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HA SENSO UN CONFRONTO PECCHIA VS MANDORLINI?


HA SENSO UN CONFRONTO PECCHIA VS MANDORLINI?

A circa un quarto del torneo mi sono posto qualche domanda sul campionato che stiamo vivendo in relazione a quello del 2012/13, anno della promozione in A. Non vuole essere, e non potrebbe esserlo in questo momento, un confronto tra Pecchia e Mandorlini, ma è naturale che, con il passare del tempo, saremo sempre più portati a volgere uno sguardo al passato per sostenere o mettere in discussione le nostre teorie. In parole povere, per rincuorarci se le cose andranno altrettanto bene o deprimerci in caso contrario. Tanto vale quindi, in un momento sereno della stagione, fare tutta una serie di distinguo tra i due campionati per valutare il peso specifico delle prossime argomentazioni.

IL CONTESTO Affinché il confronto di due storie abbia credibilità occorre che ci siano più elementi possibile in comune da cui partire. Altrimenti si corre il rischio di lasciarci guidare dalle impressioni e dai ricordi. In linea teorica, i due campionati sono comparabili perché hanno in comune: 1) gli obiettivi 2) la formula del torneo e 3) la proprietà.

  1. Questo Verona è stato costruito per una pronta risalita in serie A. Che ci riesca o meno, è un altro discorso, ma non possiamo nasconderci ogni volta dietro la prudenza o la scaramanzia. Queste sono le aspettative dei tifosi e questo è quanto riconoscono gli addetti ai lavori rispetto ad una rosa attrezzata da Fusco all'impresa. Esattamente come accadde a quell'Hellas con l'arrivo di Sogliano che servì per farci fare il salto di qualità. Ne sono consapevoli anche i giocatori che si sentono coinvolti nel progetto e quotidianamente lo testimoniano con affermazioni di responsabilità.
  2. Paragonare campionati che prevedono playoff con quelli che non li prevedono è sempre complicato perché la classifica della stagione regolare viene messa regolarmente in discussione dagli spareggi promozione e può perfino accadere che, alla fine, la sesta classificata riesca a prevalere (come è accaduto alla Sampdoria nel 2011/12). Di conseguenza, se la corsa per evitarli è molto più accesa il posizionamento successivo è più tattico.
  3. Allo stesso modo, mettere in relazione l'operato di proprietà differenti che hanno vissuto in epoche differenti non tiene conto dello sforzo profuso nel corso degli anni: se ad esempio il cambio societario favorisce la scossa, più passa il tempo più è difficile riscattarsi. Ancora più complicato se a seguito di una retrocessione.

Non è la prima volta che i gialloblu partono con i favori del pronostico, una volta retrocessi. Ma i risultati conseguiti sono stati storicamente inferiori alle aspettative. Solo in 2 occasioni (su 7) siamo riusciti nell'impresa di recuperare immediatamente la serie A: nel 1974/75, con una rosa di categoria superiore in quanto retrocessi in estate inoltrata a causa dell'illecito sportivo di Garonzi, ma solo grazie allo spareggio di Terni con il Catanzaro, e nel 1990/91 con Fascetti in panchina e una complicata situazione economica e societaria. Nel 1998/99 invece abbiamo dovuto attendere una stagione, nel 1981/82 tre, nel 1995/96 quattro, nel 1967/68 ben dieci, nel 2012/13 addirittura undici (con la triste parentesi di 4 campionati in Lega Pro) a testimonianza del fatto che l'impresa è davvero più complessa del previsto. Per la cronaca, abbiamo vinto il campionato solo in 3 circostanze (1956/57, 1981/82 e 1998/99).

IL CONFRONTO Fatta questa premessa iniziale, è difficile portare avanti un confronto tra Pecchia e Mandorlini, le loro squadre e i relativi campionati. Mandorlini, quando sostituì Giannini aveva un curriculum importante alle spalle confermato in gialloblu, mentre Pecchia deve ancora dimostrare tutto. Il nostro webmaster Andrea, in merito, ritiene che l'attuale mister ricorda molto quel Prandelli che, dopo un inizio di carriera difficile (esonerato a Bergamo e Lecce), fu scoperto da Pastorello e riuscì a cogliere il jolly a Verona portandoci immediatamente in serie A nel 1999.

Mandorlini ha avuto almeno un paio di vantaggi oggettivi su Pecchia, ma anche un paio di svantaggi conclamati. A suo favore hanno giocato il clima di fiducia in cui ha operato, frutto della promozione in B e del bellissimo campionato disputato l'anno precedente. Aveva conquistato meritatamente il cuore dei tifosi grazie a performance strepitose, cambio di mentalità, entusiasmo coinvolgente. Oltre a ciò, aveva a disposizione un gruppo consolidato, che conosceva la categoria ed era cresciuto con lui a suon di risultati (Rafael, Ceccarelli, Ferrari, Hallfredsson, Jorginho, Maietta e Juanito), sicuramente arricchito da Sogliano (Cacia, Moras, Martinho, Cacciatore, Laner e a gennaio Agostini). Al contrario, Pecchia si è trovato di fronte ad una realtà completamente nuova ma ha superato brillantemente il rischio di adattamento alla categoria legato alla retrocessione grazie al contributo di giocatori di categoria (Fossati, Bessa, Luppi, Nicolas, Ganz) ma anche, e soprattutto, al coinvolgimento positivo che ha saputo dare. Attenzione perché il recupero motivazionale di Pazzini (dopo 3 anni di appannamento) e Romulo (la guarigione, da sola, non basta) non era così scontato pochi mesi fa e le altre retrocesse stanno faticando a trovare brillantezza e continuità. In definitiva, un conto infatti è migliorarsi anno dopo anno, un altro è reagire in questo modo dopo un fallimento.

Di contro, però, Mandorlini si è dovuto confrontare con un avversario più forte, il Sassuolo, in testa sin dalle prime giornate e ha dovuto pertanto contendere l'altro posto disponibile con il Livorno di Paulinho e Siligardi in un lungo e snervante testa a testa. L'obiettivo era scongiurare la lotteria dei playoff, dopo la negativa esperienza dell'anno precedente. Se ricordiamo qualche momento di tensione lo riconduciamo al rischio di essere superati dai toscani. Alla fine, per fortuna, abbiamo prevalso noi per 2 punti (82 contro 80) lasciando il Livorno a confrontarsi (in maniera vincente) con l'Empoli. Oggi potremmo recitare noi il ruolo di quel Sassuolo, ma in ogni caso è facile riconoscere un gruppo ancora non ben definito di avversari (Carpi, Frosinone, Spezia, Perugia e forse Bari) più o meno sullo stesso livello, in lotta con noi per la serie A. Vista la situazione attuale, non mi sento ancora di assicurare che il Verona sia nettamente più forte di loro. E' troppo presto. La classifica è corta, il ritmo incalzante e il calendario ci sta dando una mano. Sicuramente gli scontri diretti di fine anno (incontreremo in successione Cittadella, Bari, Perugia, Vicenza, Virtus Entella, Carpi e Cesena) daranno responsi più veritieri.

Tatticamente Mandorlini ha costruito i suoi successi in gialloblu sull'organizzazione e sulla fase difensiva. Pochi schemi offensivi, un grande centravanti a concretizzare (prima Ferrari, poi Cacia e infine Toni in serie A), ma un Verona affidabile che, almeno in B e Lega Pro, non sbracava mai. Si può sintetizzare la promozione 2012/13 con i gol di Cacia (24 delle 67 reti complessive, con incidenza quasi del 36%) e alla miglior difesa del campionato (solo 32 reti subite). Pecchia, al contrario, predilige un calcio più offensivo, la squadra aggredisce gli spazi ed è disposta a concedere qualcosa alla fase difensiva pur di realizzare un gol in più dell'avversario. Al momento, anche lui si sta avvalendo di un bomber eccezionale, anzi stratosferico (Pazzini oggi da solo vale il 44%) ma sono convinto che a fine stagione il contributo collettivo sarà più distribuito e il rapporto gol fatti/gol subiti sarà ben maggiore del 2,09 di Mandorlini (siamo attualmente a 2,78).

In estrema sintesi, se è vero che Pecchia ha più talento a disposizione (Pisano, Bessa, Pazzini e Romulo sono di categoria superiore), Mandorlini poteva contare sulla sua esperienza e su una rosa affidabile. Ma a nessuno dei due è stato regalato nulla, i risultati ottenuti sono stati frutto di lavoro e metodo.

ALLA 10° GIORNATA L'occasione del confronto prende spunto dalla famosa partita del 19 ottobre 2012 quando il Verona di Mandorlini riuscì a scavalcare il Livorno al secondo posto in classifica battendolo in casa sua per 2 a 0 (gol di Cacia e Martinho). Fu l'inizio della lunga sfida che proseguì a fasi alterne fino al termine (subendo noi il terzo posto dalla 16° alla 31° e dalla 36° alla 39°). Oggi Pecchia invece guida il campionato con 23 punti (2 in più di Mandorlini e 2 in meno di quel Sassuolo) ma con 5 di vantaggio sul Cittadella. Potrebbe anche essere l'inizio di una fuga convincente se riusciremo a sfruttare l'occasione contro Pisa e Trapani, avversari che potrebbero impensierirci solo se ci montiamo la testa. Questo Verona ha segnato 8 gol in più di allora, subendone solo 2 in più, tanto per renderci conto dell'attuale potenza offensiva.

In conclusione, oggi stiamo affrontando un campionato molto diverso dal 2012/13. Se ha un senso dunque prendere in considerazione quella performance come riferimento, viste le analogie di base, dobbiamo tener presente che esistono differenze sostanziali. Alla fine del girone di andata avremo una visione più completa delle nostre potenzialità avendo affrontato tutti gli avversari. Nel frattempo mi gusto un primato di classifica che risale alla 33° giornata del 2011/12 con Mandorlini in panchina e, in maniera più eclatante, ai tempi di Remondina in Lega Pro. Sapendo poi come andò a finire in entrambi i casi, un po' di cautela mi sembra d'obbligo.

Concludo però con un paio di dati statistici che ecciteranno la fantasia di ogni tifoso gialloblu, contributo dell'Almanacco di Hellastory: 1) il Verona, alla 10° giornata, ha 23 punti proprio come nel 1974/75 (vittoria riparametrata a 3 punti) con Cadè in panchina e nel 1998/1999 con Prandelli in panchina, annate che coincisero con la successiva promozione in A; 2) i 25 gol segnati rappresenta un record assoluto dal 1929/30 (prima il calcio aveva risultati da oratorio !). Per il momento, questo basta e avanza.

Massimo

Colonna sonora: Acts of Man di Midlake.



Hellastory, 24/10/2016
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MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

Qual è stato il miglior gialloblu in campo in

H.Verona-Udinese?



H.Verona    Udinese


Bonazzoli F.

Cabal J.

Centonze F.

Coppola D.

Duda O.

Folorunsho M.

Lazovic D.

Magnani G.

Mitrovic S.

Montipò L.

Noslin T.

Serdar S.

Silva D.

Suslov T.

Swiderski K.

Vinagre R.


 


Riepilogo stagionale e classifica generale




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