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PROSSIMO IMPEGNO
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Dopo aver visto alla televisione il successo esterno con la Lazio, ho temuto per la trasferta con il Genoa. Gasperini è un tecnico abile a non far giocare e a far sfruttare le poche occasioni che capitano ai suoi. Così è stato: poco Verona, squadra intrappolata e snaturata dal non gioco avversario e sconfitta ahimè meritata. Però avrei voluto giocarmela di più: davvero l'Hellas vale in assoluto questo perentorio 2 a 0? Non si poteva fare niente di meglio per evitare/contrastare i padroni di casa? perché c'è tutta questa differenza tra le gare esterne e quelle interne? Hanno forse cominciato a capirci?
A mio avviso la migliore trasferta l'abbiamo disputata a Torino dove siamo stati sempre presenti, recuperato due volte il risultato (2 goal regalati dalla nostra difesa) e dato ampia dimostrazione di valere più dei granata. A Bologna è andata meravigliosamente, ma contro un avversario allo sbando. Eravamo padroni assoluti del campo, è vero, ma c'era troppa differenza per comprendere a pieno dove finissero i loro demeriti e iniziassero i nostri meriti. In precedenza, all'Olimpico siamo crollati in coincidenza del loro vantaggio, ma fino a quel momento avevamo tenuto bene dietro. E con la Juventus, pur perdendo di misura, siamo stati dignitosi.
Francamente non trovo molte differenze tra la prestazione (negativa) di San Siro e quella del Ferraris. Con le dovute differenze tra Inter e Genoa, l'impatto alla gara è stato lo stesso (mediocre e timido), continuiamo a prendere gol su calcio d'angolo, Cacciatore è diventato un problema dietro. Anche questa volta il Verona si è scosso nel finale, ha preso un palo e chiuso gli avversari in area ma recuperare fuori casa non è mai facile. Non solo perché Mazzarri e Gasperini lavorano molto sulla fase difensiva, ma anche perché Cacia non è più il cecchino infallibile dell'anno scorso, Iturbe dopo Bologna è meno pungente e meglio marcato (oppure sono stati i complimenti a sgonfiarlo?). Mancando Gomez non abbiamo molte alternative offensive efficaci oltre Toni. Che adesso è marcato sempre da due o tre avversari. Guarda caso, sia Inter che Genoa si difendono a 3 (che diventano 5 in fase di copertura) e a centrocampo giocano con l'uomo in più. La lezione di San Siro non è servita a niente.
C'è un altro aspetto da tenere presente. Il Verona è una squadra giovane per la categoria, abituata a giocare sempre sull'entusiasmo più che sul calcolo. Non è un caso se riusciamo a sfruttare al massimo il fattore campo sulla spinta del tifo gialloblu. Ma queste caratteristiche, inevitabilmente, si trasformano in un handicap quando andiamo in trasferta: non avendo nel nostro DNA la distruzione del gioco avversario e l'accorciamento degli spazi, siamo portati sempre a giocare la palla, ad aprirci e proporci, scontando qualcosa di fronte ad avversari esperti e pratici. Noi pratichiamo un calcio inglese, intenso e a ritmi elevati, ma poco tattico. Poco argentino. O riusciamo a sfruttare i punti deboli (come è successo con le difesa di Cagliari e Sassuolo, due formazioni più tattiche di noi), oppure subiamo senza vie d'uscita.
Questo è un campanello d'allarme. A dire il vero, il primo dall'inizio dell'anno. Ma se il Verona vuole evolversi e mantenere la sesta posizione, deve lavorare anche nella capacità di adattamento. Anticipando partite ancora da giocare, ci troveremo più in difficoltà ad affrontare Atalanta, Catania e Udinese che Lazio e Fiorentina (che peraltro sono tecnicamente migliori di noi).
Dopo la sconfitta, la pausa è opportuna: il derby sarà una partita delicatissima in quanto il Chievo è sufficientemente disperato ed in grado di metterci in difficoltà. Tra l'altro, ha tenuto dignitosamente all'Olimpico contro la Roma e fermato il Milan. Dobbiamo essere più cattivi (qualcuno ha ipotizzato persino a Genova un Hellas appagato) e reattivi. Entrare subito in partita. I finali con Inter e Genoa hanno mostrato che, giocando in maniera differente, non eravamo inferiori. Ben vengano dunque queste cadute se sono occasioni di analisi e scossa. Un momento di crescita. Alla ripresa dobbiamo essere impeccabili perché c'è in gioco il prestigio cittadino. E un finale di girone molto, molto impegnativo.
Massimo
Colonna sonora: I'll be your mirror, The Velvet Underground and Nico.
L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.
[continua]Qual è stato il miglior gialloblu in campo in
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