Archiviata, con successo, la pratica Vicenza, aspettiamo fiduciosi che scenda al Bentegodi la squadra alabardata. Avanti col Nordest. Tra Verona e Triestina non esiste una «storia infinita» come potrebbe essere quella coi vicentini, dieci incontri soltanto e tutti in serie B. Per il resto, le due squadre, si sono rincorse e respinte in campionati diversi.
Un primo dato significativo riguarda le stagioni giocate in serie A: 27 la Triestina e 24 il Verona, non c'è mai stato uno scontro diretto.
Ho voluto un po' documentarmi sulla storia di questa società, ne sono usciti tanti aspetti degni di nota.
La nascita avviene nel dicembre 1918 e il primo decennio non è particolarmente significativo. Nel 1929 troviamo la Triestina iscritta al girone A della I^ divisione nazionale: si classifica dignitosamente al nono posto, ma non basta, perché saranno ammesse al nuovo campionato di serie A le prime otto. Succede che nell'altro girone Lazio e Napoli arrivarono appaiate in ottava posizione. Hanno già disputato tre incontri di spareggio, tutti chiusi in parità. Il quarto testa a testa è fissato a Padova, ma siamo già a luglio inoltrato e laziali e napoletani erano ormai allo stremo delle forze e non erano certo entusiasti di giocarsi in un solo match una posta tanto importante. A questo punto si inserì la Triestina, i cui dirigenti scesero a Roma per chiedere un trattamento di favore per la loro squadra,in virtù di titoli non tanto sportivi, quanto patriottici. Che campionato italiano sarebbe mai stato senza Trieste, annessa alla madrepatria dopo tanti sacrifici? Morale della favola, il presidente federale, tale Arpinati, diede la sua benedizione e così Napoli, Lazio e Triestina, secondo un compromesso patriottico-sentimentale, entrarono in serie A. La Triestina si mostrò subito degna di questo «favore», rimanendo nella massima categoria per ventisei campionati consecutivi, da quel lontano 1929/30, che segnò l'introduzione del girone unico, sino al 1956/57.
Altro «escamotage», dopo la guerra, nella stagione 1946/47. La Triestina si classificò, staccatissima, all'ultimo posto della serie A, ma venne riammessa alla stessa serie per le sue benemerenze sportive. Ancora una volta il calcio fece prevalere i sentimenti sull'arido riscontro tecnico. D'altra parte, in un'Italia che piano piano tentava di risollevarsi, Trieste, ancora inclusa nella zona A del territorio libero, rappresentava un simbolo che meritava rispetto.
Anche stavolta la Triestina rispose alla grande, nella stagione successiva, 1947/48, realizzò il capolavoro della sua vita sportiva: si classificò al secondo posto, alle spalle dell'inavvicinabile Torino. Artefice di quell'exploit fu Nereo Rocco, questa volta in veste di allenatore, dopo essere stato uno dei giocatori più rappresentativi della squadra giuliana. Il «paron» aveva cominciato ad applicare un anticipo di «catenaccio» (anche se allora non era stato ancora….. «ufficialmente» inventato), che metteva in grave imbarazzo avversari tecnicamente più dotati.
Arriviamo alla stagione 1958/59 che resta, a tutt'oggi, l'ultima apparizione della Triestina in serie A. Inizia quindi un autentico calvario di retrocessioni in serie C, di effimeri ritorni e addirittura di cadute in quarta categoria.
A metà degli anni '80 iniziano i guai con la giustizia sportiva: 1985/86, penalizzata di un punto, per un'oscura vicenda di illecito, sfiora la serie A; nel 1986/87 parte con 4 punti di handicap e ottiene un lusinghiero undicesimo posto finale. Altra mazzata disciplinare l'anno successivo, 5 punti di penalizzazione, con conseguente retrocessione.
Il cerchio si chiude alla fine del torneo di C1 1993/94 quando viene esclusa per inadempienze finanziarie e irregolarità di gestione. Da lì la risalita, ora è al quinto anno consecutivo di B, proprio come noi.
Già che c'ero, spulciando le varie «rose» della squadra mi sono tolto lo sfizio di vedere quanti e quali giocatori abbiano vestito le due maglie, eccoli: Tulissi, Torresin, D'Ottavio, Menichini, Polonia, Marangon II, Terraciano, Furlanetto, Abbruscato, Zanini, Soligo, Munari, Pagliuca e Esposito M., un vero «parterre du roi» (?).
Detto che non si vince in campionato, in casa, da 187 giorni, vi auguro una buona partita, non come quella del marzo scorso che nessuno ha visto.
CARLO
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