Il Verona arriva alla prima sosta di campionato e alla chiusura del mercato estivo con alcune, importanti certezze ma anche diversi dubbi. Non è detto che i dubbi debbano necessariamente convogliare in qualcosa di negativo. Anzi. Sono semplicemente situazioni che, al momento, non riusciamo a cogliere se destinate o meno a risolversi da sole. Ad esempio la condizione fisica: per la prima volta quest'anno non riusciremo a chiudere a 6 punti la terza giornata di campionato, la squadra ha perso male a Genova cancellando di fatto la buona prestazione contro una Roma imballata, ma soprattutto concedendo troppo dal punto di vista fisico. Mezzora alla Roma, tutta la ripresa al Genoa. Non dipendendo dalle difficoltà di aggregazione della rosa, visto che Mandorlini ha introdotto esclusivamente Souprayen, è un fatto di preparazione. E' evidente che, essendo una squadra piuttosto fisica con diversi giovani da inserire e qualche infortunio importante da smaltire, vuole introdurre gradualmente le nuove risorse a disposizione, puntando su un buon girone di ritorno. Per intenderci, esattamente la strategia opposta dell'Hellas neopromosso, e quest'anno del Sassuolo, Chievo e Palermo.

L'aspetto critico di questa scelta sta essenzialmente nei punti che si perdono per strada confrontandoci con avversari più forti o subito in salute (Genoa). Alla ripresa, il Torino è un test da non sottovalutare: se facciamo risultato pieno torniamo subito in carreggiata (4 punti totali equivalgono psicologicamente a 6). Un pareggio, ma soprattutto una eventuale sconfitta, ci schiacciano verso il basso della classifica con qualche piccola conseguenza dal punto di vista psicologico perché saremmo subito costretti ad inseguire. La domanda è: avendo ringiovanito la rosa, con tutte le incognite del caso, non era meglio partire forte? correndo più degli altri, adesso, si fanno subito punti pesanti e si crea quell'entusiasmo che agevola l'inserimento dei giovani. Viviani, costretto a sostituire nel corso a freddo Hallfredsson ha fatto fatica.

Un'altra fonte di riflessione è legata al mercato. Non c'è dubbio che trattenendo Sala il Verona ha acquisito un prossimo “uomo mercato”. Inoltre, il lavoro di contenimento della rosa e di patrimonializzazione tecnica con l'acquisto di giovani promettenti è di per sè un segnale positivo, ma sono rimaste inalterate alcune perplessità legate alla composizione della rosa stessa.

La difesa, ad esempio, che subisce oltre 60 reti a stagione, frena quanto di buono viene proposto durante la partita. Bigon, in conferenza stampa, ha difeso d'ufficio i centrali difensivi allargando il concetto alla fase difensiva, cioè coinvolgendo Mandorlini. Sta di fatto che, alla seconda giornata, Rafael ha responsabilità diretta di 2 dei 3 gol subiti, Rafa Marquez trasmette poca sicurezza, Moras è lento. Di massima, se è vero che tutta la squadra è coinvolta nella protezione del risultato, gli errori individuali pesano molto di più soprattutto se provengono da chi ha maggiore esperienza. Qualche rinforzo c'è stato, è vero, ma fa specie scoprire che a fronte di titolari che superano abbondantemente i 30 anni, i cambi naturali (Gollini, Bianchetti ed Helander) sono poco più che ventenni con poca esperienza alle spalle. Se le coppie di esterni difensivi sembrano bene assortite, tutta questa differenza di età tra portiere e centrali non convince. E non ha convinto neppure Mandorlini che considera Bianchetti meno valido del messicano. Sono curioso di vedere che spazio avrà Helander una volta recuperato e soprattutto se lo merita.

Anche a centrocampo ci sono perplessità. Tachtsidis e Obbadi sono stati sostituiti da Viviani. Sia numericamente che in termini di affidabilità non ci siamo proprio. Un conto è essere il regista del Latina, un conto del Verona. Se consideriamo la fragilità fisica di Romulo e Ionita, siamo veramente contati. Bigon ha detto chiaramente che lui si è preoccupato di consegnare 2 giocatori per ruolo, ma l'infortunio di Hallfredsson ha indebolito il reparto di esperienza e soprattutto personalità. In pratica, le uniche certezze al momento sono Sala e Greco.

In teoria, l'attacco dovrebbe sollevarci. Gli arrivi di Siligardi e Pazzini danno qualità. Qui però si innesca il problema di inserimento: scartato subito il doppio attaccante (Pazzini, Toni), nonostante le buone prestazioni di Siligardi estive come esterno e trequartista, continuiamo a vedere davanti Jankovic – Toni e Juanito. Il capitano sta cercando di entrare in condizione, il fisico ha bisogno dei suoi tempi e anche l'età non aiuta, ma i due esterni non sono in condizione. Perché due mesi non sono bastati per creare alternative tattiche offensive? Sembra quasi di rivedere la psicosi Nico Lopez e Saviola, con giocatori diversi.

Mandorlini, che ha evidentemente imposto una preparazione volta alla tenuta nel tempo, ha deciso di affidarsi subito su una squadra e un modulo noto. Da questo punto di vista, la sconfitta (brutta per come è scaturita, si poteva perdere anche concedendo di meno) di Genova rappresenta un incidente di percorso piuttosto pesante. Ora, senza Hallfredsson per un po' di tempo ma con il recupero di qualche giocatore, il tecnico è costretto ad inventarsi qualcosa. Dando fiducia all'operato di Bigon – e il suo Souprayen è sicuramente una felice scoperta – non credo vedremo ancora a lungo un Verona simile. Qualche inserimento a sorpresa (tattico o di ruolo) ci sarà sicuramente. Lo spero come tifoso, lo chiede la società e soprattutto i risultati.

Massimo

Colonna sonora: Listen, Lambchop