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SAVIOLA C'E'. MANDORLINI FORSE


SAVIOLA C'E'. MANDORLINI  FORSE

Faccio fatica a ricordare una partita di Coppa Italia tanto delicata, anche se giocata agli inizi di dicembre e contro un avversario di B. Tutti gli occhi su Saviola in campo e Mandorlini in panchina. Alla fine il Verona ha vinto, sofferto (a mio avviso più del dovuto) ma rischiato poco. Il merito di questo successo è di Saviola che ha dimostrato, una volta per tutte, di essere un giocatore di qualità. Siamo proprio sicuri che abbia avuto bisogno di 2 mesi per adattarsi al calcio italiano? Uno così? In 75 minuti si è cercato il rigore, lo ha realizzato, ha messo Brivio in condizione di far gol, ci ha provato lui stesso con un diagonale a fil di palo e nel frattempo ha tenuto su la squadra. Certo, lo fa a modo suo, in maniera completamente differente da Toni che ha un metro in più in altezza e almeno 30 chili di peso a disposizione. L'argentino cerca sempre il compagno libero, la palla nei suoi piedi prende subito velocità. Non spreca un pallone ed è un pericolo costante. Sarà un caso che, alla sua uscita, il Verona ha arretrato il baricentro concedendo fin troppo alle riserve del Perugia in inferiorità numerica. A me ha fatto un'ottima impressione nonostante al suo fianco ci fosse Nenè, giocatore veramente imbarazzante dal punto di vista tecnico.

I problemi del mancato inserimento di Saviola possono essere di tre tipi: fisici (non mi risulta), comportamentali (il tifoso non è a conoscenza di questioni relazionali all'interno dello spogliatoio), tattico. Qui si apre un mondo.

Mandorlini è un tecnico che deve la sua fortuna alla grande attenzione che pone alla disciplina tattica e che trova applicazione soprattutto nel modulo 4/3/3. In serie B e Lega Pro, dove si privilegia l'agonismo e la tecnica è inferiore, una formazione disciplinata fa sempre la differenza e riesce a vincere. In serie A invece questo da solo non basta più perché ci si confronta con il talento. Ecco perché tutti i tecnici dogmatici e rigorosi faticano poi a vincere nelle grandi competizioni. Qualcuno ricorda il modulo tattico preferito da Ancelotti, Mourinho e Guardiola? Una grande difesa e la valorizzazione del talento a disposizione. L'equilibrio tattico lo si costruisce in seguito, a pura tutela del talento. Il loro credo tattico vincente è compattezza (dietro) e improvvisazione (davanti). Difesa e qualità.

Mandorlini non ragiona in questo modo. Prima c'è il modulo e poi i giocatori. Le cose gli riescono tanto meglio quanto migliore è la corrispondenza tra i suoi principi e gli interpreti che ha a disposizione. Toni, ovviamente, è il massimo per il suo credo. Estremizzando il concetto, le fortune della nostra squadra sono strettamente correlate alla condizione di Toni. Quando manca c'è Nenè, che lo ricorda fisicamente, non Saviola che ha un modo completamente diverso di stare in campo e che lo costringe a mettere tutto in discussione. Ma se non gira Toni? Cosa c'è di più noioso e prevedibile del gioco attuale del Verona?

Per tornare ai nostri problemi quotidiani, a mio avviso la questione si risolve in uno dei seguenti modi. O Mandorlini mette a posto una volta per tutte la difesa (cosa non facile visto che non c'è riuscito nemmeno l'anno scorso): in questo modo dà fiducia alla squadra, riduce inevitabilmente i blackout che concediamo ogni partita agli avversari e se ne può fregare tranquillamente dell'attacco tanto l'obiettivo primario è quello di non prenderle. Per assurdo, Saviola vale Nenè. Tanti pareggi e qualche successo occasionale ma mai più un crollo difensivo. In alternativa, si concentra sull'attacco e fa passare l'idea di segnare sempre 1 gol più dell'avversario: in questo caso il mister deve per forza scatenare Saviola a fianco di Toni - ripeto, a fianco e vicini - e costruirci intorno la squadra. Deve insomma mettere in imbarazzo le difese che oggi si limitano ad incatenare il nostro capitano creando nuove alternative offensive e facilitando l'imprevedibilità. Nico Lopez non è ancora ai loro livelli, rappresenta però un'ottima alternativa. Ma Nico Lopez o Saviola esterno offensivo non servono a niente. Insomma, o punta sulla compattezza, o sull'imprevedibilità.

La brutta notizia per Mandorlini è che, in entrambi i casi, deve dedicarsi totalmente alla valorizzazione delle capacità individuali più che all'assetto tattico. Al come, più che al dove. Un grosso cambiamento di mentalità per lui.

Massimo

Colonna sonora: Help Yourself, Amy Winehouse.



Hellastory, 03/12/2014
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L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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