parte 1 - QUALCOSA DA SALVARE? |
di Davide
![]() Un campionato di serie C, il primo della storia “moderna” del Verona, è di per sé una brutta esperienza. Quando poi è condotto sempre in fondo alla classifica e la salvezza arriva all’ultimo minuto di uno spareggio, si rischia di dover coniare nuovi aggettivi per definire la situazione, oppure è il caso di affidarsi al dialetto e la definizione “l’è ‘na val che se brusa”, mi sembra la più adatta al caso. Difficile trovare qualcosa di positivo nella stagione appena conclusa, difficile salvare qualcosa o qualcuno, ma è uno sforzo che in qualche modo dobbiamo fare, da una parte perchè obiettivamente, qualcosa da salvare c’è, dall’altra perchè pensare di aver toccato il fondo a volte serve ad esorcizzare le paure, a contenerle nella frase fatta “si può solo risalire”. Di questa stagione mi resterà il profondo disagio provato quando ho letto per la prima volta il calendario: Legnano, Paganese, Pro Sesto, Foligno... ma quando mai? Il caso ha voluto che il calendario, stampato su una pagina de L’Arena, mi sia capitato in mano proprio un pomeriggio in cui mi dedicavo allo svuotamento dell’armadio causa trasloco. E il caso, bastardissimo, ha voluto che mentre mi rigiravano in testa i nomi delle squadre semisconosciute della C, mi capitasse tra le mani una sciarpa del PAOK Salonicco che risale alla “prima” di Coppa Campioni, una sciarpetta avuta in dono da una tifoso ospite, un ricordo che conservo come una reliquia. Povero Hellas! Che brutta fine. Purtroppo, sono stato anche buon profeta, e prima ancora che iniziasse questo campionato disastroso, ho avuto modo di esprimere il mio dissenso (e non sono stato il solo) per la scelta di Colomba e per una campagna acquisti condotta senza cognizione di causa. Non capivo tanto entusiasmo e tanta sicurezza, ma non avrei mai pensato, onestamente, che avremmo rischiato la C2. Di questa stagione mi resterà il senso di impotenza che provavo mentre guardavo squadre dai nomi e dai colori improbabili (non me ne vogliano i legnanesi ma io non riuscirei a tifare per una squadra “lilla”) che spadroneggiavano al Bentegodi, su quello stesso campo che tante volte aveva trasformato i miei sogni in realtà, dove avevo visto uscire umiliati giocatori come Platini, Maradona, Zico, Van Basten... Mi resterà anche lo spavento provato la prima volta che ho visto Orfei, se non fosse impossibile per evidenti ragioni anagrafiche, direi che potrebbe essere stato il modello per “L’urlo” di Munch.
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