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LADRI DI SOGNI
01/10/2007

Uno passa una settimana intera cercando di districarsi tra i fastidi e i contrattempi che si rigenerano come funghi in famiglia e fuori, prova ad impegnarsi nel modo migliore al lavoro a suon di compromessi e di decisioni epocali, e spera di trovare finalmente un po' di soddisfazione la domenica pomeriggio seduto nel suo bel posticino allo stadio o nel divano di casa per gustarsi la partita del Verona. Il minimo che gli possa capitare, dopo aver subito uno spettacolo del genere, è di urlare a pieni polmoni che siamo in mano a un mucchio di “deficienti”. Ma questa, che vorrebbe essere un'offesa liberatoria, una rivincita per il sopruso subito, purtroppo non ci lascia affatto soddisfatti: è così palese il loro “deficere” nel gioco del calcio e nell'organizzare in maniera decente le cose che non è abbastanza nei riguardi di quei signori là. Inoltre non ci restituisce il maltolto. All'inizio, in genere, ci si arrabbia moltissimo, compromettendo il resto della serata e le relazioni umane. Dopo che la stessa faccenda si ripete più volte subentra una sorta di malessere esistenziale, perché questa è una situazione che non è più possibile accettare. Alla fine, qualcuno è costretto a fregarsene - per legittima difesa - trovando di meglio da fare durante il weekend o prendendola con filosofia, visto che è conclamato che tutti gli sfigati del mondo del pallone si sono dati convegno qui da noi per cercare la loro rivincita personale. E finendo per trovare inevitabilmente l'ennesima sconfitta professionale perché quando uno è scarso di suo, è scarso e basta; e non c'è alcun rimedio. Insomma, mentre noi – con la nostra cocciutaggine e ingenuità - pensiamo di affidare il fine settimana ad eroi buoni e capaci, scopriamo ogni volta di avere a che fare con gente di qualità nettamente inferiore di quella con cui combattiamo tutti i santi giorni.

E allora sapete che faccio? Li smonto pezzo a pezzo.

Proviamo a guardarli un attimo da vicino, questi personaggi illustri. Demitizziamoli una volta per tutte. Evitiamo cioè di considerarli superiori a noi solo perché vanno in giro con la maglietta della squadra del cuore oppure perché parlano in nome e per conto del Verona. Loro sono molto più meschini, mediocri e sciocchi di noi. Non valgono nemmeno la metà del più disgraziato tifoso gialloblu. E lo sapete perché? Perché non conoscono l'eroismo quotidiano di alzarsi presto alla mattina, costretti a fare dello straordinario per regalare una serata diversa alla nostra donna o un regalo carino ai nostri bambini; non sanno neppure fare i conti con il mutuo da pagare e l'auto da aggiustare.

Perché il Verona è finito all'ultimo di classifica in serie C? Ve lo dico io perché.

Innanzitutto perché abbiamo per presidente nostro nonno. Anzi peggio, perché nostro nonno non si sarebbe mai impelagato ad intraprendere, alla sua età, un'avventura che non sa neppure come portare a termine. Non solo non glielo avremo consentito noi, che siamo i suoi nipoti, ma neppure il suo buonsenso e la sua lunga esperienza. Invece abbiamo il privilegio di essere guidati da un settantottenne ispirato esclusivamente dai propri ricordi e dalla propria vanità, assolutamente incapace di relazionarsi con il presente, che sono poi le sfide quotidiane e le decisioni da prendere. Anche le più semplici, come rompere un utilissimo silenzio stampa, evitare che tutti i collaboratori scappino via, distinguere un allenatore da un burocrate. Fa tenerezza nostro nonno, è un eroe consumato dagli anni, la proiezione di quello che saremo noi forse un giorno. L'attuale proprietario del Verona invece non fa alcuna tenerezza, giustamente isolato da tutti per colpa della sua ostinazione.

Poi perché abbiamo per allenatore un impiegato del comune, uno di quelli che girano sempre in giacca e cravatta (notoriamente accessorio non più di moda), grigio fuori e dentro, complessato per la calvizie incipiente e annoiato di se stesso. Uno di quelli, insomma, ai quali ci facciamo scrupolo chiedere un'informazione per paura che ci risponda male o perché lo costringeremmo a lavorare. Colomba, anche in tuta, indossa sempre giacca e cravatta e affronta un avversario con lo stesso temperamento con cui allestirebbe una pratica. Adesso vive in un camper perché, dopo aver girato tutta l'Italia, non riesce più a prendere in affitto un appartamento a causa dei rapidissimi esoneri che subisce. Questo gli ha fatto perdere un sacco di volte la caparra versata. E inoltre può dileguarsi più velocemente dall'assalto dei tifosi inferociti. Gli consiglio vivamente di mettere in moto.

Poi perché abbiamo dei giocatori che ciascuno di noi vorrebbe avere per una settimana alle nostre dipendenze in ufficio o in fabbrica. Sarebbe fantastico avere (presi a caso) Ferrarese, Greco, Da Silva, Comazzi, Morante, Cossu, Orfei, Di Giulio a nostra più completa disposizione. Poiché non avremmo il tempo di farli diventare uomini veri, fragili e complessati come sono, cinque giorni di calci nel sedere, di “zitto e lavora” e di bassa manovalanza non può che giovare alla loro sfrontatezza e presunzione. Viziati e complessati come sono. Il fatto è che sono così imbranati che non distinguono un cacciavite a stella da uno a taglio e non sanno neppure spedire un fax. Non posso neanche collocarli nella categoria delle femminucce, perché ho troppo rispetto per il coraggio, la capacità di reazione e la caparbietà delle donne. Questi qui sono poco e niente: gente che merita professionalmente il penultimo posto in serie C. Anzi, meriterebbe di non giocare più a pallone a pagamento.

Dulcis in fundo, Pastorello e Kannella (rigorosamente con il Kappa, visto il dispotismo con cui ha tiranneggiato a Verona nei suoi 10 mesi di permanenza, come testimonia l'esodo in massa a Corte Pancaldo). Il primo è un vampiro; il secondo un commerciante di calciatori di dubbia qualità. Verona è precipitata  così in basso perché è diventata un mercato di schiavi (del gioco del calcio) in Transilvania. Addio verdeggianti valli venete! Addio Adige! Qua dobbiamo imparare a guardarci alle spalle anche in serie C: perfino la Paganese fa paura.

Sapete come la penso. Questo Verona non rappresenta più niente per me. È un dead man walking  che nessuno ha più il coraggio di difendere e che aspetta senza speranza la sua esecuzione per eccesso di debiti. La condanna definitiva è già stata pronunciata e l'accusa è di incuria, presunzione, inettitudine e tradimento dei tifosi. E' una creatura destinata a sparire e a lasciare il posto a qualcosa di diverso. A persone diverse.

Sapete cosa non accetto di questi finti eroi? L'aver reso la nostra domenica pomeriggio esattamente come fosse un lunedì mattina. Il loro delitto più grande è stato quello di averci privato di un pomeriggio fondamentale della nostra settimana. Quello dedicato all'immaginazione e ai sogni.

Massimo




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