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HELLAS VERONA / Canone Inverso

QUESTO E' IL CALCIO


QUESTO E' IL CALCIO

Eccola la partita della riscossa! Mandorlini ne crea i presupposti imbrigliando il centrocampo genoano con uno schieramento a 4 e chiedendo (ricambiato) a Iturbe di muoversi a tutto campo alle spalle del gigantesco (in tutti i sensi) Luca Toni. Ma questa è stata anche la partita perfetta di Donadel, goal a parte, e di Marquinho, davvero convincente. La svolta dell'incontro, dopo un primo tempo positivo, è stata l'espulsione di Albertazzi per doppia ammonizione: a quel punto o il Verona sarebbe crollato di fronte all'insistenza del Genoa soffocato dall'astenia di questo periodo e dall'uomo in meno, oppure avrebbe trovato dentro di sé la forza di reagire e portare a termine un successo insperato. Anche qui mi è piaciuto l'azzardo del mister che, anziché togliere un centrocampista per riequilibrare l'apparato difensivo ha chiesto ai suoi di tener duro e riorganizzarsi: Sala (sta crescendo il ragazzo!) è arretrato a fare il difensore, Cacciatore passato a sinistra, Marquinho a coprire sulla destra. Solo l'ingresso del velocissimo Fetfatzidis e il timore di una nuova ammonizione di Sala, hanno indotto Mandorlini a coprirsi di più con l'ingresso di Maietta. Ma il Genoa, eccessivamente sbilanciato in avanti non ha mai tirato in porta e si è esposto ai contropiedi gialloblu concretizzati da Toni che, di fronte a Cesare Prandelli, ha fatto capire una volta di più che c'è posto anche per lui per la missione azzurra in Brasile.

Il principale motivo per il quale sono sempre stato piuttosto comprensivo e tollerante in questo periodo difficile è che non mi sono mai aspettato molto di più di ciò che è stato ottenuto: la salvezza, qualche partita di cui andare fieri (l'esordio col Milan, il pareggio sulla Juventus in rimonta, ma anche questa battaglia con il Genoa, per come è scaturita, ha il suo fascino), sprazzi di buon calcio e qualche talento di cui andare fieri (Jorginho, Toni, Romulo e Iturbe). D'altra parte, la manita di Genova, il derby col Chievo e l'imbarazzante sconfitta con l'Inter a san Siro sono stati probabilmente i momenti più deludenti della stagione, ma rientrano tutti nel contesto di una stagione lunga e ricca di entusiasmo. Però condizionare il giudizio complessivo della squadra al raggiungimento o meno di una posizione UEFA mi è sempre sembrato eccessivo. Ci sono formazioni attrezzate per questo, per le quali questo è l'obiettivo stagionale. Meglio divertirci quest'anno, quel che viene, viene.

Indubbiamente qualche errore è stato fatto. Ad esempio l'aver enfatizzato troppo, a livello puramente scaramantico, l'obiettivo dei 40 punti. Al raggiungimento, più che una liberazione, si sono trasformati in una prigione emotiva. Altro errore motivazionale è stato quello di esaltare troppo la squadra nei momenti felici, proponendo assurdi confronti con il Verona neopromosso di Bagnoli, senza tenere conto delle differenze legate alla durata dei campionati, al fatto che l'attuale base è composta da giocatori che vengono dalla Lega Pro e che i più rappresentativi sono o in prestito o in scadenza contrattuale. La storia non si ripete e questo è il Verona di Mandorlini.

Giustifico pienamente invece la scelta tecnica di programmare il momento di scarico in questo periodo della stagione. Non ci dimentichiamo che il proibitivo inizio stabilito dal calendario ha imposto a Mandorlini di preparare l'Hellas subito in una condizione favorevole. Solo in questo modo potevamo avere qualche possibilità di strappare punti improbabili contro le big (Milan) e vincere qualche scontro diretto (Sassuolo e Livorno). Fossimo partiti più lentamente, oggi forse non saremmo apparsi così spremuti, ma avremmo una decina di punti in meno e guarderemo con maggiore apprensione la classifica. Il momento migliore sarebbe dovuto essere gennaio, ma il giro di boa ci ha caricato emotivamente e pur perdendo tutte le gare importanti (tranne la Juventus) abbiamo sempre tenuto dignitosamente il campo. Infine, scaricare con i primi caldi, dà la chance di concludere in crescita la stagione. E difatti, contro il Genoa non si è sentita affatto l'inferiorità numerica. Anche se venivamo da un turno infrasettimanale massacrante per i risultati subiti e faticoso per la doppia trasferta.

Questo è il calcio: basta una bella vittoria in inferiorità numerica per dimenticare la figuraccia con Sampdoria, Cagliari, ma anche – prima – con Inter e Bologna al Bentegodi!

Ora siamo pronti per il derby. Il Chievo, che viene da un buon periodo, ha perso opponendo scarsa resistenza al Milan. Ha problemi di classifica e avrà la pressione di fare assolutamente risultato. Anche perché Livorno e Bologna giocheranno trasferte proibitive. Mandorlini fu sorpreso nella partita di andata dall'atteggiamento tattico messo in campo da Corini e, pur segnando all'ultimo minuto di gioco, fece complessivamente una figura migliore dell'Hellas. Eppure quello era un Hellas che aveva vinto 5 gare nelle precedenti 7 partite...

Mandorlini si è inventato un gioiello tattico che ha scombussolato i piani di Gasperini. Ne avrà uno anche per Corini. Sicuro. Con i rientranti Romulo e Rigoni da una parte e dall'altra sarà partita vera. Il Chievo deve stare molto attento.

Basta dunque porre limiti, obiettivi, conti e tabelle! Con la testa sgombra si ottengono i risultati migliori. Questa è l'unica cosa vera che abbiamo ereditato da Bagnoli e i suoi ragazzi.

Massimo

Colonna sonora: There is a Light that Never Goes Out, degli Smith. Canzoni che lasciano il segno.



Hellastory, 31/03/2014
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MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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