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LA SERIE B E' UN'ALTRA COSA
06/10/2018

Salernitana e Lecce ci portano sulla terra. Il Verona si schianta fragorosamente a causa della sua presunzione e narcisismo. Questa è una squadra che si crede forte e per questo si affida ad un calcio estetico, ad irritanti mezzi falli furbetti subiti in aera per sperare in un calcio di rigore, protesta molto, si irretisce in fretta, le prende e non le dà. Ma ancora deve dimostrare tutto il suo valore. D'altra parte, tira in porta solo con Laribi e ha subito gol in tutte le gare ufficiali (Coppa e Campionato, tranne Cosenza ovviamente). Il tutto è espressione di un possesso palla sterile e prevedibile, frutto di accademiche triangolazioni a cercare il povero Pazzini, sempre marcatissimo, che non portano da nessuna parte. Grosso si affida a giocatori che credono forse di essere dei fenomeni (Colombatto, Lee, Dawidowicz, Marrone e Silvestri) e altri che sono così ruvidi che farebbero panchina anche in Lega Pro (Eguelfi e Cissè). Zaccagni invece, che gioca e combatte come serve in serie B, parte sempre dalla panchina. Perché?

Grosso, alla sosta di campionato, perde tutti i confronti con Pecchia che, alla 7a giornata, era secondo in classifica dietro il Cittadella ma girava con 3 punti in più, 6 gol in più fatti (escludendo il 3 a 0 a tavolino) e 1 in meno incassato. Tenendo conto che l'unica sconfitta subita fu a Benevento in una gara condizionata dall'inferiorità numerica, ma era riuscito a battere la Spal a Ferrara. Aveva passato anche il secondo turno di Coppa Italia. Noi, tra Salernitana e Lecce abbiamo tirato in porta una mezza dozzina di volte riuscendo solo ad esaltare il portiere di turno. Non è solo sfortuna quando non entra, è anche eccessiva confidenza.

La sosta servirà moltissimo al mister per dare una svegliata ai suoi e trovare qualche rimedio efficace sia in fase realizzativa che in fase di copertura. Certi blackout difensivi, costanti e disarmanti, non ce li possiamo più permettere se poi davanti fatichiamo a buttarla dentro. Oramai il ritornello che ci sono troppi giocatori nuovi che devono ancora conoscersi non regge più. Sono 3 mesi che si allenano insieme. Eppure continuiamo a prendere gol stupidi e a perdere seconde palle sulla trequarti. Forse vogliamo assomigliare troppo al Napoli di Sarri o al City o al Barcellona (senza averne le qualità) nella ricerca spasmodica delle geometrie e del possesso palla, subendo inevitabilmente le squadre corte che rubano palla e ripartono in velocità. Il Padova ha spiegato bene a Salernitana e Lecce come si gioca contro di noi. Perché il Verona, nel frattempo, non è evoluto. I terzini fanno uno sfiancante lavoro offensivo lasciando poi grandi spazi agli esterni avversari. Quanti cross leccesi sono venuti dalla parte di Crescenzi nel primo tempo? Ci sarebbero voluti due Crescenzi in campo: uno che attaccava, un altro che difendeva. L'uscita di Matos infine, inequivocabilmente il migliore sin dall'inizio della stagione, ha evidenziato un grave disagio in fase offensiva che nè Lee, nè Cissè e neppure Ragusa (a proposito, che fine ha fatto il vero Ragusa?) sono assolutamente in grado di sostenere.

Questo Verona, se continua così, non va da nessuna parte. E' scontato. Danza da cicisbeo col fioretto, imbellettato e imparruccato contro i forconi e i pugnali contadini. Non vedo in campo nè gruppo di marines, nè idee collettive. Per vincere non bisogna essere necessariamente belli. Il Lecce ha dato una dimostrazione di calcio efficace da metabolizzare profondamente.

Meglio che impari in fretta cosa significa giocare in serie B e trovi un'identità pratica. Grosso in particolare, che a parte Tello e Maggio ha avuto tutti i giocatori che voleva quest'estate, deve rendersi conto che non ha più molto tempo a disposizione. Il campionato si è accorciato di un mese e mezzo e ogni partita persa è irrecuperabile. Se continua con questa filosofia è destinato ad incartarsi nella supponenza (e fragilità) di ogni nobile decaduto che proprio non si addice a chi vuole recuperare il tempo (e i tifosi) perduti. Che Dio benedica questa sosta: è già arrivato il tempo di capire chi ce la fa e chi non.

Massimo

Colonna sonora: Young & Dumb, Cigarettes After Sex.

Immagine: Francisco d'Andrade interpreta Don Giovanni, Max Slevogt, 1903.




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