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HELLAS VERONA / Canone Inverso

E' CAMBIATA LA MENTALITA'


E' CAMBIATA LA MENTALITA'

Mi sono divertito a vedere il Verona in Coppa Italia. Era da un po' che non capitava, anche perché le rare buone prestazioni dell'anno scorso contro le grandi erano smontate dal successivo sguardo alla classifica. Venerdì sera c'era un mix di preoccupazione dovuto all'esordio, alla scarsa conoscenza dei nuovi e soprattutto all'avversario di tutto il rispetto (durante la gara non si è avvertita la differenza di categoria per merito del Foggia che ha qualità, amalgama ed intraprendenza da vendere). Avevamo tutto da perdere, ed è andata bene.

Pecchia sta facendo un buon lavoro. Agevolato dall'arrivo di giocatori tosti come Nicolas, Ganz, Fossati, Zuculini e Luppi la squadra sembra addirittura più forte dell'anno scorso. Quanto meno ha recuperato punti in aggressività, velocità e idee offensive. Anche una volta passati in svantaggio, dopo essere stati graziati da un autogol annullato a mio avviso regolare (che però fa il pari con il palo di Pazzini) non ha perso la calma ed ha continuato a giocare sfiorando più volte il pareggio. E, capovolto il risultato, ha controllato la gara correndo solo pochi rischi.

In attacco Siligardi gioca con la stessa intraprendenza del finale di stagione; Luppi corre, ruba palloni, tira in porta; Pazzini è molto più presente; Ganz è scaltro (bravissimo a liberarsi del difensore sul traversone di Romulo) e vede la porta in maniera impressionante. Incredibile il pressing alto che fanno i nostri attaccanti, addirittura 3 in area di rigore sull'impostazione di gioco avversaria. È un calcio dispendioso questo, che però diventa micidiale quando punisce al primo errore. E poi il Verona può sempre contare su cambi di valore come Wszolek, Juanito e Fares. Al punto tale da sembrare in sovrannumero.

Il centrocampo ha impiegato un po' per prendere il sopravvento. Merito del Foggia ma anche dell'eccessiva velocità imposta al gioco che ovviamente porta a commettere qualche errore di misura. Viviani è cresciuto nella ripresa, Greco ha sbagliato qualche pallone in zona tiro ma si sente in mezzo al campo, Fossati e Zuculini danno concretezza e pressing. Non si capisce ancora se Viviani è destinato a partire e se l'arrivo di Bessa dall'Inter (che peraltro ricopre un ruolo diverso) è la ciliegina che manca. Peraltro, durante il ritiro ho potuto apprezzare Zaccagni e Checchin che verranno utili.

Dove invece facciamo fatica è dietro. Nicolas, con un paio di interventi importanti, ha dimostrato di essere cresciuto moltissimo grazie all'esperienza maturata a Lanciano e Trapani. È un signor portiere. Idem i terzini: Romulo (ma resta?), Pisano e l'assente Souprayen non si discutono. Invece i due centrali mostrano evidenti limiti: troppo lenti e poco esperti, comunque troppo uguali lasciano molte perplessità. Forse parto dal pregiudizio delle quasi 200 reti incassate nel corso delle 3 stagioni di A dove si sono alternati una decina di giocatori di una mediocrità sconcertante. Bianchetti ed Helander non possono coesistere a meno di trovarsi di fronte ad attaccanti statici e prevedibili, ma non oso pensare a quello che combinerebbero contro Cacia, De Luca, Bonazzoli, Lasagna e Catellani, Sansone, Antenucci, Iemmello, Caputo e Pektovic. O si punta sull'uno o sull'altro. Serve urgentemente un giocatore veloce e di qualità che registri il reparto. Anche perché Albertazzi, dirottato al centro per necessità come alternativa, ha la stessa struttura fisica aggiunta ad una fragilità muscolare disarmante.

Fusco ha fatto bene ad occuparsi dell'attacco e del centrocampo. Ora è entrato nella fase dello sfoltimento (francamente Valoti, Cappelluzzo, Laner e Torregrossa non hanno spazio) e della ricerca del difensore. Che potrebbero essere due se Romulo parte. Il più però è fatto.

C'è un'ultima riflessione, che potrebbe aiutarmi a comprendere meglio. Pecchia ha maturato conoscenza a Napoli e questo Hellas sembra aver assorbito la filosofia di Benitez, squadra corta votata ad un offensivismo estremo nell'obiettivo di aggredire gli spazi e neutralizzare il gioco all'avversario. Con i dovuti raffronti, anche perché il nostro 4/3/3 non è assolutamente confrontabile con quel 4/2/3/1, Pazzini ricopre il ruolo di quel Higuain, Siligardi quello di Callejon, Greco quello di Lopez, Pisano di Maggio e via discorrendo. Quel Napoli non sapeva chiudersi bene (nel 2014/15 incassò ben 54 gol) proprio perché si difendeva attaccando. Un'eredità maturata a Valencia e Liverpool che lo ha portato a vincere molte competizioni internazionali. Ma anche a subire qualche caduta importante nell'ultimo periodo.

Le principale differenze stanno 1) nella presenza a Verona di un regista classico davanti alla difesa, mentre a Napoli c'erano due interditori puri tanto da costringere Jorginho a giocare (male) in un ruolo per lui anomalo. Ma se Viviani dovesse partire? 2) nell'assenza di trequartisti alla Hamsik ed Insigne. È chiaro che Pecchia manterrà la propria identità, ma l'atteggiamento è lo stesso. In ogni caso è facile rendersi conto che questo 4/3/3 è completamente diverso da quello di Mandorlini, non solo nella disposizione (corto e stretto questo, tanto quanto era lungo e largo il precedente) ma anche nell'interpretazione. Ebbene, vista la propensione di Pecchia verso il gioco offensivo è possibile che con Fusco abbiano ritenuto l'arrivo di un difensore meno urgente. Non indispensabile.

Ma noi, che ci preoccupiamo di tutto e non ci fidiamo di nessuno e che vediamo il campionato di serie B come una palude infestata da sabbie mobili, zanzare nefaste e coccodrilli sentiamo proprio l'esigenza di un mastino dietro come Cristo comanda. Lo troveremmo rassicurante. Arriverà, ne sono sicuro. Ma credo che dovremmo comunque abituarci a pensare ad un Verona che entra in campo per segnare un gol in più, piuttosto che controllare l'avversario. Con tutti i rischi che ne conseguono, ma anche con quella carica (o meglio, ferocia) agonistica di cui sentiamo un gran bisogno.

Aspetto con ansia la conferma a Crotone, altra partita di fuoco.

Massimo

Colonna sonora: Help Yourself, Amy Winehouse



Hellastory, 08/08/2016
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L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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