Hellas Verona 1984/85

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16 settembre 1984: VERONA - NAPOLI 3 a 1


dal nostro inviato Massimo

Comincia oggi il Campionato più bello del mondo. La partita più importante della prima giornata si gioca senza alcun dubbio a Verona. Le grandi sono tutte in trasferta contro avversari piuttosto comodi tranne il Milan, non eccezionale di questo periodo, che riceve l' Udinese di Zico. L'attenzione si sposta quindi al Bentegodi che pone di fronte i gialloblu al Napoli di Maradona. L'arrivo in Italia del più forte giocatore del mondo ha galvanizzato la formazione partenopea alzandone le aspettative e ha dato lustro a tutta la manifestazione sportiva. Dall'altra parte però, il coriaceo Verona di Bagnoli non è disposto a cedere alle pretese del grande campione argentino e presenta anche lui per l'occasione i suoi nuovi stranieri venuti dal nord. Insomma, è una gara da seguire con la massima attenzione.


MARADONA E BRIEGEL. Nell'ambiente napoletano, si narra un episodio curioso: l'arrivo di Maradona a Napoli pare essere collegato a un grande equivoco di fondo dovuto al nome del dirigente della società azzurra che trattò direttamente l'affare a Barcellona. Quando l'emissario raggiunse la capitale catalana per incontrare il direttore sportivo e il presidente azurgrana, si presentò ovviamente con il suo nome e cognome: «Antonio Juliano!» disse. Non so chi di voi ha avuto il piacere di conoscere l'ex grande centrocampista napoletano; io che l'ho incontrato un paio di volte, ritengo assolutamente plausibile quanto si racconta in merito. Infatti, tra le numerose qualità di questo dirigente, non spicca certamente l'uso corretto della dizione italiana e della pronuncia in genere. La dirigenza spagnola, che mai e poi mai avrebbe aperto una trattativa con il Napoli, società di secondo piano nel panorama internazionale, capì erroneamente il quasi omonimo «Pietro Giuliano», responsabile di mercato della Juventus. Tutta un'altra storia, ovviamente. Ecco spiegato l'equivoco del contatto. A questo punto, aperta la valigetta traboccante di lire napoletane, la felice soluzione della trattativa è diventata cosa di facile spiegazione. E rapida realizzazione. Maradona, dopo pochi giorni sbarcò a Capodichino alla conquista dell'Italia e di migliaia di tifosi italiani. Compresa la mia personale. Chi ha avuto il piacere unico di vederlo in campo o - meglio ancora - in allenamento a Soccavo, capirà di aver assistito alla più grande espressione che il calcio abbia mai potuto manifestare. Il calcio inteso come arte pura. Irraggiungibile e indescrivibile.

Briegel invece lo avevo conosciuto un paio di anni prima proprio a Napoli. E fu un incontro impressionante. La squadra tedesca del Kaiserslautern era scesa in Campania per disputare contro gli azzurri una gara di Coppa. Mi recai in compagnia di alcuni amici napoletani al San Paolo per gustarmi la partita e la facile vittoria della squadra italiana nettamente più quotata. Circa un'ora prima dell'inizio della gara, esce dallo spogliatoio un gigante rosso che inizia a riscaldarsi da solo. Sulle prime nessuno ci fa caso. Ma dopo un quarto d'ora di ripetute, lui accelerava e io, al contrario, immedesimandomi in lui mi sentivo già stremato. Dopo mezzora cominciamo a capire che quello è un giocatore tedesco, che si chiama Briegel, è nel giro della nazionale tedesca e ha un passato nell'atletica. A questo punto cominciano anche gli inevitabili e coloratissimi sfottò dei tifosi napoletani verso l'energumeno teutonico. Dopo tre quarti d'ora lo stadio lo accompagna con applausi e incitamenti contando nel fatto che quell'esagerato riscaldamento lo avrebbe certamente condizionato durante la partita. Pronti, via: il gigante rosso si posiziona davanti a tutti nell'insolito ruolo di centravanti, come unica punta in sostituzione del titolare che era infortunato o squalificato. Ma l'impressionante potenza e freschezza atletica del giocatore non cessò affatto, anzi la partita finì 1 a 2 per i tedeschi con doppietta proprio di Briegel. Fu una dura lezione di sport quella che ricevemmo tutti noi quella sera. Anche se facilmente superata dal fatto che non giocava in quella occasione il mio Verona e che Napoli si sarebbe offerta a me dopo poco in tutto il suo splendore naturale e femminile.

LE ALCHIMIE DELLA GARA. L'attenzione mediatica di tutta la settimana è rivolta all'esordio italiano del grande Diego Armando. Man mano che ci avviciniamo alla gara, assume sempre più rilevanza però aspetto tecnico. In particolare, gli addetti ai lavori si pongono vari interrogativi sulla disposizione difensiva del Verona, atteso ad una grande prova per poter fermare il campione argentino. Conoscendo Bagnoli, che ha sempre curato con grande attenzione l'assetto difensivo della sua squadra, le teorie più gettonate in merito alla marcatura di Maradona sono essenzialmente due: da una parte l'utilizzo di Ferroni a uomo, del resto questo è sicuramente il difensore più veloce e grintoso a disposizione; dall'altra la creazione di una gabbia a zona che prevede l'impiego di Volpati a destra e Briegel a sinistra.

In realtà le cose sono andate in maniera differente e ce ne accorgiamo sin dalle prime battute di gioco. Infatti, il giorno prima della partita, durante il ritiro, il tecnico gialloblu comunica a gesti a Briegel che «tu domani fermi Maradona». Il gigante, che capisce poco l'italiano ma bene il bagnolese, annuisce con la testa e ripete «Sì, sì: io domani fermo Maradona». Il dottor Frankenstain ha educato così la sua creatura.

Adesso cerco di essere un pochino più chiaro sul significato della scelta di Bagnoli. Supponete di far gareggiare un robusto fuoristrada 4 x 4 turbodiesel (Pajero, Galloper, Defender), contro una scattante Peugeot 206, o una Mini Cuper se preferite. A prima vista, non c'è confronto: quando il fuoristrada parte, la veloce vettura è già quasi arrivata e più sono i chilometri che devono percorrere le due vetture, più il divario aumenta. 90 minuti di gioco, sono un percorso lunghissimo. Concettualmente parlando Briegel non può nemmeno vedere Maradona, veloce, agilissimo e tecnico. Ma chi propone questa insolita gara, ha dimenticato di fornirci un elemento essenziale, quasi scontato per noi: la gara non si disputa né in un percorso cittadino, né in autostrada. Ma in un terreno accidentato e sterrato, tutto salite e discese, con persino il guado di un piccolo fiume. Chi vince adesso secondo voi? Vi ho fregato? Certo! Allo stesso modo in cui il Verona ha fregato il Napoli. Il terreno di gioco del Bentegodi offre sì, di tanto in tanto, 15-20 metri per lo scatto e le giocate tecniche, ma se io lo intaso di gialloblu e costringo il talento sudamericano a un continuo corpo a corpo con il potente fuoristrada veronese, gli tolgo lo spazio necessario per esprimere tutto il suo valore, lo obbligo a sbattergli sempre contro e lo isolo dal resto dei compagni. Più passa il tempo e più i muscoli e i cavalli del nostro lento ma inarrestabile 4 x 4 dominano la strada e impolverano la povera auto lontana e costretta ad arrancare.

Il Verona si presenta in campo privo di Fontolan, non in perfette condizioni fisiche e Sacchetti convalescente dall'infortunio: Volpati arretra terzino destro, Briegel è a disposizione di Maradona, Ferroni gioca al centro della difesa con Tricella, mentre Marangon è libero di effettuare scorribande sulla fascia sinistra. A centrocampo Bruni e Di Gennaro. In attacco Galderisi ed Elkjaer con Fanna in supporto. Il Napoli di Marchesi risponde con una difesa piuttosto rocciosa ed esperta imperniata in Bruscolotti, Ferrario, Boldini e De Vecchi davanti al giaguaro Castellini; grande linea mediana con Celestini, Bagni e Dal Fiume; in attacco, a fianco di Maradona, l'argentino Bertoni (bestia nera dei gialloblu) e un grande ex, Nico Penzo.

MINUTO PER MINUTO. Il Napoli parte forte, galvanizzato dal suo campione, ma il Verona non cede un metro di terreno. Passata la tensione iniziale, alle prime difficoltà, il fuoristrada gialloblu allunga con le sue ridotte e «vede» la veloce vettura avversaria. Anzi, i ragazzi di Bagnoli si fanno sempre più audaci.

Al 25' si sblocca la partita e il Verona passa in vantaggio: Fanna batte un corner e sul pallone irrompe come una furia Hans Peter Briegel, posto sul primo palo, che salta più alto di tutti e batte Castellini.

Passano pochi minuti e i gialloblu raddoppiano. Siamo al 33' e Di Gennaro prova dalla distanza un tiro velenoso che sfugge alla presa del portiere napoletano. Galderisi, in agguato, non perdona. 2 a 0!

Al 40' Tricella incuneatosi nell'area di rigore su preciso lancio di Ferroni, sfiora il tris, chiamando il coriaceo Celestini ad un rinvio precipitoso.

Nella ripresa il Napoli si fa sotto e accorcia le distanze dopo 13' con il solito Daniel Bertoni che, pescato con precisione da Bagni, brucia Ferroni e Tricella e trafigge Garella.

Ma il Verona non molla e alla mezzora esatta Di Gennaro incorna di testa una punizione cross di Fanna ristabilendo le distanze: 3 a 1.

Il Napoli si innervosisce e 5 minuti dopo rimane in 10 per l'espulsione di Bruscolotti pescato dal guardalinee mentre commette una grave scorrettezza ai danni di Elkjaer.

A questo punto Bagnoli gestisce il risultato inserendo Turchetta per Galderisi e Donà per Bruni.

I SIGNIFICATI DI VERONA - NAPOLI. E' il collettivo gialloblu a impressionare in questa partita. Briegel, da solo non avrebbe mai potuto fermare Maradona. Certo il panzer tedesco ha qualità eccezionali, ma tutto il Verona si muove all'unisono disputando una gara perfetta come ammette sportivamente anche il grande Maradona. Lui avrà modo di rifarsi, di conoscere il calcio italiano e di imporsi su tutti i campi di gioco vincendo perfino 2 scudetti (1986-87 e 1989-90). Ma tutto questo accadrà in seguito ed è tutta un'altra storia che ci riguarda poco per la verità.

Adesso contano i primi 2 punti conquistati, la conferma che i gialloblu ci sono, e che tutti, in questo campionato, dovranno fare i conti con la nostra squadra. Per tutta la settimana i 42.000 del Bentegodi si racconteranno tra loro la favola di come un possente fuoristrada diesel batté una veloce e scattante auto a benzina di grande qualità. E' questa la prima formella del nostro splendido portale.


Massimo

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