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PROSSIMO IMPEGNO
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Tradizione negativa
Il Torino è una di quelle squadre che al Bentegodi si trovano a loro agio. Difficile interpretare in altro modo i numeri che dicono che, in serie A, i granata hanno vinto a Verona 9 volte su 22 precedenti. Restringendo il campo, negli ultimi 6 precedenti al Bentegodi, il Torino si è imposto per ben 5 volte; l'ultimo punto conquistato dal Verona è lo 0-0 del 16 aprile 1989, quando in panchina sedeva ancora un certo Bagnoli.
Solo una volta si è giocato a febbraio, lo scorso campionato, quando la formazione allenata dall'ex Ventura si impose 3-1, rimontando il gol di Toni con Immobile, Cerci e El Kaddouri. La rimonta granata fu agevolata da una svista del guardalinee sul gol del pari di Immobile, ma la difesa gialloblu andò in bambola per un quarto d'ora consentendo agli avversari di completare l'opera con rapide azioni in verticale. L'Hellas veniva da una settimana di esaltazione dopo il pareggio 2-2 strappato alla Juventus in extremis con il gol di Juanito Gomez. Oggi ci sentiamo di dire che non esiste il rischio che la formazione di Mandorlini entri in campo distratta dagli elogi. Anzi, dopo la sconfitta di Palermo, la gara con il Torino diventa un ulteriore crocevia che potrebbe cambiare la stagione facendola uscire dall'anonimato, a patto che si riesca a trovare una certa continuità di risultati.
Una prateria per Franco
L'episodio è stato “celebrato” da Hellastory nell'elenco delle prime 10 follie gialloblu: stiamo parlando del gol in contropiede di Josè Franco che regalò al Torino la vittoria al Bentegodi il 30 marzo 2002. Con il Verona tutto in attacco su azione d'angolo, Teodorani svirgola un tiraccio dalla distanza e lascia campo libero all'attaccante uruguagio che, praticamente incredulo, può correre palla al piede indisturbato fino alla porta di Ferron. Finì 1-0 per il Torino, con il Verona alla terza sconfitta consecutiva, ormai pericolosamente incanalato sul viale della retrocessione più assurda della storia.
Oltre a quella nefasta gara del marzo 2002, il Torino ha mantenuto la propria porta inviolata a Verona in altre 11 gare: praticamente faremmo prima a citare quelle in cui il Verona è andato a segno. Addirittura i granata sono riusciti a non subire gol al Bentegodi per ben 7 gare di fila negli anni Settanta, allorquando nelle stagioni di serie A dal 1971-72 alla 1978-79 (escluso ovviamente il campionato di B 1974-75), si registrarono 5 pareggi per 0-0 e due vittorie esterne per 0-1.
Clamoroso esordio di Zmuda
A rompere l'incantesimo, che durava dal 6 gennaio 1971 (vittoria 1-0 firmata da Sergio Clerici), ci pensò Luigi Sacchetti il 12 dicembre 1982, con un gol di testa al 5' del primo tempo, su punizione di Dirceu. Il gol, contestato dal Torino per un sospetto fuorigioco, regalò al Verona il successo per 1-0. Per i gialloblu era il decimo risultato utile consecutivo, che valeva il secondo posto in classifica, ad un solo punto dalla Roma.
La gara è ricordata anche per l'esordio di Wladyslaw Zmuda nel campionato italiano: il polacco entrò in campo a pochi minuti dalla fine, con la maglia n. 14, per sostituire Di Gennaro. Sbarcato in Italia con la fama di essere uno dei più forti liberi del mondo, al termine del Mundial di Spagna, Zmuda si infortunò durante il ritiro, nell'amichevole di Predazzo contro la Dolomitica disputata l'11 agosto 1982. Dopo l'intervento e un lungo recupero, il polacco potè quindi esordire nel finale contro il Torino. Ai taccuini dei giornalisti confessò l'emozione per il boato con cui fu accolto dai tifosi del Verona all'ingresso in campo: “Io sto bene, sono ormai pronto”. Invece la sfortuna continuò ad accanirsi contro di lui, e a fine stagione le presenze sul tabellino saranno solamente due. Oltre allo spezzone di gara con il Torino, Zmuda disputò 13 minuti nella gara di Napoli del 2 gennaio 1983, nella quale il Verona vinse 2-1 con una strepitosa doppietta di Pierino Fanna.
Da domani comincia un nuovo campionato, in teoria. Il mercato di gennaio, appendice quanto mai utile ai media per dirette televisive ispirate alla notte degli Oscar, ha ridisegnato molte delle rose delle formazioni di serie A. E' difficile dire se il Verona si sia rinforzato: l'impressione è più che altro che Sogliano si sia limitato al compitino ma, indipendentemente dai nuovi arrivi, le “energie” per una salvezza tranquilla vanno cercate in una quadratura tattica che, quest'anno, è spesso mancata. Con il Torino, a patto di spezzare il tabù della tradizione negativa, sarebbe importante confermare il Bentegodi come terreno amico, dopo le vittorie con Parma e Atalanta.
Paolo
(La prima foto è tratta dal sito Sportal.it, la foto di Franco dall'Album Panini, e la foto del gol di Sacchetti dal quotidiano La Stampa del 13 dicembre 1982)
Lazio e Torino, che peraltro sono formazioni superiori, hanno evidenziato un tema già affrontato durante l'estate: la difesa. È innegabile che Sogliano abbia lavorato con maggiore attenzione alla scoperta prima e all'arrivo poi di giocatori di qualità a centrocampo e in attacco, in ottica plusvalenze. E si vede. Ogni partita scopriamo un gesto tecnico superiore alla media da parte di Harroui, Kastanos, Tengstedt, e perfino di Livramento e Mosquera. Altri ne arriveranno da nuovi giocatori che al momento non conosciamo bene perché si stanno ancora integrando. Per non parlare dell'evoluzione esponenziale di Belahyane che creerà non pochi, ma piacevoli, problemi di turnover al mister al rientro di Duda e Serdar. Sulla difesa invece non si è lavorato. O non abbastanza. Gli arrivi nel finale di Daniliuc e Bradaric non sembrano decisivi in un reparto dove Frese e Okou faticano ad adattarsi al livello del nostro campionato. E neppure i ritorni di Faraoni (bloccato a Verona solo a causa di un ingaggio pesante) e Ghilardi (mai veramente preso in considerazione) sembrano essere un valore aggiunto.
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Riepilogo stagionale e classifica generale
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