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HELLAS VERONA / Canone Inverso

LEX MANDORLINI REGNAT


LEX MANDORLINI REGNAT

Se c'è una cosa che il Verona non ha bisogno di imparare, quella è il carattere! Soprattutto al Bentegodi. Ne abbiamo avuto l'ennesima prova. Per il resto, continua metodica e paziente la fase di avvicinamento verso l'assetto definitivo e l'emozionantissima gara con il Cagliari è stato uno step importante perché di fronte ad un avversario tosto e galvanizzato dallo show di San Siro. La difficoltà principale che doveva affrontare Mandorlini era proprio quella di confrontarsi contro ospiti in formazione tipo (Conti e Colombi a parte), già in possesso della loro quadratura con meccanismi che funzionano a dovere, arrembanti e imprevedibili. Noi invece, dalla nostra avevamo la serenità del doppio dei punti e la carica che deriva dal riscatto della sconfitta con la Roma, ma ancora indietro nella ricerca di equilibrio dietro, con l'attacco che deve sbloccarsi e diversi giocatori assenti o in condizioni precarie. A tutto questo si aggiunga lo spettacolo che sempre offrono in campo le squadre di Mandorlini e Zeman. Insomma, chi ha perso questa partita vanta ora un credito verso l'emozione (in tutta la gamma che va dalla paura, alla frustrazione, alla rabbia, alla gioia liberatoria finale) che solo un certo tipo di Calcio e l'Hellas in particolare sanno offrire.

Al di là del meritatissimo successo (soprattutto per come si è evoluta la gara nella ripresa) con la botta decisiva di quel campione che è Tachtsidis, ci sono da affrontare tutta una serie di passaggi importanti sulla crescita della squadra.

LA DIFESA Il mister insiste (giustamente) nella difesa a 3, spostando Moras a destra dove a Roma era collocato Sorensen per lasciare spazio al centro a Rafa Marquez. Qualcosa si era visto anche contro il Genoa, ma in maniera meno convincente. In linea di principio il reparto dovrebbe essere schierato a 5, in realtà si tratta oggi di un curioso 3 + 1 a causa dell'assenza di un esterno destro puro. In campo è ben chiara l'anomalia tattica, visto che mentre a sinistra Agostini si muove a proprio agio (gran bel duello con Ibarbo), a destra mancando sia Martic che Sala abbiamo Moras terzino destro in fase difensiva e nessuno (o meglio, a turno Campanharo e Nico Lopez allargati) in fase propositiva. Questo sbilanciamento si è notato soprattutto nei minuti iniziali, quando Zeman ha imposto ai suoi di spingere su quella corsia, costringendo Campanharo a precipitosi recuperi in fase di copertura e creando qualche buco di troppo davanti a Rafael. Di conseguenza, il Cagliari nella prima mezzora è stato devastante, avrebbe potuto sbloccare la partita in almeno 3 occasioni e il Verona (e i suoi tifosi) hanno veramente sofferto. Solo con il graduale accorciamento degli spazi siamo riusciti a contenere gli ospiti: ad un certo punto sembrava che dovessimo difendere lo 0 a 0, con il solo Toni davanti a prendere botte. Fatto sta invece che, col passare dei minuti, Rafael non ha corso più rischi e in contropiede il capitano è riuscito più volte a rendersi pericoloso.

L'arrivo di Rafa Marquez ha obbligato Mandorlini a questa soluzione: il campione messicano, per età ed evoluzione del proprio modo di stare in campo, concede qualcosa in marcatura pura, non ama troppo il corpo a corpo e soffre la potenza avversaria, però ha sempre dalla sua il senso della posizione, l'anticipo e la costruzione di gioco. Lui cambia la squadra: i suoi lanci, al pari di quelli di Tachtsidis, sono indispensabili per le ripartenze gialloblu, accorcia i reparti, sa farsi rispettare anche nei calci piazzati. Inevitabilmente, gli occorrono 2 difensori “puri” a fianco (Moras e Marques). Ci vorrà del tempo per verificare l'efficacia del nuovo assetto difensivo, compreso il recupero di un esterno destro vero. Al momento alterniamo la buona prestazione collettiva contro la Roma agli equivoci in sede di piazzamento che hanno concesso troppo nelle incursioni di testa di Matri col Genoa e Ceppitelli (sempre libero e pericolosissimo). Non è affatto automatico che un difensore in più riduca le opportunità agli attaccanti avversari e il passaggio da una difesa a 4 ad una a 3 (oppure 5) richiede tempo per generare automatismi e ridurre i rischi.

L'ATTACCO Anche in merito all'attacco ho visto dei passi avanti. Il gol nel finale di Tachtsidis prescinde dalle numerose occasioni create, soprattutto nella ripresa. Due traverse, continua pressione sulla trequarti, Toni (giornata storta per lui: un gol annullato ingiustamente per fuorigioco e una traversa sono comunque sintomo di ripresa) come al solito su tutti i palloni, fanno ben sperare. Persino Nico Lopez si è ricavato uno spazio, ha fatto una discesa importante (alla Iturbe) e servito un paio di palloni interessanti. Non so valutare se questo sia sufficiente per concedergli la sufficienza in pagella, a mio avviso ha meritato comunque la fiducia dei compagni.

Anche qui Mandorlini sta lavorando su un'evoluzione del reparto. Il problema dell'attacco si scinde in due parti: prima bisogna sbloccare le punte, lavorando sulla condizione fisica e mettendole in condizione di rendersi pericolose; poi si passa alla fase dell'inserimento di quelle risorse in grado di fare la differenza (Saviola). Ecco perché siamo partiti subito con l'attacco a 3 (tranne un'oretta col Genoa), ecco perché ai nuovi arrivati (Nenè e Lopez) è stato richiesto di applicarsi sullo schema di base. Solo in un secondo momento, quando tutto girerà a dovere, ci sarà tempo per Saviola. Personalmente sono dell'idea che l'argentino è un investimento e che le difficoltà di adattamento devono essere viste tutte in prospettiva. Se l'idea di costruire una difesa a 3 intorno a Rafa Marquez è stata elaborata in estate sia per non ripetere gli errori dell'anno scorso che per sfruttare la classe del giocatore, quella di passare ad un attacco a 2, che inevitabilmente toglie spazio a Toni e necessita di cursori sulla fascia destra è più in là a venire. Certo, in versione diversa corriamo il rischio di ripetere l'errore di Bojinov che in serie B non ha fatto la differenza sperata (per colpa sua, essenzialmente) e non ha offerto alcun contributo alla squadra. Il problema è che se Bojinov è rimasto una promessa - una specie d'ipotesi - del calcio che conta, non posso pensare ad un Saviola che lascia la Champions League per fare panchina fissa a Verona. Prima o poi Mandorlini è costretto a trovargli un posto.

D'altra parte i dirigenti gialloblu devono pur guardare avanti. Toni probabilmente a fine stagione lascerà e non esistono giocatori in grado di sostituirlo. È possibile che questo induca a cambiare in anticipo lo schema offensivo, anche se esiste una continuità tattica mandorliniana con Ferrari in Lega Pro e, in termini differenti, Cacia in B. El conejo ha 4 anni di meno e può rappresentare, in forma diversa, la prossima guida dell'attacco gialloblu. Per sapere se ho ragione o meno, basta attendere la fine del girone d'andata: nel frattempo, o ha trovato una sua collocazione definitiva, oppure chiederà di essere ceduto. Giustamente, a quel punto, aggiungo.

Tornando al successo col Cagliari, la partita, più giocata sui ritmi del calcetto che del calcio, l'ha vinta Mandorlini con i cambi azzeccati. Il ritorno in campo di Hallfredsson e Jankovic ha consegnato al Verona la corsia di sinistra e da lì sono partite tutte le principali occasioni. Questa è l'ennesima conferma della crescita collettiva: mentre gli ospiti si sono indeboliti con le uscite di Cossu e Dessena, noi abbiamo cambiato passo e insistito. Concludo proprio con Cossu, che merita un paio di annotazioni: la prima tecnica, di come questo giocatore sia cresciuto al punto tale che mentre a Verona non riusciva più nemmeno ad alzare un calcio d'angolo, nel giro di pochi mesi è finito nel giro della Nazionale, mostrando anche ieri qualità e temperamento. La seconda personale, di come certi atteggiamenti lo abbiano fatto invece rimanere sempre uguale a se stesso, anche col passare del tempo, lontano anni luce dall'affetto dei tifosi gialloblu e della maglia che lo aveva adottato. Peggio per lui.

Ora c'è la pausa, e sul filotto di partite terribili che ci aspetta ci torniamo la prossima settimana. Attenzione però: terribili non solo per il Verona.

Massimo

Colonna sonora: This is the way, Dizzy Gillespie



Hellastory, 06/10/2014
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MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

Qual è stato il miglior gialloblu in campo in

Atalanta-H.Verona?



Atalanta    H.Verona


Bonazzoli F.

Cabal J.

Centonze F.

Coppola D.

Dawidowicz P.

Folorunsho M.

Lazovic D.

Magnani G.

Mitrovic S.

Montipò L.

Noslin T.

Silva D.

Suslov T.

Swiderski K.

Tchatchoua J.

Vinagre R.


 


Riepilogo stagionale e classifica generale




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