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UNA STAGIONE ANOMALA


UNA STAGIONE ANOMALA

A 5 punti dalla quota salvezza e 1 gara in meno da recuperare a causa delle misure restrittive di contagio da Coronavirus, posso osare qualche riflessione di lungo respiro. Complice anche la domenica vuota. Ebbene, sono ragionevolmente fiducioso in merito alla conferma di Juric. Un po' perché sono convinto che Setti farà di tutto per formalizzare un accordo che, in linea teorica, dovrebbe essere automatico con la salvezza, un po' per come Juric continua a parlare del Verona, come lo ha trovato e come può diventare. Inoltre, lo sta facendo in maniera chiara usando un approccio manageriale. Infondo, a pensarci bene, la scelta di proseguire la collaborazione è profittevole per entrambi. Non solo dal punto di vista economico (sono aspetti dei quali non entro in merito, anche perché trovo complicato prezzare una professionalità sulla base delle risorse disponibili e delle aspettative aziendali. Davvero Gasperini vale economicamente la metà di Sarri?), quanto soprattutto dal punto di vista lavorativo e delle prospettive che potrebbe offrire il Verona. Per questo, ad esempio, non vedo Juric seduto nella panchina del Napoli dove troverebbe un ambiente molto più caotico e dispersivo e un'autonomia nettamente inferiore. Laddove è fallita l'esperienza di Ancelotti e il temperamento di Gattuso (ovvero il suo opposto) è continuamente in discussione, c'è spazio per la filosofia a tutto tondo di Juric? Se volesse misurarsi in un ambiente già organizzato e protetto, semmai, potrebbe esprimersi al meglio a Bergamo, dove potrebbe dare continuità al lavoro splendido di Gasperini, ma questa è un'ipotesi sostenibile solo nel caso in cui lo stesso Gasperini ritenesse di aver concluso il proprio percorso. Non ci sono prove in tal senso e neppure di volontà di Setti di rinunciare a lui.

Juric ha ribadito più volte la situazione gialloblù al suo arrivo: gran parte della rosa non era di proprietà. Si doveva cominciare d'accapo. E siccome affinché ci sia un successo occorre che delle cose succedano, ne sono accadute diverse in questo periodo: il franco rapporto con la società ad esempio, l'intesa perfetta con D'Amico alla ricerca di "uomini veri, che avessero ancora qualcosa da dire". E poi il lavoro costante, la creazione di un gruppo, una visione chiara e condivisa. Negli anni scorsi, le continue rivoluzioni di rose imposte dai saliscendi tra A e B, il succedersi di direttori sportivi e i budget limitati hanno lavorato contro ogni logica di continuità. Oggi però i risultati raggiunti hanno creato una situazione anomala. Le vertiginose rivalutazioni di Rrahmani e Amrabat hanno inevitabilmente orientato il mercato di gennaio e dato respiro patrimoniale al bilancio. Poi c'è ancora il gioiello Kumbulla da offrire al miglior offerente. Volendo colorire il tutto potremmo dire che sotto il terreno deserto che gli ha offerto la società Juric ha scoperto dei pozzi petroliferi. Non lo renderanno certamente più fertile, ma migliorerà sicuramente il tenore di vita di chi ci vive.

Facciamo un passo avanti. Se questo insperato ben di dio ha migliorato considerevolmente la situazione ora, finalmente, il Verona può iniziare ad investire. Il punto essenziale è proprio questo: l'anno prossimo assisteremo comunque all'ennesima rivoluzione di rosa, ma sarà diverso. Questa coinciderà con una fase nuova e alla vera e propria realizzazione di una rosa progettuale. Non ci sarà alcuna continuità con quella attuale. Infatti, dobbiamo rifare la difesa (Rrahmani venduto, Kumbulla sul mercato e Gunter in prestito con contro-riscatto), il centrocampo (Amrabat venduto e Pessina in prestito con contro–riscatto) e l'attacco (Salcedo in prestito, Borini e Pazzini in scadenza). A meno di ulteriori operazioni in uscita rimarrà poco o niente (Silvestri, Veloso, Faraoni, Lazovic, Zaccagni), anche se qualche piccolo passo in ottica futura è stato fatto (il possibile riscatto di Verre, Di Marco, Lovato).

Questo peraltro, ci apre ad un paio di considerazioni:

1) a prescindere dal piazzamento che conquisteremo a fine stagione dobbiamo volare basso perché non è assolutamente scontato riuscire a ripetere i risultati ottenuti finora. Il terreno di Setti si è rivalutato, forse ha addirittura raddoppiato il valore iniziale (mi pare fosse intorno a 48 milioni) ma per trovare nuovi pozzi petroliferi dobbiamo andare molto più in là e scoprire zone al momento inesplorate.

2) dovremo sempre tener conto che una parte dei giocatori che arriveranno serviranno per consolidare il valore della rosa e un'altra parte per acquisire nuova liquidità necessaria per crescere. Se pensiamo alla realtà Atalanta, che si finanzia con un settore giovanile all'avanguardia e con i prestiti che altri fanno crescere per conto loro (vedi Kulusevski e Pessina), ci accorgiamo di quanta strada abbiamo ancora davanti prima di sentirci una realtà stabilmente da serie A. Anche la nostra Primavera finalmente sta proponendo giovani interessanti (vedi articolo dedicato) e l'eventuale promozione del Mantova come società satellite potrebbe agevolarne la crescita, come ha ribadito di recente lo stesso Juric. Ma siamo all'inizio di tutto.

L'alternativa è mollare Juric e riproporre il Verona del secondo anno di Mandorlini completamente svuotato di qualità, ridimensionato prima e retrocesso poi, o quello attuale della Spal incapace di confermarsi. In questo contesto, il ruolo che avrebbe il mister (e D'Amico) è fondamentale. Lui stesso ne è consapevole e ha spiegato il percorso che dovrebbe seguire Setti, oggi beatamente seduto a gustarsi la vista di imponenti getti di greggio.

C'è un ultimo aspetto, che considero altrettanto importante, e che mi rende fiducioso. A certi livelli professionali la componente economica incide proporzionalmente sempre di meno nelle scelte di un manager. Come dimostra l'ingaggio di Gasperini. Ci sono altri elementi, meno quantificabili ma più sensibili, che pesano in maniera crescente: l'ambiente di lavoro, ad esempio. Oppure, nel caso di Juric, la possibilità di scrivere la storia di una neopromossa, piuttosto instabile fino a quel momento, e assolutamente desiderosa di migliorarsi. Cosa c'è di più eccitante che affrontare nuove sfide verso più alti livelli competitivi? le difficoltà che si dovranno affrontare, le nuove scommesse sui giocatori scelti e le loro eventuali risposte sul campo. Senza dimenticare l'opposizione degli avversari, il riscontro continuo dei risultati e perfino l'impegnativo confronto con questa stagione anomala. Quella del Verona.0. Tutto questo è impagabile per un leader visionario come Juric. Per questo ritengo realmente che se, per qualche disgraziato motivo, fosse costretto a rinunciare il primo a soffrirne sarebbe proprio lui. Oltre che tutti noi, s'intende.

Massimo

Colonna sonora: On Time and the Frio, di Phil Keaggy e Jeff Johnson. Consiglio davvero tutto l'album.



Hellastory, 24/02/2020
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L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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