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A DELNERI IL DOPO MANDORLINI


A DELNERI IL DOPO MANDORLINI

Mi rendo conto che Mandorlini, per alcune generazioni di tifosi gialloblu, abbia lasciato un vuoto. Soprattutto per coloro che si sono subito confrontati con il declino di Pastorello e Arvedi, la delusione della B senza alternative prima e il baratro della C poi. Il mister ha incarnato perfettamente lo spirito di rivalsa di Martinelli e le ambizioni di Setti e lui, grande motivatore, ha concretizzato la rinascita di una società che merita l'attuale palcoscenico. Oltre a questo, Mandorlini con la sua caratterialità (fonte anche questa di simpatie indistinte) ha dato la certezza che chiunque fosse impegnato in campo avrebbe dovuto dare sempre il massimo. Una lezione di disciplina, rispetto e dedizione alla maglia.

Il problema è che il Verona, in serie A, pur meritando un posto per merito sportivo e distribuzione del tifo (siamo pur sempre l'ottava tifoseria italiana) si confronta con risorse limitate. In B non è tollerabile un Hellas che non lotti per la promozione, in A occorre conquistare in fretta la salvezza e poi ci si può dedicare anche al bel gioco e al lancio di nuovi talenti. Qui, obiettivamente, mi sarei aspettato qualcosa di più da lui, troppo legato ad un solo modo di stare in campo e dipendente dalle meraviglie di Luca Toni.

Quest'anno in particolare, con 9/11 confermati, c'è stato il tracollo di risultati e proprio le assenze prolungate di Toni e Viviani hanno messo in discussione l'intera gestione. Soprattutto se pensiamo che il vice Toni è un certo Pazzini, mica un Nenè o Rabusic qualunque. Difesa sempre molto fragile e gioco privo di fantasia, più una preparazione approssimativa (causa primaria di tutta la serie di infortuni muscolari che stanno falcidiando la rosa, Pazzini e Gomez nuovamente ai box) hanno fatto emergere l'assenza di una guida adeguata. Di conseguenza, le due trasferte di Genova e gli scontri diretti mal giocati con Carpi e Bologna – senza dover arrivare per forza a quella di Frosinone, anzi Frosinone è stata la conseguenza diretta del nervosismo e della frustrazione in corso – sono stati i momenti peggiori di questa débâcle collettiva.

Naturalmente Mandorlini paga anche responsabilità non sue. La rosa è stata obiettivamente ridimensionata, gli sono mancati a centrocampo il supporto di Romulo e le assenze dei convalescenti Viviani e Ionita non gli hanno offerto molte alternative. Poi c'è la questione Rafael, a lungo parcheggiato lo scorso campionato e riabilitato in questo ma con le stesse criticità irrisolte di allora. E dei centrali difensivi lenti e superati, senza cambi adeguati alla categoria. Insomma, Bigon non ha certamente contribuito ad aiutare il mister questa estate. Un mister che, per inciso, aveva strappato il prolungamento contrattuale, indice che la società credeva in lui.

Il problema viene adesso. Se Mandorlini ha scritto pagine bellissime della recente storia gialloblu, l'impressione che abbiamo noi tifosi è che con lui si sia chiusa un'epoca. Come se, all'improvviso, anche i vari Toni, Juanito, Moras e Hallfredsson debbano andarsene via i prossimi giorni. Il loro legame è stato tale che è difficile ipotizzare questi giocatori in campo senza il loro condottiero in panchina.

Ma allora, come siamo arrivati fino a questo punto? e cosa succederà adesso?

L'opzione Delneri va interpretata. Innanzitutto appare, almeno dal punto di vista cronologico, una seconda scelta, visto che prima di lui è stato contattato Corini. Un ripiego in partenza, insomma. Perché? cosa avrà mai chiesto Corini (o il Chievo per liberarlo)? Solo un fatto di natura economica o richieste eccessive di potenziamento della squadra? In secondo luogo appare chiaro che il nuovo tecnico è un semplice traghettatore con contratto fino a fine stagione. In pratica, lo stesso Verona si è arreso all'evidenza: l'aria con Mandorlini era diventata irrespirabile, Delneri non sarà il massimo ma quanto di meglio c'era a disposizione per finire dignitosamente la stagione. In B cambierà tutto con la rivoluzione della rosa.

Per Delneri il Verona è sicuramente un'opportunità dopo quasi tre anni di silenzio. Qualcuno storce il naso perché è ex tecnico del Chievo (ma lo era anche Corini !), tuttavia penso che lui stesso sia il primo in assoluto a non farci caso visto che ha già allenato il Genoa pochi mesi dopo la Sampdoria. Ma quanto sarà utile al Verona? Non lo ricordo protagonista di recuperi e salvezze eclatanti, men che meno quando ha dovuto lavorare su giocatori scelti da altri. Inoltre, non è mai stato un diplomatico in grado di compattare lo spogliatoio. Juventus, Roma e Porto sono stati più fallimenti dal punto di vista relazionale che tecnico. Inoltre, è piuttosto rigido dal punto di vista tattico. Per dirla tutta non trasmette la stessa dose di simpatia di Mandorlini, ma se comincia a vincere a raffica ce lo faremo andare bene. Sicuramente vedremo più spesso Pazzini a fianco di Toni, due attaccanti irrinunciabili se si vuole recuperare. Ma dovrà lavorare molto sull'autostima e dare consistenza al reparto arretrato (interessante notare che non ha citato alcun difensore tra le individualità che apprezza !).

Cosa avrà mai chiesto in cambio Delneri? Poco, perché crede di potercela fare con quello che ha a disposizione. A mio avviso invece il Verona necessiterebbe urgentemente almeno di un portiere decente, due difensori di categoria, un cambio in attacco e uno a centrocampo. Poco, anche perché questa è probabilmente solo un'operazione di facciata. Se è vero, come dice Bigon, che a dicembre non è mai retrocesso nessuno, è altrettanto vero che nessuno - ultimo in classifica a dicembre - si è poi salvato alla fine. Dipende da come si pone la cosa. Adesso però tocca al campo stabilire se anche i giocatori ci credono ancora, se sono disponibili a seguirlo, se la situazione non è già compromessa dal punto di vista mentale. Il calendario impone 10 punti nelle prossime 5 partite (Empoli, Sassuolo, Milan, Juventus e Palermo) per poter ancora dire la nostra. Altrimenti amen.

Soprattutto, sono curioso di vedere se la società farà tutto il necessario per aiutare a gennaio Delneri nell'impresa. A quel punto, persino una soluzione piena di riserve come questa può portare frutti insperati. Ma devono volerlo e poterlo proprio tutti.

Massimo

Colonna sonora: Breakfast in America, Supertramp



Hellastory, 02/12/2015
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L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

Qual è stato il miglior gialloblu in campo in

H.Verona-Udinese?



H.Verona    Udinese


Bonazzoli F.

Cabal J.

Centonze F.

Coppola D.

Duda O.

Folorunsho M.

Lazovic D.

Magnani G.

Mitrovic S.

Montipò L.

Noslin T.

Serdar S.

Silva D.

Suslov T.

Swiderski K.

Vinagre R.


 


Riepilogo stagionale e classifica generale




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