delle comproprietà. Ma questo significherebbe, da parte nostra, accettare un Verona costruito in modo tale da non crescere mai definitivamente. (*)

Fatalmente, una società debole indebolisce anche il valore sportivo della propria squadra. Questo lo abbiamo già provato prima con la retrocessione in C1, poi con la salvezza all'ultimo minuto dei playout. Ecco perché rinviare ogni volta il confronto con la realtà (prima il ritiro, poi gli abbonamenti, adesso il campionato) toglie credibilità anche agli interlocutori più seri. Se Previdi è dunque il traghettatore del disimpegno arvediano, abbiano il coraggio di ammetterlo. Ma prendano anche coscienza che, così facendo, la fine del Verona è dietro l'angolo.

Buone vacanze a tutti. E buon campionato al Vecchio Cuore Gialloblu.

Massimo

(*) poiché il tifoso ha amore disinteressato e poiché a pensar male spesso ci si azzecca, la mia provocazione ha proprio l'intento di dire alla società: "che non vi venga in mente!". Per questo, tutti noi siamo qui a vigilare.




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