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IL VERONA HA CAMBIATO MODO DI COMUNICARE


IL VERONA HA CAMBIATO MODO DI COMUNICARE

Tanto rumore per nulla, non è successo praticamente niente. Sono arrivati solo un paio di ragazzini di cui si parla bene (ma basteranno per salvarci?), già in agenda da un mesetto a questa parte. Non potevano arrivare un po' prima? Le vere domande dei tifosi, che però troveranno solo una risposta accomodata, e che sono destinate comunque a lasciare uno strascico in futuro sono altre. E cioè: 1) ma veramente Pazzini era sul punto di andare al Sassuolo? 2) e cosa lo ha impedito: la volontà del giocatore o la mancanza di contropartite valide? 3) come sono oggi i rapporti tra il capitano e Pecchia? In teoria, Fusco ha sempre e solo parlato di 2/3 ingressi in attacco senza fare MAI alcun cenno ad eventuali uscite importanti. Solo pretattica la sua o è stato montato un caso completamente privo di fondamento? Non lo sapremo mai, anche alla luce di come fanno circolare le notizie. Già da un po' di tempo a questa parte, infatti, ho verificato un nuovo modo di comunicare da parte del Verona. Si potrebbe sintetizzare che si è riappropriato totalmente dell'informazione, distillando notizie pacifiche (come ad esempio l'infortunio muscolare di Cerci), mettendo online direttamente le interviste che predispone e orientando quanto sentiment interno vuole far trasparire. E' legittimo da parte sua averne il controllo e veicolarla attraverso la modalità preferita. Per carità. Occorre però una certa maestria nel farlo ed è necessario che i tifosi imparino in fretta il nuovo stile comunicativo per distinguere i falsi segnali e non lasciarsi prendere dall'ansia ogni volta non capiscono quello che sta succedendo.

Le prime vittime di questa situazione sono i media locali marginalizzati non solo dalle anteprime ma anche dai rumors che scaturiscono nei momenti caldi della stagione. E il mercato è uno di questi. E' veramente cambiato il mondo rispetto a qualche dirigente e allenatore fa. Pertanto, in mancanza di notizie di prima mano e con le fonti aperte a tutti (internet in questo senso ha tolto molti privilegi) i giornalisti si vedono sempre più costretti a far proliferare blog e inchieste per riempire gli spazi a loro disposizione, brancolando spesso nel buio. In pratica, replicando sempre di più quello che fanno da tempo i tifosi nei vari siti amatoriali.

Del resto oggi, che viviamo in un mondo informato 24 su 24, si privilegia la notizia (per la precisione l'ultima notizia, perché la precedente è già vecchia e superata) alla sua comprensione. Strada difficilissima da seguire in assenza di un canale privilegiato, anche perché non c'è alcuna certezza che quella sia poi la definitiva. Quella insomma sulla base della quale è possibile costruirci un castello di ipotesi. E poi ci sono i lunghi silenzi da dover interpretare. Complicatissimi anche loro.

Sintomatico è quanto accaduto intorno alla faccenda Pazzini. La prima panchina, contro il Napoli, è stata gestita dal Verona attraverso Pecchia, il primo livello di comunicazione ufficiale, spiegandola come «una scelta di natura tecnica». La seconda panchina a Crotone, dopo aver parlato a lungo di voler vincere contro un avversario diretto, è stata più complicata da comprendere. Ufficialmente il Verona non è tornato sulla nuova esclusione significando in questo modo che doveva essere ritenuta valida ancora la precedente giustificazione.

Eppure si è scatenato un putiferio. Alcuni hanno dato per imminente la cessione del capitano, altri una rottura insanabile tra lui e allenatore. In questo bailamme, il silenzio societario ha dato credito ad entrambe le ipotesi e ha dimostrato anche l'esatto contrario: non essendo cambiate le condizioni di base, tutto è rimasto come prima. In parole povere, da una parte è montata l'ansia dei tifosi sul destino dell'unico attaccante decente che abbiamo a disposizione, dall'altra Pecchia lo considera in ritardo di preparazione e non ancora pronto per tenere 90 minuti. Naturalmente il putiferio ha finito per dividere i tifosi che si sono schierati dalla parte del bomber (molti) o del mister (pochi).

Dal suo punto di vista Pecchia, avendo a disposizione un elemento potenzialmente decisivo ma con poca autonomia, lo ha inserito quando avrebbe potuto incidere di più e cioè negli ultimi 20/30 minuti quando gli avversari sono stanchi e non ad inizio gara quando è ancora tutto in divenire. Certo che, se il capitano avesse segnato e ci avesse fatto vincere ciascuno avrebbe vinto la propria battaglia: Pazzini si sarebbe confermato fondamentale per la squadra e Pecchia avrebbe avuto il merito di piazzare la sua arma migliore nel momento giusto della partita. Esattamente come accaduto a Barcellona in Super Coppa di Spagna quando Zidane ha inserito nel finale Ronaldo, reduce da un infortunio, facendo cambiare la partita. Purtroppo le cose non sono andate come volevamo, e questo ha fatto scaturire la confusione successiva.

Dobbiamo abituarci a questo modo di comunicare. Cambia tutto rispetto al passato. Innanzitutto oggi le parole pronunciate nel corso delle dichiarazioni valgono molto di più, poi occorre individuare correttamente il destinatario del messaggio. Confondendo tutto, a causa della passione che ci coinvolge, noi pensiamo che ogni cosa che esca dal Verona sia diretta a noi tifosi. E per questo motivo si dà poco peso alle parole e non si comprendono a pieno i silenzi. Per come l'ho capita io l'esclusione Pazzini è stata prima di tutto un messaggio rivolto a lui e a tutto lo spogliatoio su certi standard di efficienza che i giocatori devono assicurare. Tutti, nessuno escluso. Non c'è dubbio però che Pecchia abbia tirato troppo la corda e sbagliato approccio: lui non è certo Zidane o Mourinho, a differenza di Pazzini ha tutto ancora da dimostrare e non è certo con queste decisioni che tiene in pugno il gruppo. Certi giocatori meritano rispetto. A tal proposito sarebbe interessante conoscere la modalità comunicativa interna ...

D'altra parte, il silenzio della società se rafforza a prima vista l'allenatore lo isola inevitabilmente intorno alla sua decisione. Questo significa che il primo responsabile, se le cose non dovessero andar bene in futuro, sarà proprio Pecchia stesso. Della serie: procedi, ma assumiti le tue responsabilità. Ti teniamo d'occhio.

Il punto debole di tutta questa faccenda sta nel fatto che il Verona dovrebbe rendersi maggiormente conto che il calcio non è fatto solo di numeri. Un'azienda commerciale parla e si giustifica attraverso i numeri che produce. Il calcio è invece qualcosa di molto più complesso. In Borsa, se i conti societari non vanno bene gli azionisti vendono il titolo; se però una squadra retrocede per demeriti sportivi i tifosi non l'abbandonano affatto. Si arrabbiano con i responsabili ma al cuore e al portafoglio (intesi come abbonamento o frequenza allo stadio) non si comanda. Per questo motivo occorre gestire con grande attenzione le dichiarazioni e i vuoti di notizia. Pecchia, ad esempio, dopo Crotone sarebbe dovuto tornare nuovamente in merito al problema, rassicurando ulteriormente i tifosi ed evitando di dar adito ad inutili preoccupazioni o sondaggi tra ex gialloblu sul possibile destino di Pazzini. Fusco poi, in seconda battuta, avrebbe dovuto confermare che il capitano non era sul mercato. Perché altrimenti è legittimo pensare l'esatto contrario alimentando nuove inquietudini sui rapporti interni alla squadra.

Come la mettiamo, il Verona ha gestito in maniera pessima la comunicazione relativa a Pazzini. Se vuole veicolare l'informazione non può permettersi messaggi (o silenzi) ambigui. Spero ne faccia ammenda per il futuro.

Tornando alle questioni ufficiali, la sosta di campionato sarà utilissima per accogliere e integrare Seung-Woo Lee e Moise Kean e verificare soluzioni anti Fiorentina che tengano conto dell'assenza forzata di Cerci. Per tutti questi motivi mi aspetto capitan Pazzini presente sin dal 1° minuto contro i viola. Le dichiarazioni di Pecchia, per essere credibili anche in futuro, necessitano di essere collocate in un arco temporale ben definito. Non lo dimentichi mister.

Colonna sonora: The Secret Life of Plants, Steve Wonder



Hellastory, 01/09/2017
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L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

Qual è stato il miglior gialloblu in campo in

Atalanta-H.Verona?



Atalanta    H.Verona


Bonazzoli F.

Cabal J.

Centonze F.

Coppola D.

Dawidowicz P.

Folorunsho M.

Lazovic D.

Magnani G.

Mitrovic S.

Montipò L.

Noslin T.

Silva D.

Suslov T.

Swiderski K.

Tchatchoua J.

Vinagre R.


 


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