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HELLAS VERONA / Canone Inverso

L'HELLAS NON TRADISCE


L'HELLAS NON TRADISCE

Ho l'impressione che la maniera migliore di vedere le cose in questo momento, nel bene e nel male, sia quella di affidarsi alla sfera sensibile più che alla logica. Alla visione d'insieme più che al dettaglio. Razionalizzando troppo ci saremmo perduti nello sconforto causato dal modesto pareggio interno con il Livorno, un'occasione mancata con un terzo di partita giocato inutilmente in superiorità numerica, oppure nella prima ora di gioco (un eufemismo ...) con il Crotone. Guardando le cose nel loro complesso scopriamo invece che siamo perfettamente riusciti nell'impresa di tenere i toscani - intesi come Livorno ed Empoli - alla giusta distanza. Forse non ci rendiamo conto abbastanza di quello che è accaduto, perchè è successo tutto velocemente e in modo eccitato, però adesso siamo noi a dover difendere il secondo posto in classifica. Il frullato di sapori ed emozioni va assaporato nel suo insieme e non un gusto alla volta. Altrimenti si perde tutto il resto.

Per coerenza dovrei fermarmi a fare il punto della situazione dopo la grande sfida di giovedì prossimo, in casa del Sassuolo. Ma quella sarà una partita diversa, destinata ad avere significati e ripercussioni differenti. E quindi merita una valutazione a parte.

Oggi si chiude una parte della lunga volata pre - pasquale (4 gare nel giro di 12/13 giorni, giochiamo al ritmo delle squadre di Champions League), quella che ha cambiato per la prima volta la storia di questo campionato.
Il Verona non lo scopriamo più. Nel bene e nel male ha radicalizzato i suoi comportamenti. Tocca solo scoprire se, alla fine, ne trarremo o meno i benefici. In questo, eroe e vittima è Mandorlini al quale vanno gran parte dei meriti e dei demeriti. Il mercato, la società e tutto il resto intorno, a questo punto della stagione, non contano più: giocatori e mister sanno benissimo quello che c'è in ballo e stanno ballando come gli riesce meglio. Non c'è più tempo né di cambiare, né di pensare troppo. Bisogna solo correre dietro a quell'idea.

Ma forse è un bene.

In casa l'Hellas soffre. La squadra non ha un gioco efficace, è lenta e prevedibile. Punta tutto sugli spunti individuali di Cacia e sui tagli di Gomez che, contro avversari ben protetti, faticano ad arrivare. In questo Mandorlini ha le sue responsabilità: i punti persi al Bentegodi, espressione delle difficoltà in zona tiro e, più in generale, nella propositività offensiva, peseranno fino a fine stagione. Manca fantasia, manca qualcuno o qualcosa che sappia rompere l'equilibrio. È così e basta, facciamocene una ragione.

Però il Verona ha cuore. Aggiungerei, ha il cuore della grande squadra. Quello, per intenderci, che è mancato l'anno scorso in questo periodo. La squadra soffre ma non molla mai. Questo è merito assoluto di Mandorlini che, nell'emergenza e nelle difficoltà si esalta. Lui ha una capacità innata di trarre il meglio da ciascuno quando è sotto pressione. Guardiamo un attimo Lanciano: senza Hallfredsson e Laner (Bacinovic non lo considero più, se non numericamente) e con Martinho che si infortuna durante la gara è costretto ad inventarsi una formazione piena di terzini e attaccanti. In certi momenti sembrava di rivedere la battaglia di Palermo di Coppa Italia. Tutti hanno moltiplicato gli sforzi, si sono profusi in ruoli non abituali, hanno lottato per i compagni e soprattutto per il risultato. Lo stesso dicasi nel secondo tempo di domenica. Certo, avere poi un Ferrari in più nel motore aiuta, eccome. Questo è giocatore che fa sempre la differenza in campo, prende botte e ne dà, va diritto nel cuore dell'azione. Non sarà efficacissimo, ma con lui in campo giochi in superiorità numerica.

Insomma, il senso di squadra, di spogliatoio e di impegno collettivo che riesce a conferire il mister sono fondamentali. In certi momenti mi sembra di rivedere lo stesso spirito di due anni fa per arrivare a quel benedetto quinto posto che avrebbe significato i playoff. E poi la serie B. E' una squadra che conosce i propri limiti e riesce a trovare in se stessa la forza per reagire. Se ferita e disarmata combatte comunque ad armi nude. E con gente come Cacia, Martinho, Hallfredsson, Sgrigna, Gomez e Ferrari fa male comunque.

Bene così dunque. Non faccio troppi calcoli sulla classifica attuale perchè ci attende ora una trasferta quasi impossibile. Ma credo sia opportuno non prendere più  sottogamba questo Verona capace di tutto. Prendo nota del fatto che il Livorno, al quale abbiamo recuperato 6 punti nelle ultime 11 partite, ha ripreso a vincere e che l'Empoli è sempre lì. Noi dovremmo rimanere concentrati in casa della capolista, utilizzare al meglio la nostra abilità in fase difensiva e contare sul fatto che anche loro non avranno vita facile a Bari e a Vercelli.

Massimo

Colonna sonora: Puttin' On The Ritz, nella versione di Ella Fitzgerald



Hellastory, 25/03/2013
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L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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