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HELLAS VERONA / Le Ultimissime

QUEI SIMPATICI ROMAGNOLI

Hellastory: Le Ultimissime

QUEI SIMPATICI ROMAGNOLI

dal nostro inviato: The Snake

«Salve simpatici italiani!». Con questa frase apriva i suoi concerti il re del liscio.
No, non stiamo parlando di uno dei nostri centrali difensivi, ma dell'unico ed inimitabile Raul Casadei, autentico simbolo della Romagna assieme alla piadina ed alla giovialità della sua gente.
Oggi però, allo stadio Neri di Rimini, questa giovialità noi beceri veronesi non l'abbiamo proprio vista, tuttaltro. Ne parleremo alla fine.
La penultima (si spera) di campionato inizia di buon'ora; partenza alle 8.00 con un pullman carico di entusiasmo quanto di birre e panini e, dopo un viaggio di andata trascorso più sugli autogrill che in autostrada, alle 13.30 siamo sotto quell'agglomerato di ponteggi dalmine che è lo stadio di Rimini.
La pioggia si intensifica durante il riscaldamento delle squadre e ci farà sgradita compagnia fino alla fine.
La partita inizia e il Verona, che schiera la stessa formazione della domenica precedente con l'unica eccezione di un finalmente convincente Dalla Bona per Pensalfini, sembra iniziare sotto i migliori auspici.
I consueti lanci lunghi lasciano spazio a fraseggi corti, spesso purtroppo vanificati dalla mediocre prestazione dei nostri esterni offensivi (Ciotola in primis).
Poi, sugli sviluppi di un calcio d'angolo per i locali, la cui traiettoria pare avviarsi tra i guantoni di Rafael, ecco il patatrac: il nostro numero 1, anziché allontanare di pugno la palla viscida, tenta inopinatamente la presa, con il risultato di consegnare la sfera ad un avversario che insacca.
Palla al centro, l'Hellas accenna una reazione, ma poco dopo subisce il raddoppio complice un tiro apparso anche parecchio fortunato che si insacca proprio sotto la traversa.
Sfortuna a parte va detto che noi dalla distanza non proviamo praticamente mai.
Nel mezzo e fino al riposo solo un tentativo di Selva rimpallato quasi sulla linea da un riminese. Troppo poco.
Nella ripresa l'Hellas riparte con ben altro piglio e dopo pochi minuti l'episodio che mi ha fatto imbestialire:Berrettoni entra in area dalla sinistra e viene nettamente spinto da un avversario. Tutto accade a pochi metri da me e pare rigore netto. Invece l'arbitro, non solo non concede il penalty, ma addirittura ammonisce l'attonito (e diffidato) Emanuele che così salterà la prossima fondamentale partita.
La squadra comunque ora ha cambiato marcia; è più corta e grintosa, dimostrando che il suo problema non è certo atletico e, complice anche un paio di cambi in corsa, riesce dapprima ad accorciare le distanze con una perla di Farias e poi a pareggiare con una conclusione di Selva dopo una respinta corta della difesa locale.
Nella curva gialloblù è il delirio ed ora, assieme alla squadra, anche i tifosi credono nell'impresa.
Lo stesso Selva ha più di una volta la palla buona durante i successivi 10 minuti (nel corso dei quali il Rimini balla paurosamente) ma, per imprecisione e colpevole egoismo della stessa belva, non riusciamo a concretizzare.
Iniziamo a subire qualche pericoloso contropiede, cosa peraltro normale giocando con 4 punte e 2 soli centrocampisti; d'altra parte il pareggio, complice anche il doppio vantaggio del Pescara sul Potenza, non varierebbe le prospettive di qui ad una settimana.
Quando ormai le speranze di vittoria sono ormai flebili, subiamo il terzo goal sugli sviluppi di un calcio d'angolo.
Al fischio finale voglio fare 3 sintetiche considerazioni:
La prestazione è stata tuttaltro che negativa al di là del risultato (che pure era importantissimo). La squadra pare in netta ripresa fisica, caratteriale ed anche di gioco, pare aver ritrovato elementi importanti (Dalla Bona, Selva, Di Gennaro e Rantier su tutti).
La seconda ci porta inevitabilmente a domenica prossima quando saremo obbligati a vincere per evirare la coda dei play off (eventualmente da terzi). Questa squadra ce la può fare? Difficilissimo ma possibile, a patto di unire la grinta del secondo tempo con una maggiore concentrazione.
L'ultimo pensiero lo voglio dedicare alla tifoseria di casa: misera numericamente e dotata di altrettanto poca sportività. Lo sparuto gruppetto della gradinata ha provocato pesantemente, per tutta la partita, i confinanti tifosi gialloblù , bravissimi  peraltro a rimanere nell'alveo delle risposte verbali nonostante una sproporzione numerica che avrebbe potuto anche innescare conseguenze peggiori.
Alcuni gioviali e rubicondi riminesi da tribuna invece hanno fatto ancora meglio, aggredendo un giornalista di una tv veronese e insultando pesantemente il nostro Presidente Martinelli che è dovuto essere scortato fuori dalla tribuna.
Insomma: proprio simpatici questi romagnoli.

p.s.: queste 4 righe le ho scritte in una mezz'oretta appena fuori lo stadio, mentre il pullman era in coda e quindi ha tutti i pregi ed i difetti delle cronache «a caldo»; compreso il fatto di non essere supportato da immagini televisive.



Hellastory, 03/05/2010

MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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