Bonesini Antonio Nato a: Verona Il: 24.09.1910 Morto a: Verona Il: 30.11.1973 Nazionalità: italiana Altezza: - Peso: - Ruolo: Mezzala, Mezzala di Punta Club scuola: Hellas Verona

Avvalendoci di un articolo apparso su L'Arena del 3 dicembre 1973 ad opera di Ugo Mirto, vogliamo ricordare Antonio Bonesini, detto Toni, uno dei giocatori più amati dai tifosi nell'anteguerra e del quale, a quasi 50 anni dalla scomparsa, si erano un po' perse le tracce.

TONI BONESINI, UN UOMO BUONO, UN GRANDE ATLETA.

Una breve degenza in una sa di cura, di cui pochi erano a conoscenza, poi il decesso. Così Antonio Bonesini se n'è andato. In sordina, con tutta modestia, come era vissuto. Gli sportivi veronesi, soprattutto la vecchia guardia, inchinano le loro bandiere, esprimono il loro sincero dolore.

Con Bonesini scompare un giocatore di calcio, un atleta che negli anni trenta ha onorato Verona e lo sport, scompare un uomo la cui vita esemplare può essere di insegnamento, di guida. Era nato nel 1910 e già nel 1927 aveva il suo posto di titolare nell'Hellas. Fusosi questo sodalizio con il Verona milita nelle file gialloblu. Il suo ruolo è di interno di punta, la sua caratteristica è una piena visione del gioco, un tiro al fulmicotone. Nel '32 si trasferisce a Firenze e nella squadra viola milita per due stagioni. Sembra lanciato verso l'olimpo del calcio italiano quando viene colpito da un male oscuro, poi diagnosticato per flebite. Sembra la fine.

Ma l'uomo con la sua strenua volontà ha il sopravvento. Si sottopone a lunghe cure sino a quando non è in grado di riprendere a calciare il pallone. Scende tutta la penisola, passa lo stretto ed arriva a Palermo per vestire la maglia della squadra rosanero appena affacciatasi alla massima divisione.

Noi l'abbiamo visto giocare per la prima volta nel rettangolo verde della «Favorita», lo abbiamo seguito nell'ascesa verso una vera idolatria. A Palermo «Toni» era sinonimo di classe, di impegno, di serietà professionale, tanto che nello spazio di due anni la squadra rosanero ingaggiava i veneti Castellani, Capitanio, De Manzano, Gruden, Palumbo. Alla vigilia della guerra torna a Verona per due stagioni ma a causa del disturbo circolatorio ha poi abbandonato totalmente il calcio che conta e la sua parabola discendente lo porterà quindi nella Molinella e poi nella Reggiana.

Ritiratosi dall'attività resterà sempre vicino al mondo del calcio, sia quello più blasonato sia quello cosiddetto minore.

Voleva vivere tranquillo, si è imposto una vita tranquilla. Ogni giorno nella tarda mattina e a metà pomeriggio, gli amici lo aspettavano al «Chianti», un bar all'inizio di via Leoni. Toni immancabilmente, in estate ed in inverno, arrivava in bicicletta per consumare il suo «goto», per fare le quotidiane «ciacole». Adesso non lo aspetteranno, anzi, non lo aspetteremo più. Ma lo ricorderemo, come si ricorda un uomo buono, un atleta che ha dato lustro allo sport veronese e non solo veronese.