sabato 20, h 20:45  

HELLAS VERONA

1
UDINESE0

PROSSIMO IMPEGNO
  sabato 27, h 20:45  
LAZIO 

HELLAS VERONA

 
Hellas Verona english presentation

HELLAS VERONA / Le Ultimissime

E SE IL SEGRETO DEL SUCCESSO DI SOGLIANO SI CHIAMASSE MANDORLINI?


E SE IL SEGRETO DEL SUCCESSO DI SOGLIANO SI CHIAMASSE MANDORLINI?
E SE IL SEGRETO DEL SUCCESSO DI SOGLIANO SI CHIAMASSE MANDORLINI?

Quello dell'allenatore è un mestiere difficile ed inevitabilmente esposto alle critiche, lo si sa. Alla regola non sfugge il nostro mister, Mandorlini. Chi ascolta quotidianamente trasmissioni sportive quali “Fuorigioco” di Radio Verona o frequenta le piazze reali (bar, stadio) e virtuali (siti internet, blog) del tifo gialloblu, sa che le lamentele contro Mandorlini non sono cosa nuova, ed anzi ultimamente (a seguito delle due scoppole subite da Milan e Napoli) si sono notevolmente rafforzate.

D'altro canto nella logica del tifoso è naturale cedere all'umoralità, lasciandosi andare ad affermazioni che a mente fredda sarebbero ricredute. E c'è da dire che anche da parte dei più critici, nei confronti di Mandorlini viene sempre riservato un certo credito di riconoscenza: le espressioni tipiche dei “lamentoni” partono invariabilmente dalla premessa che Mandorlini “è un grande/a lui va tutta la riconoscenza/non ha bisogno di consigli/ha dimostrato di saper fare benissimo il suo lavoro/di calcio ne capisce sicuramente/è un vincente/i fatti gli danno ragion ecc ecc.”, salvo poi essere seguite da un “eppure” e quindi da una serie di accuse più o meno pesanti.

Questo stato di cose ormai si prolunga da tempo, tanto da apparire, all'occhio del tifoso che vive a Verona, una cosa normalissima.
Poi capita di leggere un articolo – approssimativo fin che si vuole – come quello apparso su “La voce di Venezia” (http://www.lavocedivenezia.it/2014/hellas-verona-chiedono-dimissioni-mandorlini-come-si-cambia-in-180-di-mattia-cagalli/), per capire come le critiche a Mandorlini appaiano dal di fuori, agli occhi di un osservatore neutrale, quasi lunari.

Ma come? Si discute un allenatore che in 4 anni ha portato una squadra dai bassifondi della Lega Pro ai margini della zona europa in Serie A, che in 170 partite in gialloblu, ha raccolto 82 vittorie (48%!) e 291 punti (1,71), risultando – numeri alla mano - il più vincente della storia gialloblu (facendo meglio anche di Bagnoli, che presenta uno score del 37,5% di vittorie ed 1,48 punti a partita)?
Ancora, un allenatore che, nel calcio isterico e vorace dei giorni nostri, ha messo radici nella realtà scaligera (la sua è la permanenza consecutiva più lunga in gialloblu dopo quella dell'Osvaldo) aprendo quello che finalmente (dopo anni di sproloqui su questo termine) può essere considerato un vero e proprio ciclo. Un allenatore che - lo si è detto più volte - incarna in profondità la mentalità spigolosa, da “soli contro tutti”, anticonformista ed irriverente dei “butei”? Un allenatore, insomma, che sembrerebbe rappresentare la quintessenza delle aspirazioni del tifo gialloblu, viene contestato e messo in discussione? Come è possibile?

Messa così, una risposta appare difficile; il punto è che quanto scritto sopra è vero – concordano i critici – ma c'è anche dell'altro. Il Verona magari vince, è pragmatico, ma sembra mancare (specie quest'anno) una vera e propria idea di gioco. Il calcio di Mandorlini è un calcio un po' superato, da italietta che rimedia magre figure in europa, un calcio che – specie con le grandi – bada solo a coprire gli spazi, a disinnescare gli avversari, rinunciando totalmente a giocarsela. Un calcio trapattoniano, d'altra parte lo stesso Mandorlini si guarda bene dal negare la sua stima verso il suo vecchio maestro. A Mandorlini si imputa inoltre la scarsa tenuta difensiva dello scorso campionato, che si sta confermando anche quest'anno.
Ma, soprattutto, Mandorlini viene criticato per la sua testardaggine. Una testardaggine che si esprime innanzitutto nella scelta del modulo, quel 4-3-3 che sarebbe in realtà un difensivissimo 4-5-1 e che mal si adatterebbe agli uomini messigli a disposizione dalla società (un solo terzino destro di ruolo, Saviola che è una seconda punta, così come Nico Lopez e Nenè ecc. ecc.). Una testardaggine, poi, che si palesa anche nella scelta degli uomini: “che senso ha insistere su Jankovic?”, ripetono come un mantra i critici del tecnico gialloblu. Ma pure i vari Gomez, Rafael Marques, Tachtsidis, Halfreddson, Moras, all'indomani di una prestazione negativa, vengono subito presi dentro nella polemica contro Mandorlini come simboli di una gestione fatta di “cocchi di papà” e che lascerebbe poco spazio al reale merito. Inutile, infine, parlare di Saviola, il cui mancato inserimento negli 11 titolari in questo avvio di stagione, ha monopolizzato le discussioni degli ultimi 2 mesi.
Mandorlini insomma, sarebbe stato un grande nel riportarci nel calcio che conta; ma ora l'asticella delle ambizioni della società si sarebbe alzata ad un livello troppo elevato per lui, che, d'altro canto, in Serie A aveva sempre fatto molto male, ed è forse giunto il momento di puntare su un mister maggiormente quotato (alla Guidolin, per intenderci).

Raccapezzarsi in questo ginepraio di accuse a volte appare difficile. Tutto sta ad intendersi, verrebbe da dire. Il punto della questione, in fondo, potrebbe essere semplice: che Verona è stato messo a disposizione di Mandorlini quest'anno? Si tratta di una squadra migliore o peggiore di quello della scorsa stagione? Conseguentemente, cosa deve legittimamente attendersi il tifoso gialloblu, e quindi la società, in termini di obiettivi stagionali? Se il Verona è migliore bisognerà puntare alla lotta per l'Europa League (e l'andamento avuto fino ad oggi è da considerarsi negativo), se invece è peggiore ci si accontenterà della salvezza (ed i risultati sin qui conseguiti sono pienamente in linea con le aspettative).
Semplificando, la questione si riduce alla fine in un confronto tra i sostenitori di Mandorlini ed i sostenitori di Sogliano. C'è chi pensa che il ds abbia fatto anche quest'anno un gran lavoro, compensando ottimamente la perdita di giocatori importanti come Romulo ed Iturbe, con elementi di classe (Rafa Marquez, Saviola, Obbadi, Tachtsidis) ed ampliando pure il ventaglio delle soluzioni a disposizione del mister, e chi pensa invece che il mister ravennate si trovi a maneggiare una rosa meno competitiva, tra l'altro mal pensata in alcuni ruoli (mancanza di alternative a Martic come terzino destro, l'equivoco Saviola, l'assenza di un vero alter-ego di Toni ecc.).

Anche all'interno del team di Hellastory capita di trovarsi a discutere e non essere del tutto d'accordo su simili questioni. Massimo, con il suo ultimo canone, sembra sposare l'idea di una rosa rimasta molto competitiva e si presenta quindi più esigente nei confronti del mister, ventilando addirittura l'ipotesi di una possibile imminente fine del suo ciclo in gialloblu. Personalmente, invece, mi domando: quanti dei meriti che in questi ultimi due anni abbiamo riconosciuto a Sogliano (celebrato come un ottimo ds ormai da tutti) sono in realtà il risultato dell'eccellente lavoro di Mandorlini? Nessuno, sia chiaro, mette in discussione le capacità del nostro direttore sportivo, che ha qualità indubbie: il colpo Iturbe, già da solo – per complessità del trasferimento e genialità dell'intuizione – rende evidente il suo talento. Qui non si vuole esaltare l'uno per affossare l'altro e viceversa. Eppure c'è un'evidenza che testimonia in maniera forte a favore di Mandorlini, oltre a quella cocciuta dei suoi numeri sulla panchina gialloblu citati in precedenza. Questa evidenza sta nel rendimento dei giocatori prima e dopo il passaggio sotto la sua guida.

Guardiamo per esempio ai calciatori che se ne sono andati nell'ultimo anno: Jorginho, grande protagonista in gialloblu (7 reti nella prima mezza stagione in serie A) è finito stabilmente in panchina a Napoli; Romulo ed Iturbe, straripanti a Verona, anche per colpa dei guai fisici, non hanno finora mostrato il loro vero potenziale con Juve e Roma. Albertazzi, dignitoso titolare per mezza stagione, marcisce in panchina al Milan, Cacia, bomber straripante con Mandolrini in Serie B, ha messo a segno finora solo 3 reti in 11 gare con il Bologna, ed anche Martinho (3 reti al Catania) non sembra così incontenibile come all'epoca della promozione scaligera. Donati è finito in B al Bari, Donadel (che aveva ben figurato nel finale di campionato) addirittura in Canada, mentre Cirigliano non vede il campo al River. I soli Pillud e Cacciatore, titolari con Racing e Sampdoria, sembrano esprimersi su livelli in linea con quelli dello scorso anno. Questo a conferma del “tocco” di Mandorlini, capace di migliorare le perfomance della maggior parte dei propri uomini. Ricordiamo, d'altra parte, che lo stesso Mandorlini aveva fatto fare (suo malgrado) un figurone (esaltando i vari Jorginho, Tachtsidis, Pichlmann, Maietta, Halfredsson, Ferrari, Lepiller ecc.) anche ad un onesto mestierante quale Gibellini, ds sì e no da Lega Pro che, con lui in panchina, poteva andare a fare il galletto su Sportitalia, vantandosi di aver costruito con due calciomercati una squadra capace di andare in B e lottare per la Serie A.

Mandorlini, insomma, negli ultimi anni non solo ha raccolto risultati entusiasmanti, ma spesso ha dovuto fare le nozze con i fichi secchi. D'altro canto, ad uno sguardo critico (e senza voler sminuire Sogliano, costretto ad operare anch'egli con moltissime restrizioni di portafoglio), anche in questo campionato gli uomini messi a disposizione del mister non sono esenti da ombre: Rafa Marquez, calciatore dalla classe indiscussa, è stato ripescato dal pre-pensionamento messicano; Saviola aveva chiuso in panchina la stagione greca, Ionita giocava nei bassifondi del campionato svizzero, Tachtsidis faceva spesso panchina a Torino e Catania, Campanharo lottava nelle zone basse della B brasiliana ed i vari Nenè, Nico Lopez, Rodriguez, Sorensen faticavano a trovare spazio in squadre dello stesso livello del Verona. I soli Lazaros (bravino al Bologna ed ottimo al mondiale) ed Obbadi (titolare nel Monaco secondo in Francia) potevano vantare un “pedigree” esente da ombre, ma sono finora rimasti fuori quasi sempre per infortunio, così come l'ottimo Sala, giovane ed in grande progressione nel finale della scorsa stagione. Senza contare che dover ripartire ogni anno con una quindicina di giocatori nuovi non è semplice per nessuno.

Insomma Mandorlini non ha bisogno di avvocati d'ufficio ma è indubbio che pure lui, così come Sogliano, si trova ad operare con inevitabili vincoli (di soldi per il ds, di talento per il mister) che rendono tutt'altro che agevoli i suoi risultati. Di questi vincoli, piacciano o meno, dobbiamo esserne tutti ben consapevoli. E quando ringraziamo orgogliosi gli eroi di Salerno Rafael ed Hallfreddson, oltre a Juanito, - ingaggiati dal Verona in Lega Pro ed ora protagonisti in Serie A -, ricordiamoci che dietro ai loro successi c'è anche la mano di un mister che ha saputo dare loro (ed a tanti altri) una dignità calcistica che probabilmente essi stessi non pensavano di avere a questi livelli. E quel mister si chiama appunto Andrea Mandorlini.


Enrico

[Leggi la scheda di Andrea Mandorlini]



Hellastory, 31/10/2014

MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

Qual è stato il miglior gialloblu in campo in

H.Verona-Udinese?



H.Verona    Udinese


Bonazzoli F.

Cabal J.

Centonze F.

Coppola D.

Duda O.

Folorunsho M.

Lazovic D.

Magnani G.

Mitrovic S.

Montipò L.

Noslin T.

Serdar S.

Silva D.

Suslov T.

Swiderski K.

Vinagre R.


 


Riepilogo stagionale e classifica generale




Devi essere iscritto per visualizzare i dati dell'Almanacco del giorno
Username
Password
 
[Registrati]






HELLASTORY.net è online dall'11 maggio 2001 ( 8386 giorni)
Ogni contenuto è liberamente riproducibile con l'obbligo di citare la fonte.
Per qualunque informazione contattateci.
Leggi la nostra Informativa Privacy.
[www.hellastory.net] - {ts '2024-04-25 15:56:24'} - {ts '2024-04-25 22:56:24'} [browser]


191119121913191419151919192019211922192319241925192619271928192919301931193219331934193519361937193819391940194119421943194419451946194719481949195019511952195319541955195619571958195919601961196219631964196519661967196819691970197119721973197419751976197719781979198019811982198319841985198619871988198919901991199219931994199519961997199819992000200120022003200420052006200720082009201020112012201320142015201620172018201920202021202220232024