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ALL'HELLAS E' MANCATO L'INNESCO. MA IL COMBURENTE?


ALL'HELLAS E' MANCATO L'INNESCO. MA IL COMBURENTE?

Lezione teorica: la combustione è un fenomeno complesso che viene spesso rappresentato, in maniera semplificata, dal cosiddetto “triangolo del fuoco”. In corrispondenza dei vertici sono indicati i tre elementi essenziali del fenomeno della combustione:
- il COMBUSTIBILE (legno, carta, benzina, gas, ecc.)
- il COMBURENTE (l'ossigeno contenuto nell'aria che respiriamo)
- il CALORE O INNESCO (fiammifero, accendino, corto circuito, fulmine).
Affinché sia possibile la combustione è necessario che tutti e tre gli elementi siano contemporaneamente presenti. E' sufficiente, quindi, contrastarne uno solo per evitare che abbia luogo e, quindi, che si verifichi un incendio. Lezione pratica: il combustibile gialloblu è il parco giocatori a disposizione, il comburente è mister Mandorlini che sceglie come impiegarli al meglio, l'innesco è Cacia. Per evitare che si realizzi la combustione al Cesena è stato sufficiente non essersi trovato di fronte la nostra fonte di calore. Inutile girarci intorno: il bomber gialloblu, che da solo rappresenta il 40% della forza realizzativa della squadra, allo stato attuale è l'unico giocatore realmente insostituibile. Difficile sperare nell'autocombustione. O nel caso. Questo è problema e fa sì che qualcosa deve cambiare anche nella filosofia del comburente.

Il Verona non ha giocato male. Le ha provate tutte, ha lottato su tutti i palloni. Ai punti avrebbe vinto. Bastava forse che l'arbitro concedesse il rigore oppure il gol sul filo del fuorigioco. Bastava chiudere la gara subito con maggiore convinzione. Purtroppo, nel calcio, il gol è tutto. Il Cesena, in stato confusionale all'inizio poi sempre più determinato e sicuro di sè, ha fatto un solo tiro in porta e ha pareggiato. Capita, non è la fine del mondo. Anche il Sassuolo, a fine settembre, rimbalzò in casa contro il muro del Vicenza.

Però, qualche riflessione va fatta. Non possiamo pretendere da Cacia 30 gol a stagione. Ci saranno altri momenti di calo di condizione o di stress (ciò che poi è accaduto a Terni) e non dobbiamo ricadere nello stesso errore. Senza di lui siamo prevedibili, marcabili.

Il Verona ha pareggiato finora 3 volte in casa sempre per 1 a 1: con lo Spezia il bomber ha giocato solo l'ultima mezzora, il tempo necessario per guidare l'assalto alla porta ligure e permettere a Gomez di recuperare su calcio di rigore; era un Hellas ancora sperimentale quello, occorreva sistemare condizione e competenze. Con il Novara Cacia è stato ininfluente perchè i piemontesi ci hanno messo sotto sul piano del gioco. Contro le barricate del Cesena, invece, sarebbe stato utile eccome perchè l'Hellas ha fatto tanto possesso di palla, è stato straripante fino al limite dell'area ma troppo poco concreto. Non ricordo un Belardi eroico e nemmeno decisivo. È come se avessimo mandato all'assalto la fanteria munita di bastoni e lance lunghe ma senza gladi, machete e pugnali per il corpo a corpo. Sembravamo tornati indietro di un anno con i pareggi interni con Nocerina ed Empoli perchè davanti avevamo Ferrari, grande combattente ma non certo risolutore, Bjelanovic e Pichlmann.

Attenzione, non voglio dire che con Cacia in campo il Verona non può perdere e neppure pareggiare. Lui era presente a Padova. Ciò che penso è che Cacia sia al momento l'unico giocatore in grado di risolvere da solo (o quasi) la partita o in grado di favorire indirettamente Gomez, Bojinov e Martinho con i movimenti che fa e gli spazi che libera.

Ma è corretto continuare su questa strada o si dovrebbe prevedere qualche alternativa? Qui entra in ballo il comburente, mister Mandorlini, e un paio di situazioni delle quali non fa piacere parlare. Infondo l'Hellas viaggia + 7 rispetto all'anno scorso, ha battuto la prima e la terza del campionato, è indiscutibilmente la favorita alla promozione. Un pareggio interno non è certo un dramma. Però ! non ci dimentichiamo che anche le aspettative si sono alzate quest'anno. E di molto. Vincere non basta più.

Ho la sensazione che la sua conferma l'anno prossimo, soprattutto se avremo la bravura di essere promossi, passa attraverso un paio di condizioni che prescindono il risultato sportivo: la gestione di giocatori importanti per la società (Bojinov) e la gestione dell'immagine pubblica di sé. Mandorlini è talmente bravo che riuscirebbe a portarci in A senza impiegare un minuto di più il bulgaro da qui a maggio e sbraitando il suo odio verso questa o quella piazza. Finirebbe squalificato, forse, ma vincerebbe le partite anche dalla tribuna. O, meglio, dalla curva. Questo però poteva andare bene ai tempi di Martinelli quando c'era un unico oppositore interno (Gibellini) con pochi argomenti e scarsa simpatia dalla sua parte. Ma con Setti e Sogliano le cose sono differenti. Il protagonista assoluto del rilancio gialloblu, se non si adegua al cambiamento corre il rischio di esser messo da parte a favore di tecnici come Guidolin o Sannino che invece sembrano fatti apposta per portare avanti il progetto.

Mettendo da parte l'aspetto caratteriale, che comunque lo rende così amato dai tifosi ma anche discutibile, quello tecnico rimane. Anzi, per la precisione oggi Mandorlini ha un paio di problemi tecnici da risolvere, uno appena accennato, l'altro conclamato. Il primo si chiama Hallfredsson, il secondo Bojinov.

Ora, mi domando: se a te manca quello che la butta dentro, in una partita da giocare tutta all'attacco, perchè non schieri dall'inizio Bojinov? Va bene mantenere l'equilibrio tattico (Cocco è l'alter ego di Cacia) e buon per lui che Rivas abbia segnato. Ma, dopo il gol cosa ha combinato? Se la società investe su un giocatore che indiscutibilmente ha del talento (continuità no, ma classe da vendere) perchè lo tratti come un Carrozza qualunque? Perchè non gli dai subito delle responsabilità? Con quale spirito entra in campo uno così quando ha solo mezzora a sua disposizione per dimostrare quanto vale? Bojinov non è un leone caratterialmente, forse va fatto crescere trattandolo NON come un giocatore qualunque.

Ovviamente non ho la controprova che con lui in campo sin dall'inizio avremmo vinto. Ma, visto che in questa squadra 10 magliette sono state già assegnate e l'undicesima se la contendono Rivas, Grossi e Carrozza, sai che ti dico? Io metterei dentro sempre Bojinov e lascio che faccia un po' quello che vuole, che sprigioni la sua rabbia e le sue capacità. Se non lo fa in B, con la squadra che ha alle spalle, quando mai lo potrà fare?

Se Bojinov mi sembra un problema conclamato sul quale, prima o poi, società e allenatore dovranno per forza confrontarsi, vedo emergere un'ombra anche nella gestione di Hallfredsson. È chiaro che l'islandese è partito piano, l'anno scorso di questi tempi aveva fatto 3 o 4 gol in più ed era l'anima della squadra, ma le continue sostituzioni sono sintomo che qualcosa non gira come dovrebbe. È come se, all'improvviso, non gli fossero più riconosciute la capacità di avere spunto, tenuta, posizione. È nervoso in campo, fa entrate dure e sabato salterà il difficile match col Cittadella. Sicuramente Martinho è un talento ed ha energia da vendere, ma c'è qualcos'altro dietro che non sappiamo?

Tornando alla questione originale, la prossima settimana rientra Cacia e, speriamo, gran parte dei dubbi offensivi potrebbero risolversi da soli. Tuttavia, l'errore più grosso che possiamo commettere in questo momento è quello di dare tutto per scontato: che Mandorlini sia infallibile, che Cacia risolva sempre i nostri problemi, che vada bene solo perchè vengono i risultati. Il fare delle cose è così complesso che basta un niente per mettere tutto in discussione. Per fortuna, basta un niente anche perchè si sistemi tutto di nuovo.

Massimo

Colonna sonora: Fistful of Love, Anthony and the Jonhsons



Hellastory, 19/11/2012
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L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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