L'idea che mi sono fatto è la seguente: il Verona odierno sta a quello dell'anno scorso come quello della promozione in A stava all'anno precedente. Solo che adesso sono finite le promozioni. E allora? Godiamoci per il momento il terzo posto, ma torniamo subito sulla terra, quanto meno per rispetto di Genoa e Roma nostre prossime avversarie. La fase di avvicinamento alla scoperta del nuovo campionato passa attraverso una prova finalmente convincente contro un avversario teso, rabbioso, poco lucido e ancora alla ricerca di se stesso (ha un senso giocare in Europa ed essere ultimo in classifica?).

In un modo o nell'altro, Atalanta e Palermo avevano lasciato un retrogusto strano. Un senso d'incompletezza. C'erano i punti, non le prestazioni.

A Bergamo, al fischio d'inizio, squadra cortissima, 6 minuti e 10 secondi di quasi assoluto possesso palla concretizzati però solo da un paio di tiri telefonati: sembravamo il Real Madrid, ma senza Bale e Cristiano Ronaldo. Poi la partita si è incanalata in una lunga schermaglia attendista condizionata dal fatto che entrambe le squadre avevano più da perdere che da guadagnarci. Mandorlini, a fine gara, ha detto che il Presidente ha rincuorato i gialloblu rassicurandoli sul fatto che sarebbe andata meglio la prossima volta. In effetti, era un passo indietro rispetto al successo feroce dello scorso anno tutelato peraltro da una marea di alibi oggettivi (preparazione, integrazione dei nuovi, calendario etc etc). E' stato un buon risultato, anche se sapevamo che potevamo vincere se ci credevamo di più.

Col Palermo abbiamo vinto, tirato in porta in varie occasioni, mostrato una buona reattività allo svantaggio iniziale, ma abbiamo sofferto molto. Troppo. Davanti Dybala era praticamente immarcabile, ha fatto il buono e il cattivo tempo pur avendo di fronte gente come Moras e Rafa Marquez. A centrocampo, Obbadi ha impiegato un tempo per uscire fuori e Tachtsidis si è trovato spesso schiacciato. Come Toni (inizio di stagione poco brillante), tanto indispensabile quanto inevitabilmente marcatissimo. Certo, i 3 punti alla fine giustificano tutto, a prescindere. Ma in pochi hanno festeggiato anche la prestazione.

Torino, e il turno infrasettimanale che segue, dovevano chiarire un po' questo strano comportamento gialloblu. Anche perché, non puoi continuare a lungo a fare punti se non riesci a condurre la partita nel verso giusto. La macchina è ancora in fase di rodaggio, ma i segnali sono incoraggianti. Basti pensare alla panchina lunga che ha fatto uscire dal nulla questo Ionita, un guerriero micidiale per caparbietà (che gol!) e capacità di adattamento. Ma anche Sorensen e Brivio hanno fatto la loro onesta partita. Nico Lopez continua la fase di apprendimento e, prima o poi vedremo all'opera anche il signor Saviola. E ce n'è bisogno, perché oggi l'attacco dipende in tutto per tutto da Gomez (che sbaglia tanto, ma è sempre lì ad un soffio). Nel frattempo cresce il centrocampo e tiene la difesa. E, di conseguenza, prende piede l'entusiasmo.

Mi fermo qua. Troppo ravvicinati e impegnativi i prossimi test. Lodarsi così presto non ha senso ma, per la prima volta, c'è da essere fieri per come sono andate le cose. Gemma di Rafael compresa, un campione che ogni partita continua a sorprendere per la sicurezza che dà.

Massimo

Colonna sonora: Smells like Teen Spirit, Patti Smith.