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HELLAS VERONA

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HELLAS VERONA

 
Hellas Verona english presentation


INTRODUZIONE  
QUELLA PRIMA MAGLIA BIANCONERA...  
L'INCONTRO CON PAOLO MAGGIORE E LE GIOVANILI DELL'HELLAS  
LA STAGIONE 1970-71 E LE GIOVANI SPERANZE GIALLOBLU  
IL DEBUTTO A TORINO CONTRO LA JUVENTUS  
TRAFERIMENTO A PISA, UN BLITZ DI GARONZI  
DISCESA FRA I DILETTANTI, GLI ANNI DI MONSELICE  
IL CHIEVO DI GARONZI E L'ESPERIENZA DA ALLENATORE  
PAPA' MAFALDO «
 

Papa' Mafaldo

L’album delle foto è finito, in tre ore abbiamo cercato, per quanto possibile, di condensare i ricordi e le emozioni della famiglia Nosè. Ma le sorprese non sono ancora finite: Elena mi vuole mostrare anche una foto del marito Mafaldo, scomparso diversi anni fa. Me la indica: “Anche lui ha giocato a calcio da giovane, nel Nogara”.
Guardo la foto e con grande sorpresa riconosco fra i compagni di squadra la sagoma inconfondibile di Guido Tavellin e il baffo di Pellicari.

“Un momento:” chiedo “che squadra è questa?”
“Dev’essere il Nogara”.

Poi mi ricordo che nel citato libro sul calcio nogarese di Giordano Padovani si narrano le vicende del Nogara in tempo di guerra, allorquando – siamo nel 1944 – alcuni giocatori del Verona, dopo l’interruzione del campionato dell’Alta Italia per motivi bellici, vanno a giocare in provincia, non essendoci più vincoli di tesseramento. Per i giocatori era un modo di esorcizzare le paure della guerra e rimanere in allenamento, ma anche di guadagnarsi generi di prima necessità che scarseggiavano in città. I giocatori venivano “pagati”, in estrema sintesi, con derrate alimentari, con ospitalità presso le famiglie locali e con qualche allegra, per quanto il periodo poteva permettere, risottata.

Nogara 1944
Nella foto, tratta dal libro di Giordano Padovani, del Nogara 1944, si possono riconoscere, nella fila in alto, Trevisani (terzo giocatore da sinistra a parte il portiere), Tavellin e Carton (quinto e sesto da sinistra); accosciati, Bellesini, secondo da sinistra, e Pellicari, ultimo da sinistra. Mafaldo Nosè è in piedi al centro, vicino a Trevisani.

Unico nogarese fra i tanti volti gialloblu e fra altri giocatori provenienti da formazioni, proprio Mafaldo Nosè, papà di Fausto. Gli scherzi del destino, a quanto pare. Guido Tavellin fu prima compagno di squadra di Mafaldo Nosè, nei difficili anni della guerra, e poi si trovò ad allenarne il figlio nella De Martino del Verona, circa 25 anni dopo.

E’ arrivato davvero il momento di andare. Fausto Nosè mi saluta con un affettuoso abbraccio e, nonostante i diversi centimetri in più, stavolta sono io a sentirmi “piccolo” di fronte alla disarmante forza e dignità di quest’uomo che, ogni giorno, affronta il silenzio della sua malattia. Attraverso questo “speciale” abbiamo cercato di dare voce ai suoi racconti, con l’aiuto dei famigliari e di diverse altre persone, contattate dopo l’incontro, che hanno conosciuto Fausto Nosè per motivi calcistici e non solo. Tutti hanno speso belle parole per lui. Forse mi sbagliavo in principio di articolo: non è vero che Fausto Nosè è ricordato solo per la curiosità di una figurina Panini. Allo stesso modo in cui non sono 5 centimetri in più o in meno sull’altezza a decidere della “statura” di un uomo.

Paolo

 

Ringraziamenti.
E’ doveroso a questo punto fare i ringraziamenti: in primis a Fausto Nosè e familiari che mi ha fatto entrare con grande ospitalità non solo nella loro casa ma anche nei loro ricordi personali.
Ringraziamenti vanno poi a Pino Lazzaro, Carlo Perusi, Giordano Padovani, e a tutta la redazione di Hellastory.


« Il Chievo di Garonzi e l'esperienza da allenatore  

MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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