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Descendere (non morari) - Speciale retrocessioni su Hellastory.net

1957/1958, parte 2

Verona-Sampdoria 5-3, tutti si complimentano con Del Vecchio
Verona-Sampdoria 5-3, tutti si complimentano con Del Vecchio per la cinquina rifilata ai doriani.

Dalla vittoria contro il Napoli in avanti la magia si spegne. Il Verona perde ben cinque partite di fila e viene risucchiato nel vortice. Alla ventisettesima giornata è terzultimo, con le sole Sampdoria e Genoa alle spalle a -3 punti. Come succede in queste occasioni non è facile capire che si sta effettivamente scivolando verso l’inferno anche perché all’inizio è (o sembra) solo sfortuna. All’inizio pensi ad un periodo passeggero e poi quando ti accorgi di non riuscire più a reagire è troppo tardi. Il periodo nero combacia all’incirca con la malattia di Bagnoli, una brutta pleurite che lo metterà al tappeto fino alla fine della stagione. Purtroppo nessuno è in grado di sostituirlo a dovere e comincia nel suo ruolo una girandola di cambi che sembra non trovare fine perché, c’è poco da fare, Bagnoli era un giocatore insostituibile. Su qualcuno si poteva continuare a contare ma su altri non c’era verso. Rosetta cominciava ad accusare l’età e spesso marcava visita, Gundersen deludente ed abulico, Del Vecchio in preda alla saudade giocava in maniera discontinua. In porta già da un po’ c’era il dubbio che Ghizzardi non fosse all’altezza della Serie A e venne sostituito da Servidati. Quest’ultimo dimostrò presto che ci si sbagliava e che era meglio continuare a puntare sul nostro giovane “fiol del cogo”.

Una serie di circostanze scollegate quindi tra loro ma che alla fine generarono sciagure a non finire. A Firenze la squadra di Piccioli passa miracolosamente in vantaggio e poi raccogliendo le forze pratica un catenaccio così intenso che alla fine riesce a strappare un punticino. Poi i colpi di grazia: sconfitte casalinghe contro la SPAL e quel che è peggio contro il Genoa che a quel punto ci sorpassa e ci lascia all’ultimo posto. La trasferta successiva contro il Milan è praticamente solo l’ultima formalità per dare a Piccioli il ben servito. Ma a questo punto in società regna il caos più totale. Ufficialmente la squadra viene affidata a Bonizzoni e alla vecchia gloria gialloblu Tavellin. I giocatori diranno poi che nello spogliatoio regnava l’anarchia e giravano anche strani medicinali. La vittoria in casa alla penultima non serve a nulla perché poi nell’ultima partita del torneo, contro la Lazio un sonoro 4-0 in una partita praticamente mai giocata dai nostri, toglie ogni ulteriore speranza di salvezza. Ultimo posto e retrocessione? No, non è ancora finita.

Stefanini allo scambio dei gagliardetti prima di Lazio-Verona del 25/5/1958
Scambio di convenevoli a Roma prima dell'ennesima illusoria chance all'ultima campionato tra capitan Stefanini e il biancoazzurro Muccinelli sotto lo sguardo dell'arbitro Bonetto.
Foto laziowiki.org

In tutto questo disastro sportivo ci sono due accadimenti che avrebbero ancora potuto salvare il Verona dalla retrocessione. Il primo si chiama “Lodo Pasquale”, ovvero il provvedimento del nuovo presidente della “Lega Nazionale Professionale del Calcio” che dopo lunga querelle interna, ad aprile 1958 (!) cambia il regolamento del torneo relativo alle retrocessioni. Viene bloccato il progetto di portare la A da 18 a 16 squadre (legato al desiderio di migliorare la qualità del calcio italiano visti i disastri della Nazionale) quindi non retrocederanno più tre squadre ma solo due mentre resterà una la promozione diretta dalla B. Tuttavia la penultima di A andrà a scontrarsi in doppio spareggio con la seconda della serie B che fino a quel momento non avrebbe avuto possibilità di promozione.

Il brasiliano oriundo Emanuele Del Vecchio
Il brasiliano "oriundo" Emanuele Del Vecchio, da lui dipese nel bene e nel male il campionato del Verona.

Il secondo accadimento invece riguarda un illecito sulla partita Padova-Atalanta, il cosiddetto “caso Azzini” che scoppia verso la fine del campionato e che sembra, si dice, si vocifera, possa far retrocedere l’Atalanta dal penultimo posto finale all’ultimo. A Verona sono già sicuri di questa eventualità prima che finisca il campionato tanto che Tavellin dirà poi che, con lo spareggio all’orizzonte, nelle ultime gare aveva fatto riposare alcuni giocatori che erano - già da un bel po’- fisicamente a pezzi. Si dice che Mondadori, neo eletto vicepresidente della Lega, avesse avuto una buona parte di merito nello spingere per la retrocessione a tavolino dell’Atalanta. La discussione si protrae molto a lungo. Il campionato finisce il 25 maggio e la situazione è tutt’altro che chiara. Ferma restando la volontà di punire l’Atalanta, c’è chi perora la tesi che a quel punto lo spareggio non s’aveva da fare perché il Verona si è classificato ultimo e quindi a livello sportivo non aveva diritto ad un’altra chance. Prima tra tutti a sposare questa tesi è la Bari, arrivata seconda in serie B che ora spera nella promozione diretta in A senza bisogno di spareggi. Ma anche i pugliesi devono fare il conto che senza il tardivo Lodo Pasquale non avrebbero mai avuto diritto a salire in serie A come secondi, nemmeno passando dallo spareggio. Si va avanti fino ad estate inoltrata quando si arriva alla sentenza definitiva che dava ragione alle sicurezze del Verona: Atalanta ultima e spareggio tra veronesi e baresi con due partite a fine luglio.

E’ uno scandalo nello scandalo: quasi due mesi dopo la fine del campionato, in piena canicola estiva,  due squadre devono giocarsi salvezza e promozione a causa di una partita truccata e di un “lodo” tardivo, ideato solo per preservare lo status quo della seria A. Guai a chi si azzarda ancora a dire che al giorno d’oggi il calcio italiano è malato!

Il Verona nel frattempo si era preparato come meglio poteva, chiamando come direttore tecnico Gipo Viani, allora al Milan con cui aveva vinto lo scudetto l’anno precedente. Un personaggio molto discusso ma pur sempre un mammasantissima dell’epoca anche se con metodi d’insegnamento e teorie forse un po’ troppo sofisticati per i nostri giocatori. Assieme a lui arriva anche il validissimo preparatore atletico Van Zandt dal Milan (“un negro”, sottolineerà in maniera molto provinciale L’Arena) perché i nostri sono completamente scoppiati. Del Vecchio, che è stato già venduto al Napoli e ha già cominciato con loro la preparazione, viene richiamato a Verona grazie ad una clausola appositamente inserita nel contratto. Tutta assieme, questa allegra banda gira per un mese in tutto il nord Italia alla ricerca di un campo su cui allenarsi in cui non sia stata seminata l’erba nuova ma sembra un’impresa quasi impossibile.

Tutti in fondo sperano ancora nel miracolo ma sono per primi i nostri a non essere molto convinti. Lo stesso Mondadori dirà alla stampa che non sa se si rivedrà la squadra forte di inizio stagione o quella debosciata degli ultimi mesi.  La stampa è concorde nel dire che il Verona è tecnicamente superiore al Bari ma che la Bari è una squadra più tosta e operaia.

I ruoli rispetto all’inizio del campionato si sono ribaltati. Eravamo noi la squadra umile e grintosa, ora dopo 10 mesi ci siamo imborghesiti senza averne motivo e non abbiamo più forza, né mentale né fisica. A poco serviranno i super preparatori e i super tecnici, non servirà nemmeno dare la colpa al ritiro in montagna  che ha segato le gambe ai nostri poi tornando nella calura di Bologna dove si giocava il primo spareggio. I fatti dicono una sola cosa: la Bari allenata dal nostro ex mister Allasio (e solo da lui, senza tanti altri collaboratori), ci ha messo sotto all’andata e anche al ritorno a Roma. Non c’è proprio mai stata partita, in campo e nemmeno sugli spalti dove i baresi erano tanti di più dei nostri e il clima era abbastanza intimidatorio. Piccolo giallo: nella partita di ritorno Del Vecchio, l’unico che fosse in grado di ribaltare il risultato è stato tenuto fuori da Gipo Viani, ufficialmente perché il brasiliano non era in perfetta forma fisica mentre secondo il giocatore si trattava di una ripicca personale. Ultimo atto inspiegabile di una stagione assolutamente incredibile.

Retrocessione pienamente meritata quindi, duole dirlo, forse un po’ per sfortuna, un po’ per scarsa esperienza, un po’ per scarsa abilità a livello dirigenziale.

Il presidente Giorgio Mondadori
Il presidente Giorgio Mondadori, all'epoca 41enne ed erede designato della famosa casa editrice. Splendida persona ma pagò l'inesperienza.

A fine stagione il presidente Mondadori, sconfitto su tutta la linea, si dimise dalla carica e il Verona si fuse con l’Hellas, squadra cittadina di serie C, alle prese con guai finanziari. Resterà Gipo Viani alla guida tecnica ancora per qualche mese, poi verrà esonerato per scarsi risultati e tornerà al Milan per vincere un nuovo scudetto. I migliori giocatori verranno ceduti e Gundersen rispedito al mittente dopo poche giornate. Non ci fu riscossa l’anno successivo e per molti anni ancora ci toccò di restare ancora, a espiare, in Serie B.

Valeriano



Un ringraziamento particolare all'A.S.D. Ex Calciatori Hellas Verona.




Hellastory, 31/03/2016



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