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PRIMISSIME IMPRESSIONI: POCO FUMO
15/07/2019

Non c'è niente di meglio della prima occasione per fare una buona impressione. In seguito, è sempre più difficile perché sei costretto a dover dimostrare. La prima impressione invece ti entra dentro da sola e ti fa vedere le cose in maniera differente. Ebbene, qualcosa è cambiato rispetto a 2 anni fa. Anzi molto, direi. Si respira un'aria diversa. E' cambiato lo stile, è cambiato il metodo. Anzi, c'è un metodo. Oggi abbiamo in ritiro solo i giocatori che servono al campionato, oppure al mercato. Chi non fa parte del progetto si allena a parte. Oggi sono arrivati i primi pilastri di una squadra che sta prendendo forma secondo un programma definito. Gunter e Bocchetti dietro, Veloso e Badu in mezzo. Non parlo di Rrahmani, che nessuno conosce e neppure sappiamo quanto potrà dare. La serie A è un altro pianeta e noi non abbiamo alcuna certezza che i nostri esordienti sappiano confermarsi contro avversari di esperienza e qualità nettamente superiore. Lo ha ribadito anche Juric in sede di presentazione e ce lo chiediamo anche noi. Non sono fenomeni i nuovi arrivati, è vero, ma i mezzi a nostra disposizione in un mercato impazzito (Pinamonti vale davvero 18 milioni? Quanto gonfia il cartellino il gioco insano delle plusvalenze?) consentono di sparare poche cartucce, puntando soprattutto su chi ha avuto problemi fisici o contratti scaduti nella speranza che siano definitivamente guariti e abbiano ancora voglia di dimostrare qualcosa. Di esserci insomma nella kermesse più prestigiosa.

In questo però, la collaborazione tra Juric e D'Amico mi pare molto più rassicurante di quella tra Pecchia e Fusco. Innanzitutto, perché Juric non ha bisogno di tutor, semmai ha bisogno di trovare stabilità emotiva dopo Genova, sponda rossoblù. Pecchia invece, aziendalista puro (come Juric, del resto), ha sempre avuto necessità di una guida spirituale (da Benitez a Fusco) senza riuscire mai ad imporre una propria leadership. Come può un allenatore così guidare lo spogliatoio? Dopo il fallimento giapponese la Lega Pro juventina è più consona per lui perché mette a posto orgoglio personale e ambizioni sportive.

Fa piacere non vedere più sudare in montagna con gli altri scommesse esotiche come Cerci e Cassano che nessun ruolo ebbero per evitare quel fallimento annunciato, se non far parlare in ridicolo il Verona in agosto (caso Cassano) e farci lamentare per tutto il resto della stagione di quanto poco avesse da offrire (Cerci). Non c'è neppure la fantasia di voler blindare il reparto difensivo con Heurtaux, scommessa tecnica allo stesso livello dei precedenti. Per non parlare di Buchel, faro spento di un centrocampo inesistente. Per poi finire per affidare ruoli chiave a ragazzini mandati allo sbaraglio (Alex Ferrari sparito tra le riserve della Samp, Verde, Fares, Valoti, Kean, Lee). Insomma, la normalità attuale ha perso il brivido dell'improvvisazione e della scommessa esasperata. Evviva la normalità.

Siamo solo agli inizi di un lunghissimo periodo di trattative. Sono certo che prima o poi Setti in persona imporrà un nome alla Wanda Osiris per il suo teatrino (dopo Bojinov, Saviola, Rafa Marquez, Cerci e Cassano mi aspetto chiunque). E' più forte di lui. Ma arriverà forse alla fine, quando Juric avrà definito ruoli e priorità, e senza alcuna certezza che le sorti del Verona dipenderanno da una soubrette in prepensionamento. Nel frattempo, guardo con curiosità l'impostazione della nuova squadra molto più aggressiva e corta, attendo rinforzi in attacco (peccato per Mancuso, lo vedevo perfetto a fianco di Di Carmine o Pazzini), e ritrovo tra le fila gialloblù due buoni giocatori come Ragusa e Crescenzi che l'anno scorso furono a lungo assenti a causa di brutti infortuni ma che potrebbero tornare utili in serie A.

C'è un metodo insomma quest'anno. Ed è rassicurante. Anche rispetto all'eccessiva fiducia dei propri mezzi della stagione 2015/16 quando in agosto la squadra si sentiva perfettamente a proprio agio in serie A. Infatti dopo ... Ora invece, dopo due retrocessioni consecutive, ci sono molti dubbi sulla tenuta, ma anche la volontà di vendere cara la pelle come ha ribadito qualche giorno fa capitan Pazzini.

Certo, i media devono pure campare su qualcosa e prevedo che molto girerà sull'effettivo recupero fisico di Badu e Veloso oppure intorno a Bessa, apprezzato da Juric e Pazzini e unico vero uomo mercato in uscita del Verona. Va o resta? E i tifosi cosa ne pensano di quell'esultanza dopo il gol contro di noi? Fu un gesto stizzito rivolto a Pecchia o nei riguardi di Verona nella sua totalità? Un po' di strumentalizzazioni ci sono state e ci saranno ancora non avendo molto altro da inventare. Personalmente spero che resti, soprattutto se si rischia di venderlo male sostituendolo peggio. Ma, come si può intuire, è una questione di profilo minore rispetto alle battaglie quasi impossibili alle quali ci dobbiamo preparare. Forse anche noi, invecchiando, abbiamo preso queste dinamiche con maggior filosofia e ci siamo resi conto invece che la stagione appena conclusa ha insegnato qualcosa di nuovo: non si vince mai prima del campionato, non si perde mai fino al termine dell'ultima partita. Per questo, oggi ha senso raccontare solo quello che vediamo. E ci piace.

Buon lavoro mister e direttore.

Massimo

Colonna sonora: Arise, Her Eyes. Gary Burton e Chick Corea.




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