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HELLAS VERONA / Canone Inverso

HELLAS IN CRISI


HELLAS IN CRISI

Perdere un derby, in casa, a partita praticamente conclusa, prendendo un gol evitabile (si sono fermati tutti ...) significa intossicarsi l'intero fine settimana e mettere in discussione gran parte di quanto di buono abbiamo visto finora. La differenza di un gol nel calcio è enorme. È tutto. Vale una stagione intera. Chi ha vinto apre un varco invalicabile e urla: successo meritato! Chi ha perso sconsolato apre le braccia e serra i pugni per la rabbia: meritavamo il pareggio! Ma in mezzo non c'è alcuna consolazione.

Parliamoci chiaro: anche se fosse finita in parità il Verona ha deluso. Avrei accettato il risultato ma non certo la prestazione. Corini, è brutto ammetterlo, ha preparato la partita meglio di Mandorlini. Non solo dal punto di vista emotivo (nella prima mezzora loro erano su tutti i palloni mentre noi non sapevamo cosa fare) ma anche tattico, con quel giocatore in più in difesa che ha isolato Toni e a centrocampo mettendo in affanno Jorginho (in calo di condizione), Donati (oramai sempre più in versione Bacinovic) e Hallfredsson (che in A non fa più la differenza).

Dopo averci neutralizzato, Corini ha capito che poteva vincere. Ci ha provato inserendo un attaccante e un esterno velocissimo e gli è andata bene. Ma anche qui per colpa nostra. Per la seconda volta Mandorlini non è riuscito a cambiare la sua squadra con gli innesti di Martinho e Cacciatore. Perché poi Cacciatore? Dando per scontato che l'inutile Donati doveva uscire (a mio avviso già dall'inizio della ripresa) per contrastare il centrosinistra avversario necessariamente doveva accentrare Romulo? Non c'erano altre soluzioni, come ad esempio Laner, Cirigliano, Donadel e perfino Sala lasciando il brasiliano a fare il terzino? A partire da quel momento, proprio da quella parte, sono partite tutte le azioni più pericolose del Chievo, con Hatemaj, Lazarevic e Radovanovic che hanno fatto quello che volevano minacciando più volte Rafael. Goal a parte. Del resto, come si può pensare che uno ingessato come Cacciatore possa contrastare la velocità dello sloveno? La trappola di Corini (Lazarevic) è stata micidiale. E noi ci siamo caduti in pieno.

La sconfitta con il Chievo, forse casuale e immeritata, va comunque analizzata con razionalità. A mio avviso è il seguito della trasferta con l'Inter e il Genoa. Il problema di fondo è che noi abbiamo un solo modo di stare in campo, giochiamo tutto sugli esterni e sul lavoro offensivo di Luca Toni. Adesso lo hanno capito. È sufficiente raddoppiare la marcatura sul nostro centravanti che si neutralizza il 70/80% del nostro gioco. I centrocampisti non danno alcun contributo offensivo, non verticalizzano mai, tranne Romulo raramente tirano da lontano; gli esterni arrivano sul fondo con una quantità di palloni lenti, facili prede delle difese avversarie. Iturbe prova qualche spunto personale, Gomez a volte si smarrisce, Jankovic non ha continuità, forse Martinho dovrebbe avere più spazio. Anche nel derby abbiamo avuto un gran possesso palla, sterile e orizzontale, ma non tiriamo mai in porta. Puggioni ha fatto una parata? Sì, forse su Iturbe che poverino non sapeva a chi dare la palla e ha fatto tutto da solo, tirando da posizione troppo decentrata.

Dietro poi, non ne parliamo. Un gol lo prendiamo sempre. Pur con un solo attaccante di ruolo, Rafael è stato fin troppo impegnato. Moras ha tenuto abbastanza bene Thereau, non abbiamo corso pericoli sui calci d'angolo, Maietta e Albertazzi (agevolati dall'assenza di attaccanti di ruolo) hanno chiuso bene. Poi è entrato in campo Cacciatore e il suo uomo ha segnato...

Oltre ai limiti tattici mi preoccupano quelli caratteriali. Il Verona fatica ad entrare in partita. Concede sempre almeno mezzora agli avversari. Non si capisce se li sta studiando o ha paura di scoprirsi. Gira a vuoto, arriva in ritardo sul pallone, non crea gioco, non aggredisce gli spazi. Il guaio è che la faccenda si sta ripetendo con preoccupante continuità (Inter, Sampdoria, Genoa e adesso Chievo). Naturalmente durante l'intervallo interviene Mandorlini e, in genere, nella ripresa l'atteggiamento cambia. Anche nel derby si è vista una certa reazione, ma la difesa ospite aveva già preso tutte le misure. Ma nel finale sono stati loro a provare vincere, non noi. Perché concediamo tanto agli avversari?

A mio avviso il Verona è entrato in crisi. Non di risultati, ma di concentrazione e gioco. La squadra comincia ad aver paura, non riesce ad adeguarsi all'avversario, fatica a trovare soluzioni. Forse queste soste ripetute ci hanno danneggiato. Forse qualcuno si è montato la testa (troppi e inappropriati i confronti con la squadra di Bagnoli): dovremmo ricordarci invece del Verona di Malesani che era 7° all'8° giornata, 8° alla 13° giornata (quella attuale), nuovamente 7° fino al 17 febbraio e poi ! miseramente retrocesso. Altro che!

La trasferta di Firenze, in queste condizioni, non offre molte chance. Ma le tre successive battaglie (Atalanta, Catania e Lazio) devono necessariamente aiutarci a ritrovare il bandolo della matassa. Sono squadre esperte, in grado di mettere in difficoltà chiunque, e per questo saranno il vero banco di prova della nostra stagione: a Natale capiremo di che pasta siamo fatti, se siamo stati un bluff oppure no. Smettiamo una volta per tutte di parlare di Coppa Uefa, torniamo sulla terra concentrati sul come non prendere più reti stupide e sul come evitare che gli avversari riescano a fare la partita che vogliono.

Massimo

Colonna sonora: Panic, The Smith



Hellastory, 25/11/2013
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L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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