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HELLAS VERONA / Canone Inverso

TRE QUESITI


TRE QUESITI

Partita emozionante, tirata, giocata sull'errore altrui tra due squadre sull'orlo della crisi, vissuta di episodi che poi si sono rilevati decisivi da una parte e dall'altra. Dopo un inizio veemente dei gialloblu che hanno cercato di sorprendere la lentissima difesa interista, legittimato dal vantaggio di Toni al culmine di una stupenda azione corale (sembrava un'azione di allenamento in mezzo ai coni: 4 passaggi e gol), piano piano la squadra ha arretrato il baricentro consegnando possesso palla (70% ed esterni offensivi schiacciati sulla linea dei terzini) e azioni ai padroni di casa che non solo hanno pareggiato con Icardi, ma sfiorato in un paio di occasioni il vantaggio. Bravi e fortunati grazie ai legni della porta e a Rafael che hanno tenuto in partita il Verona. Nella ripresa, subito Inter nuovamente in vantaggio con Icardi. L'Hellas non poteva continuare con questo atteggiamento remissivo e ha reagito con coraggio: Toni potrebbe pareggiare subito su rigore ma si lascia ipnotizzare da Handanovic al quinto miracolo consecutivo dagli 11 metri e Lazaros ha pareggiato il conto delle traverse.  L'ultima speranza di Mandorlini è la coppia magica Saviola -  Nico Lopez: il primo inventa un azione da capogiro, il secondo la butta dentro confermando il loro talento. Viene da chiedersi: cosa sarebbe accaduto se Toni avesse pareggiato subito su rigore? probabilmente avremmo assistito ad un nuovo pareggio annunciato stile Lazio, ci saremmo persi per l'ennesima volta Saviola e avremmo avuto un'occasione in meno per stimolare il nostro amato mister a trovare soluzioni più efficaci per il futuro. Oltre la soddisfazione di beffare all'ultimo l'Inter ...

Il pareggio di San Siro è un tonico corroborante. Dà morale, rompe l'ossequio gialloblu verso gli stadi importanti, offre indicazioni a Mandorlini. E' vero che basta un risultato per porre fine ad un periodo negativo, ma le opportunità emerse vanno poi valorizzate.

Oggi il Verona gira 8 punti sotto lo scorso campionato, 9 gol fatti in meno e 1 in più subiti. Il confronto, pesante, invita ad una riflessione globale e tre quesiti specifici che la pausa dovrà sicuramente risolvere.

Primo quesito: Saviola. Quando è entrato in campo i miei occhi si sono concentrati su di lui. 10 minuti sono pochi per entrare in partita, volevo però vedere se lamentava qualche problema fisico, il rapporto con i compagni, se è ancora un giocatore di calcio. Ebbene, a parte il movimento senza palla che fa (impressionante), credo che 9 giocatori su 10 in occasione del pareggio avrebbe scaricato in porta da quella posizione: lui no, tacco per Nico Lopez e il 2 a 2 è servito. Signori, questo è il campione che mi aspettavo di vedere! Mi chiedo cosa sarebbe successo se avesse trovato spazio anche contro Lazio e Cesena e se, dopo la sosta, non merita maggiore spazio?

Secondo quesito: la difesa. Al di là del disastro napoletano, prendiamo gol con una regolarità imbarazzante. Anche contro l'Inter non capisco perché si sia affidato Icardi a Rafa Marquez (e non Moras, ad esempio), giocatore che lo sovrasta fisicamente: 2 palloni gli sono arrivati al centro dell'area e 2 palloni sono entrati in rete. Questo ha aperto un dibattito tra i tifosi nel corso della partita: secondo alcuni Mandorlini non aveva alternative in quanto Rafa Marquez, con la sua lentezza, non poteva seguire Palacio giocatore che predilige il movimento e velocità.

Non so chi possa avere ragione, ma questo apre ad una riflessione ancora più ampia. La contemporanea assenza per infortunio di Marques e Sorensen e il rientro di Martic hanno portato il mister a tornare alla difesa a 4 nelle ultime partite. Fatto sta che se Rafa Marquez e Moras insieme concedono sempre qualcosa quando hanno di fronte avversari mobili (vedi Cesena e Milan), cominciamo a subire anche quando ci troviamo di fronte attaccanti possenti. Dopo Matri, ecco Icardi. Questo ha indotto il tecnico ad aggiungere un centrale difensivo. Difesa a 4 o a 5, oggi non è ancora chiaro il modulo di riferimento e questo non fa che aumentare la confusione davanti a Rafael.

Terzo quesito: meglio puntare sulla quantità o sulla qualità? Finora hanno trovato molto spazio Jankovic, Nenè, Ionita, Campanharo e Gomez. Tutti giocatori di quantità, soldatini disciplinati schierati con compiti ben precisi all'esercizio esclusivo del 4/3/3. Attenzione però: non è colpa di Mandorlini se Obbadi (centrocampista di movimento, duttile e dal buon senso della posizione) si è infortunato contro la Roma e se Lazaros sta recuperando solo ora. Il greco contro l'Inter avrà pure concesso qualcosa in fase di contenimento ma davanti è stato devastante (1 assist, 1 traversa, un paio di conclusioni importanti). E poi ci sono Nico Lopez e Saviola.

Con il recupero di tutti Mandorlini è costretto a prendere decisioni definitive: meglio continuare privilegiando la copertura degli spazi (nel primi tempo abbiamo difeso in 6, schiacciati in maniera preoccupante negli ultimi 30 metri) oppure rischiamo qualcosa per favorire la fantasia e la velocità? Guardate come è diverso il comportamento in campo di Nico Lopez quando parte dall'inizio e si limita a fare l'esterno destro offensivo oppure quando entra nella ripresa senza dare punti di riferimento.

Probabilmente la vera differenza rispetto al Verona di Iturbe e Romulo sta proprio nell'imprevedibilità che riuscivano a dare in fase offensiva questi giocatori. Prendendo ad esempio il secondo tempo con l'Inter ed estendendo il concetto in termini generali: o insistiamo ancora con i lunghi cross telefonati per Toni facili preda dell'Handanovic di turno o lasciamo spazio al talento che abbiamo. Rischio che mi pare limitato visto che il 4/3/3 finora non ha portato benefici pratici alla difesa e che possiamo contare (a differenza dell'anno scorso) sui lanci lunghi di Rafa Marquez e Tachtsidis.  Della serie: se è vero che si vince segnando 1 gol in più, non riuscendo a venire a capo con una soluzione ideale in difesa, conviene puntare di più sull'attacco. Almeno ci si diverte.

Massimo

Colonna sonora: A horse with no name, America



Hellastory, 10/11/2014
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MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

Qual è stato il miglior gialloblu in campo in

Atalanta-H.Verona?



Atalanta    H.Verona


Bonazzoli F.

Cabal J.

Centonze F.

Coppola D.

Dawidowicz P.

Folorunsho M.

Lazovic D.

Magnani G.

Mitrovic S.

Montipò L.

Noslin T.

Silva D.

Suslov T.

Swiderski K.

Tchatchoua J.

Vinagre R.


 


Riepilogo stagionale e classifica generale




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