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HELLAS VERONA / Le Ultimissime

CRAC PARMALAT: PASTORELLO CHIEDE DI COLLABORARE PER LA DIFESA CON SETTI!

Hellastory: Le Ultimissime

CRAC PARMALAT: PASTORELLO CHIEDE DI COLLABORARE PER LA DIFESA CON SETTI!
CRAC PARMALAT: PASTORELLO CHIEDE DI COLLABORARE PER LA DIFESA CON SETTI!

Nei giorni scorsi è rimbalzata la notizia del rinvio a giudizio per Calisto Tanzi e Giambattista Pastorello nell'ambito delle indagini sul crac Parmalat e, soprattutto, della clamorosa richiesta da parte della Procura di Parma di procedere al sequestro conservativo di quasi 17 milioni di euro del Verona Calcio.
Per gli inquirenti, i 16,7 milioni di euro da sequestrare sarebbero stati distratti dai due indagati (e vecchi amici: Pastorello fu a lungo dg del Parma) dalle casse della squadra emiliana a beneficio dell’Hellas Verona, attraverso una lunga serie di compravendite fittizie di giocatori (in particolare Gilardino, Mutu e Bonazzoli). Finti acquisti e prestiti che si trasformavano in soldi e plusvalenze: ossigeno che, secondo la procura, il Parma girava al Verona permettendogli di sopravvivere. Anche perché, sempre secondo i pm, il vero capo dell’Hellas era lo stesso Tanzi, in barba allo statuto della Figc che vieta di possedere più di una squadra professionista. I magistrati hanno infatti ricostruito che l’acquisto del Verona venne effettuato da Pastorello grazie a generosi prestiti bancari ottenuti con fideiussioni di Tanzi che all’epoca, era il ’98, aveva ancora un nome da spendere.

In questa ottica la richiesta di sequestro conservativo di 16,7 milioni di euro dell'Hellas (oltre a 1,8 milioni dello stesso Pastorello) andrebbe a tutela della lunga schiera dei creditori di Parmalat, dal momento che, secondo la ricostruzione citata, quei soldi sarebbero finiti indebitamente nelle casse del Verona da conti riconducibili al gruppo di Collecchio. La richiesta di sequestro della cifra, se venisse accolta (la prossima udienza è fissata per il 13 giugno), avrebbe effetti devastanti per le casse gialloblu, con la società che si troverebbe di fronte alla necessità di effettuare una ricapitalizzazione significativa (probabilmente ben al di là delle disponibilità personali di Setti), svendere tutti i migliori giocatori della squadra e/o ricorrere ad un onerosissimo finanziamento bancario (ammesso che venga concesso, visti i tempi) per evitare il fallimento.

Ma qual'è la reale fondatezza delle accuse della procura? E' ragionevole che si arrivi ad uno scenario così drammatico? Per cercare di chiarire un pò i dubbi può essere utile la lettura di un'intervista di Alessio Corazza a Giambattista Pastorello, pubblicata su Corriere del Veneto del 16 marzo 2013, che riportiamo integralmente di seguito.

«MA QUALE SEQUESTO, I CREDITORI DEL PARMA SIAMO IO E L'HELLAS»

Secondo i pubblici ministeri di Parma, non era Giambattista Pastorello il vero padrone dell’Hellas tra il ’98 e il 2003, ma l’allora patron di Parmalat e del Parma calcio Calisto Tanzi: per questo, oltre a chiedere il rinvio a giudizio dell’ex presidente gialloblù per concorso in bancarotta fraudolenta, hanno chiesto il sequestro conservativo di 16,7 milioni di euro dell’Hellas (oltre a 1,8 milioni dello stesso Pastorello) a tutela della lunga schiera dei creditori di Parmalat, sostenendo che quei soldi finirono indebitamente nelle casse del Verona da conti riconducibili al gruppo di Collecchio. La versione di Pastorello è tuttavia completamente opposta: nelle compravendite di giocatori tra Verona e Parma (che i pm parmigiani ritengono «fittizie » o a cifre gonfiate) gli emiliani ci hanno sempre guadagnato; non solo, nel caso della cessione di Alberto Gilardino, sarebbero l’Hellas e lo stesso Pastorello ad avanzare crediti dal Parma (complessivamente 12 milioni di euro) e non il contrario.

Pastorello: il padrone non era Tanzi. L’ex presidente «chiama» Setti: «Collaboriamo» La versione di Pastorello è tuttavia completamente opposta: nelle compravendite di giocatori tra Verona e Parma (che i pm parmigiani ritengono «fittizie » o a cifre gonfiate) gli emiliani ci hanno sempre guadagnato; non solo, nel caso della cessione di Alberto Gilardino, sarebbero l'Hellas e lo stesso Pastorello ad avanzare crediti dal Parma (complessivamente 12 milioni di euro) e non il contrario.

Pastorello, come commenta la richiesta di rinvio a giudizio e di sequestro avanzata dalla procura di Parma? «Intanto sottolineiamo che si tratta di richieste e attendiamo fiduciosi la decisione del giudice. La verità, tuttavia, è che se qui ci sono dei creditori, sono l'Hellas Verona e il sottoscritto nei confronti del Parma ».

Si riferisce al caso Gilardino? «Certo, c'è tutt'ora una causa civile in corso, che mi auguro si possa concludere al più presto. Qui si parla di 12 milioni di euro che spettano a me e al Verona (il riferimento è alla scrittura privata tra Pastorello e l'allora dirigente del Parma Arrigo Sacchi, per cui il Verona avrebbe incassato il 50 per cento da un'eventuale futura cessione di Gilardino, che poi fu venduto nel 2005 al Milan per 24 milioni, ndr)».

Quanto alla tesi della procura di Parma sulle compravendite fittizie tra Verona e Parma, cosa risponde? «La contesto totalmente. Le plusvalenze le ha fatte tutte il Parma. Gilardino ce lo hanno pagato nove milioni e l'hanno venduto a 24 milioni. Mutu lo abbiamo ceduto a nove, e lo hanno rivenduto a 22. Non riesco davvero a capire cosa c'entri l'Hellas».

C'entra, perché i pm ritengono che il vero proprietario non fosse lei, ma Tanzi. «Fermo restando che l'Hellas era del sottoscritto, ma, ammesso e non concesso che l'Hellas fosse di Tanzi, allora il responsabile dovrebbe essere lui, no?»

Però quanto lei acquistò il Verona da Alberto Mazzi non fu Tanzi a fornire le garanzie in banca per le fidejussioni? «Beh, le garanzie in banca le ho date innanzitutto io e la mia famiglia, poi è vero, anche Tanzi, ma nella realtà non ha versato nemmeno un centesimo per il Verona».

E' preoccupato per la richiesta di rinvio a giudizio? «No, spero che la giustizia faccia il suo corso. Quanto al caso Gilardino, sono in possesso di una documentazione molto ben elaborata, basta che adesso anche l'Hellas mi dia una mano. E' nel suo interesse, come nel mio».

Auspica una telefonata dall'attuale presidente, Maurizio Setti? «Non c'è dubbio, anche se non ho il piacere di conoscerlo personalmente».

Lei sa che a Verona è considerato il responsabile dei travagli recenti della squadra. «Non credo sia una fama meritata. Ho preso l'Hellas in serie B, siamo andati in serie A dopo aver vinto il campionato. E poi ho portato a Verona dei veri giocatori, campioni che non si erano mai visti dai tempi di Chiampan e dal periodo d'oro legato a Bagnoli».

Però poi ha lasciato le macerie. «Le macerie, dice. Ho lasciato la squadra in serie B, questo sì. L'Hellas è stato messo in difficoltà non da me, ma da chi non ha rispettato gli impegni assunti».

Come vede il mondo del calcio oggi? «Sempre il solito, non è cambiato molto. C'è sempre molta litigiosità, mi sembra che in questo rispecchi il Paese nel suo complesso»

.

Enrico

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Hellastory, 20/03/2013

MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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