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HELLAS VERONA / Le Ultimissime

UNA REALTA' CHIAMATA VERONA

Hellastory: Le Ultimissime

UNA REALTA' CHIAMATA VERONA

In genere la rubrica Inviato Speciale è riservata alle partite in trasferta dell'Hellas. Questa volta diamo voce ad un giovane tifoso milanese, giunto a Verona per il derby. È un'occasione per conoscere le sue opinioni sulla partita e sulla situazione attuale della nostra squadra.

L'ultima giornata dell'anno non poteva concludersi in modo peggiore per il Verona. La sconfitta con il Chievo fa male non solo per com'è arrivata ma soprattutto per il gioco espresso. La vittoria di Udine forse aveva illuso un po' tutti, ma l'approccio alla partita è stato completamente sbagliato. Gli ospiti si sono presentati con un solido 4-4-2, volto a rendere difficili gli inserimenti centrali dei centrocampisti veronesi e a mettere in crisi questi ultimi con rapide ripartenze. Mandorlini era partito per pareggiare e questo era palpabile sin dai primi minuti tanto che gli stessi tifosi di casa sembravano quasi accontentarsi durante la partita. Come disse Rudi Garcia alla vigilia di un derby capitolino dell'anno scorso: “Un derby non si gioca ma si vince.” Il problema è spiegarlo al mister gialloblù, che ha preferito scendere in campo con una difesa a cinque quasi dimenticandosi della posizione di classifica che la sua squadra occupa in campionato. Il Cagliari di Zeman non è poi così distante e francamente il Verona non dà troppe garanzie sia in fase difensiva che in quella offensiva.

Veniamo alla cronaca della (non) partita. Primo tempo desolante con le due squadre molto coperte e macchinose nel proporre una manovra fluida ed accettabile. Nella ripresa Benussi è subito costretto a sporcarsi i guantoni, parando un buon tiro di Meggiorini. I padroni di casa si fanno notare solo per un colpo di testa di Nenè, alto di poco. Proprio quando il biscotto sembrava ormai annunciato, arriva il gol del Chievo. Paloschi, in leggero offside, stacca libero al centro dell'area e batte imparabilmente Benussi. Da qui fino alla fine nessuna emozione degna di nota.

UNA REALTA' CHIAMATA VERONA

Questo deve far riflettere riguardo alla fragilità dell'Hellas. Infatti, non è concepibile un atteggiamento così rinunciatario negli ultimi minuti. Se è vero che Mandorlini ha numerose colpe sulle scelte che ha fatto, va comunque sottolineato che sono pur sempre i giocatori a scendere in campo e la differenza di intensità tra le due squadre era evidente. Anche sugli spalti non c'è stato il solito calore: il momento è difficile e proprio per questo ci si attendeva un'accoglienza diversa. Dove sono finiti i tifosi? Neanche la curva ha dato il suo solito ed incessante sostegno alla squadra. Doveva essere un inferno, ma al contrario c'era l'atmosfera di un'amichevole, dove tra l'altro il Chievo si trova più a suo agio dato lo scarso seguito che ha ogni partita.

La stagione passata  è stata vissuta sulle giocate di un ormai sempre più stanco Luca Toni (anche oggi tra i pochi a salvarsi), Iturbe (non sostituito degnamente) e Romulo a cui si sono avvicendati  Ionita (prelevato in Svizzera) ed uno scadente Lazaros (alternativa non comparabile a Kone). Se a questo si aggiunge una scarsa preparazione nella fase difensiva, la situazione è preoccupante. Mandorlini non ha più stimoli dopo cinque stagioni importanti, dove ha ottenuto due promozioni e una salvezza tranquilla. Va aperto assolutamente un nuovo ciclo che si basi su giocatori vogliosi e giovani e non su ex-glorie (vedi Rafa Marquez e lo stesso Saviola). Quest'anno sono stati comprati giocatori inutili che non hanno permesso il salto di qualità. Martic a destra e Brivio a sinistra non sono giocatori da Verona così come i centrocampisti arrivati in estate. Il giovane Donsah è stato mandato a Cagliari senza un'apparente ragione così come solo ora vengono presi in considerazione altri prodotti del vivaio che stanno facendo molto bene nella Primavera.

In sede di mercato Sogliano deve fare delle scelte mirate soprattutto sugli esterni, che garantiscano una certa copertura alla difesa e una costante presenza offensiva. Nenè non può essere considerato il degno sostituto di Toni. Il suo bilancio è impietoso date le zero reti messe a segno. La mancanza di Obbadi si fa sentire, nonostante non si sia potuto apprezzare molto finora. Questo comunque è un giocatore di esperienza internazionale che ha avuto la fortuna di condividere lo spogliatoio con gente come Falcao e James Rodriguez. La sosta deve far riflettere tutti perchè questo non è il Verona che tutti noi ci aspettiamo e solo giocando con spirito di sacrificio e umiltà si possono conseguire gli obbiettivi di inizio stagione.

UNA REALTA' CHIAMATA VERONA

Buon Natale a tutti e sempre forza Hellas!

Edoardo



Hellastory, 23/12/2014

MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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