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HELLAS VERONA / Le Ultimissime

MATURITA' E COLERIDGE

Hellastory: Le Ultimissime

MATURITA' E COLERIDGE
MATURITA' E COLERIDGE

Mi sveglio nella notte, buio. Sono le 4 e 11. Ho «dormito» solo 4 ore in divano. «Sono le quattro e mezza ormai non ho voglia di dormir... ». Cosa fare? Il treno è alle 6 e 58, allora dovrei uscire da casa verso le 6 e un quarto. Cosa fare? Mi metto a pulire la casa, faccio una doccia e poi ho fame. Non faccio colazione a casa. Visto che ho tempo, decido di andare a Rialto nel primo bar che apre alla notte, il mitico ed agognato «mago G», non è il suo vero nome (che ignoro), ma lo ho sempre sentito chiamare così, apre alle 5 ed è sempre fornito di una quantità e diversità di tramezzini freschi....arrivo là in vaporetto in un gelo assoluto ma in assoluta bellezza: il «Canalazzo» è un quadro, l'acqua si muove appena, uno specchio... come è distante l'estate con i suoi turisti. Siamo solo io, Venezia e basta. Mangio due tramezzini e bevo una birretta, attorniato dagli studenti ubriachi che finiscono la nottata. Qualcuno nota la mia sciarpa gialloblù, altri pensano ad altro e... ad altre.

Monto su un altro «batèlo» ed arrivo in stazione. Faccio il biglietto ed aspetto il mio compagno di viaggio, MastinoHV. Mentre lo aspetto penso che ha esattamente la mèta dei miei anni, che strano. Ma quando arriva intorpidito ed assonnato penso:«Dai Alvise, di nuovo a vedere l'Hellas!»...parte il treno. Fino a Padova è ancora buio, ma già intravediamo le campagne coperte dalla bianca brina. Siamo soli nel vagone. Poi, meraviglia, spunta l'alba e le Alpi innevate si incendiano sopra la scura pianura. Io canticchio «La Canzone del Sole», l'altro mi guarda incuriosito. Il treno và, arriviamo a Verona dove ci separiamo. Io rimango impressionato dalla vista dal Baldo innevato e splendente, sopra la misèria della zona, e non solo, della stazione di Porta Nuova. Dopo una buona mezz'ora arriva il Nez a prendermi, ed a cui, involontariamente, violo sia l'intimità domestica che lavorativa. Ho il piacere di conoscere una splendida famiglia ed una parte molto bella di Verona, extra muros, che non conoscevo. Beh, vedo che quà la se fa lònga... allora siamo in macchina in cinque, io e il Nez, Canegrandis ed altri due compagni di viaggio, tra cui l'autista. L'autostrada scivola sotto noi, ad un tratto leggo «Trezzo sull'Adda», siamo ai confini. Fin quà sventolava il vessillo di San Marco. Altri tempi.

Non lo nascondo, sono uno di quelli a cui non piace Milano, perciò andare verso le montagne innevate del Varesotto, lasciandoci alle spalle la periferia meneghina, è un vero piacere. Nel mentre, guasto l'aria dentro alla macchina con l'odore dei miei panini al salame con l'aglio, vengo reguardito. Dopo una serie di passaggi a dei caselli autostradali (mitico quello in cui lavora una persona che parlava come Vito Catozzo del Drive In) arriviamo alla meta. Dopo un'acuta domanda di un solerte poliziotto:«Del Verona?» Noi ci guardiamo attoniti l'un l'altro...avevamo la bandiera delle Brigate sul retromacchina e le sciarpe gialloblù al collo. Rispondiamo cortesemente di sì.

Attraversiamo a passo d'uomo il centro della cittadina (mi è sembrata piacevole e molto verde, ma triste) ed alla fine arriviamo allo «stadio». L'Ossola è una delusione. Sembra di essere tornati in C. Il vecchio velodromo è imbarazzante. Dalla curva ospiti, una «geniale» inferriata blocca la visione del campo, sconcertati i Butei che arrivano ad ondate si ammassano sui gradini più alti sperando di vedere qualcosa. Nonostante il «sold out» del settore ospiti, lo stesso rimarrà mezzo vuoto per tutta la durata dell'incontro. Con il risultato di uno «spalmamento» di Butei nella curva con conseguente ricaduta sul «tifo», non siamo all'altezza del numero e del nome. Saluto le vecchie facce del sito e non solo, mitici, sempre presenti.

Inizia la partita, Il Varese attacca con convinzione, almeno da quello che riusciamo a vedere dagli spalti.
Poi, una decina di minuti, il nostro islandese tira deciso in porta ma il loro portiere fà il suo dovere, angolo. I lombardi colpiscono un palo. Il primo tempo finisce zero a zero, ma combattuto.
Il secondo tempo è pura amministrazione. Tutti vorrebbero sempre vincere, ma questo ottimo punto a Varese è prova di solidità e maturità di questa squadra.
Seguito a vista da MyHellas nel secondo tempo, grazie, penso già al ritorno...che non ricordo, infatti tra Varese e Brescia ho dormito alla grande in macchina, almeno ho evitato la parlantina de «Urlo di Munch» Canegrandis! Mi sveglio, auguri di rito. Poi in stazione a trovare di nuovo MastinoHV, per il ritorno.
Tra una sonnecchiata e sguardi ai culi delle donne che passano, gli chiedo come và a scuola (ultimo anno al Liceo). «Che do bàle, go 'na interogassiòn in Inglese». Rispondo:«Sù còssa zèla?». Lui mi risponde con una lista di poeti inglesi, e finisce con:«..e Coleridge, co quèla cagada de... de..». Io:«The rime of the Ancient Mariner?». «Si, quèla». Arriviamo a Venezia, è scuro, scesa la notte di nuovo.
Felice.

« Beyond the shadow of the ship,
I watched the water-snakes:
They moved in tracks of shining white,
And when they reared, the elfish light
Fell off in hoary flakes.
Within the shadow of the ship
I watched their rich attire:
Blue, glossy green, and velvet black,
They coiled and swam; and every track
Was a flash of golden fire.
Oh happy living things! no tongue
Their beauty might declare:
A spring of love gushed from my heart,
And I blessed them unaware:
Sure my kind saint took pity on me,
And I blessed them unaware.
The self same moment I could pray;
And from my neck so free
The Albatross fell off, and sank
Like lead into the sea. »

Abbiamo espiato il nostro peccato. Dopo dieci anni.

Aquilante



Hellastory, 20/12/2011

MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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