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No che non è un derby, santo cielo! Ancora con questa storia? Non lo è perché il derby vero è col Vicenza!
Anche se questa rischia di diventare una storia terribilmente antica, da ricordare come quelle sul vecio Bentegodi o su Zigoni con la pelliccia, tanto quanto sono antiche le storie di quelli là, che mi ostinerò a non nominare fino alla fine dei miei giorni, riguardanti i mitici derby col Parona sui campi di terra e sassi.
Non so per quanto tempo ancora possiamo pensare di andare avanti a raccontarcela e a credere che sia la verità. Noi, ancorati ad un calcio che c'era quando eravamo giovani, quando tante di quelle squadre che adesso sono in A e in B le trovavi sugli album Panini forse solo menzionate nella sezione “Interregionale”. Non è mica vero che si stava meglio quando si stava peggio, solo si era un po' più giovani e a dire la verità quando eravamo giovani fatalità abbiamo anche vinto uno Scudetto e facevamo i fighi in giro per l'Europa. Allora forse è più giusto dire che si stava meglio quando si stava meglio, perché ora stiamo sicuramente peggio e siamo anche più vecchi. Peggio di così non ci poteva andare o forse siamo fortunati ad aver vissuto certi momenti? Dipende un po' dai punti di vista.
Così come “si, va ben, abbiamo vinto contro il Benevento solo perché erano in 10” oppure “evviva, abbiamo vinto contro il Benevento e ci siamo tirati su di morale e di classifica!”. Dipende da quanto ci vogliamo far male da soli e dipende anche da quanto grado di depressione calcistica abbiamo addosso. Non so se il nostro ambiente sia mai stato così depresso come in questo periodo. Eravamo migliori di adesso, una volta. Avevamo più entusiasmo ed era un entusiasmo che prescindeva dalla squadra scassata che scendeva in campo , perché, vale la pena ricordarlo, non è che negli ultimi 30 anni abbiamo visto tanti squadroni e nemmeno tante super società efficienti, simpatiche e limpide. Però c'era un clima nettamente diverso e non ce la prendevamo con i singoli nostri giocatori solo per il fatto che magari non sono proprio dei fulmini di guerra. Eppure di gente scarsa ne abbiamo vista parecchia, tanta da riempire almeno per metà il nostro almanacco.
Si fa presto a dire che questo ambiente ha bisogno di entusiasmo. Se una volta eravamo noi tifosi a trasmettere l'entusiasmo anche alla squadra, adesso le cose sono cambiate e l'entusiasmo non c'è, questo è sicuro. Abbiamo perso il nostro entusiasmo di base come tifosi e ora l'unica medicina può solo essere il campo coi suoi risultati. Ci stiamo standardizzando alla media dei tifosi avversari ed è solo colpa nostra. Non vale dire “si ma Setti!” “eh ma Pecchia!” “però Fusco!”. No, mentre dici così stai parlando come un normale, italico, tifoso. Poi possiamo raccontarcela fin che vogliamo, come con la storia del derby col Vicenza.
E' un po' come quel signore con la barba bianca che svilisce e denigra le società che sopravvivono solo grazie al paracadute e poi sovvenziona, per così dire, altre squadre comprando loro giocatori per l'anno prossimo però pagandole subito, a prezzi gonfiati. Robe mai viste, siamo arrivati alla “regalia” vera e propria quando invece il paracadute, pratica altrettanto immorale, almeno è stato deciso e votato in lega.
E allora, raccontatecela pure che quelli che si devono sentire sporchiinettibrutticattivi siamo sempre noi mentre quegli altri sono una favola, che loro amano e non odiano e che loro si che sono bravi a far quadrare i conti e che si auto sostengono manco fossero il “succhia succhia che mai si consuma” di Willy Wonka.
L'importante è crederci fino in fondo anche a costo di diventare ridicoli.
A questo punto chiamatela pure come volete, derby, stracittadina, straquartierina, cowboy contro indiani, male contro il bene, “quella roba lì”. L'importante è che almeno noi smettiamo di raccontarcela, che ce ne facciamo una ragione e che ci regoliamo di conseguenza.
Valeriano
P.s. A Natale, se sarà possibile, sosteniamo Melegatti, come obbligo morale per ogni veronese.
Hellastory, 19/10/2017