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INTRODUZIONE  
QUELLA PRIMA MAGLIA BIANCONERA... «
L'INCONTRO CON PAOLO MAGGIORE E LE GIOVANILI DELL'HELLAS  
LA STAGIONE 1970-71 E LE GIOVANI SPERANZE GIALLOBLU  
IL DEBUTTO A TORINO CONTRO LA JUVENTUS  
TRAFERIMENTO A PISA, UN BLITZ DI GARONZI  
DISCESA FRA I DILETTANTI, GLI ANNI DI MONSELICE  
IL CHIEVO DI GARONZI E L'ESPERIENZA DA ALLENATORE  
PAPA' MAFALDO  
 

Quella prima maglia bianconera...

Fausto Nosè nasce a Nogara il 7 marzo 1951 da Mafaldo e Elena. I genitori vivono nella frazione di Caselle, la frazione più popolosa di Nogara.
“E più rossa d’Italia.” ricorda divertita mamma Elena, originaria di Isola della Scala “Io ero di tradizione democristiana e, quando ci furono le elezioni politiche, al seggio di Caselle creai lo scompiglio. Erano anni molto difficili per sbarcare il lunario, ogni cosa bisognava conquistarsela con fatica: la casa ce la siamo costruita mattone dopo mattone, all’Aralonga (una via di Caselle che era praticamente una sorta di frazione nella frazione).”

Elena trova lavoro come cuoca nel locale canapificio, uno degli stabilimenti più importanti della Bassa Veronese negli anni Cinquanta. “Preparavo i pasti per gli operai, ma anche qui, per farmi assumere, dovetti lottare a lungo con il padrone, che non voleva prendermi perché ero troppo giovane. Andavo a lavorare con Faustino, mica c’erano gli asili, lo tenevo lì con me, almeno finché non fu grande abbastanza per scappare a giocare a calcio tutto il giorno.”

“La prima maglia da calcio gliel’ho cucita io a mano, era a righe bianconere”.
Nella foto il piccolo Fausto sembra piuttosto imbronciato, faccio osservare: “Non sembra molto entusiasta, magari non apprezzava il bianconero, avrebbe preferito una maglia gialloblu…”
“In realtà da bambino era interista, la Juventus non l’ha mai potuta sopportare. Immaginatevi quando ha saputo che avrebbe esordito in serie A proprio contro la Juventus…”.

Fausto, maglia bianconera o meno, comincia a tirare i primi calci al pallone con gli amici della frazione di Caselle, mentre mamma Elena si perfeziona come “cuoca” del canapificio.
Poi arriva l’epoca della plastica, i sacchi di iuta vengono accantonati e il canapificio, che non ha saputo leggere per tempo i cambiamenti epocali, chiude i battenti nel 1957. Nell’ultimo periodo, man mano che la linea di produzione viene chiusa e gli operai licenziati, Elena assiste alla mobilitazione ed è fra le ultime ad andarsene dallo stabilimento: “Facevo anche le soghe nell’ultimo periodo”.

Finita l’epoca del canapificio nogarese, i coniugi Nosè, come molti altri compaesani, decidono di andare a cercar fortuna altrove e si trasferiscono, nell’aprile del 1960, a Verona, dove nasceranno altre due figlie, le sorelle di Fausto: Rossella e Cinzia. “Le noselete, come le chiamiamo affettuosamente noi.” scherza Zelinda “Mi hanno sempre aiutato molto.” A Verona i Nosè possono mettere a frutto l’esperienza di Elena alla mensa del canapificio aprendo una trattoria.

“La Pergola,” racconta Elena “vicino al Ponte Garibaldi. Lì abbiamo passato alcuni degli anni più belli della nostra vita, sempre in mezzo alla gente. Alla sera il giovane Fausto dava una mano al banco, preparando i quarti di vino, o servendo ai tavoli. Ma la sua testa era già al calcio. Tutti i pomeriggi andava al Duomo a giocare con gli amici; era già talmente bravo che non giocava con i coetanei, ma lo prendevano in squadra i ragazzi più grandi”.


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MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

Qual è stato il miglior gialloblu in campo in

Atalanta-H.Verona?



Atalanta    H.Verona


Bonazzoli F.

Cabal J.

Centonze F.

Coppola D.

Dawidowicz P.

Folorunsho M.

Lazovic D.

Magnani G.

Mitrovic S.

Montipò L.

Noslin T.

Silva D.

Suslov T.

Swiderski K.

Tchatchoua J.

Vinagre R.


 


Riepilogo stagionale e classifica generale




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