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HELLAS VERONA / Le Ultimissime

FABIO PECCHIA, UNA SCOMMESSA...REFERENZIATA


FABIO PECCHIA, UNA SCOMMESSA...REFERENZIATA

Ci sono delle volte in cui verrebbe la voglia di psicanalizzare una intera tifoseria. Ecco, questa è una di quelle. Abbiamo il morale sotto ai tacchi dopo l'abominevole annata a cui abbiamo assistito e cerchiamo insistentemente sicurezze e certezze in qualsiasi notizia e accadimento, anche a costo di arrivare a processare le intenzioni, le mezze parole, anche le mezze parole non dette.

Probabilmente è una cosa normale.

Così, siamo arrivati al momento in cui si definiscono i ruoli chiave per la nuova stagione, prima ancora di cominciare a parlare di mercato. Il capitolo allenatore è quello che ovviamente interessa più di tutti, nonostante si voglia cercare insistentemente di sviare l'attenzione verso ruoli “non di campo” , come direttore generale, direttore sportivo e addirittura capo degli osservatori. Sono ruoli questi che sono sempre abbastanza marginali nelle fortune o sfortune sportive di una squadra. Basti ricordare che siamo andati in serie B anche grazie a giocatori acquistati “per sbaglio” da Gibellini oppure che siamo stati promossi in serie A con un direttore sportivo come Sogliano che comprava giocatori all'ingrosso, robe da uno buono ogni tre scarsi. Quindi sì, il ruolo incide, ma non sempre in maniera proporzionale all'importanza che gli viene data mediaticamente.

Dicevamo dell'allenatore. La scelta fatta è da decifrare perchè Fabio Pecchia non è un mister che ti da certezze. Forse per metterci tranquilli avremmo preferito un allenatore con una lunga esperienza di promozioni in A, un Iachini che è considerato quasi un mago come lo era Fascetti, forse anche un Cosmi, un Colantuono. In ogni caso il risultato non sarebbe stato garantito.

Non ci avrebbero dato alcuna garanzia invece nomi come Stellone e De Zerbi. Il primo ha una esperienza limitata ad una sola squadra, impressionante, va detto, cominciata nelle giovanili e culminata con una serie di promozioni dalla C alla A. Importante, è vero, ma potrebbe sempre rivelarsi un “fenomeno locale” . Il secondo ha una stagione nei dilettanti (con retrocessione) e due in Lega Pro, con solo quest'ultima degna di soddisfazioni. Profili diciamo piuttosto scarsini entrambi per poter essere giudicati “rassicuranti”.

Fabio Pecchia, che a questo punto è l'unico di cui ci interessa parlare, è un profilo un po' diverso. Non capita spesso di vedere una carriera come la sua. Prima un paio di stagioni in serie C, Gubbio e Latina, quest'ultima portata quasi alla promozione, poi quello che sembra sulla carta un passo indietro ma che in realtà non lo è affatto: diventare vice di Benitez. Non solo a Napoli, beninteso, ma anche al Real Madrid e poi ancora al Newcastle.

Attenzione, lasciamo perdere un secondo la ridicola scenetta del “ciccione” al Bentegodi. Non stiamo parlando di Eziolino Capuano o di Oronzo Canà. Stiamo parlando di un mister, antipatico o simpatico che sia, il quale “insegna calcio” e che per anni è stato avanguardista e uno dei migliori in Europa. Un mister che delega molto del lavoro quotidiano al suo staff ed in particolare al suo allenatore in seconda. Lavorare a stretto contatto con lui immaginiamo debba essere un continuo aggiornamento professionale e una continua crescita. Se è stato forse un caso l'essere chiamato a fare il vice a Napoli, non crediamo sia stato un caso essere scelto da Benitez anche per continuare l'avventura al Real Madrid e poi al Newcastle.

In fondo per Pecchia parlavano le referenze: già Simoni che l'ha avuto come giocatore al Napoli parla da tempo di lui come un predestinato alla panchina, tanto da portarselo nel suo Gubbio. Referenza non da poco e sicuramente frutto di meriti e non di nepotismo. Non è un caso che anche Fusco garantisse per lui ancora qualche anno fa, prima che cominciasse il feeling con Benitez. Allo stesso tempo ora Pecchia segue Fusco, fidandosi l'uno dell'altro ed entrambi del “progetto Verona” , mettendosi anche in discussione perché passare dal fare il vice di un “big” a primo allenatore di una squadra retrocessa non deve essere stata una scelta proprio facile. Di molto positivo è che avremo, per la prima volta da molti anni, un allenatore scelto direttamente dal ds e con una squadra da rifondare.

Ci dicono che Pecchia sia una persona meticolosa e molto attenta al gruppo ma non sappiamo come deciderà di giocare. Questo non lo sa nessuno e sfidiamo chiunque a dare un giudizio esaustivo su Pecchia allenatore senza prima vederlo all'opera. Le premesse per far bene ci sono tutte, staremo a vedere.

Si dice che per un campionato di successo senza svenarsi si possano seguire due strade: allenatore garanzia e squadra scommessa oppure allenatore scommessa e squadra garanzia.

Ci attendiamo ora una squadra adeguata al compito promozione, poi il pallone sa essere capriccioso e tutto può accadere ma se di certezze non ce ne saranno mai è altrettanto vero che presentarsi ai ranghi di partenza con un mix eccessivo di out-sider ci sembra assolutamente azzardato.

Valeriano

Un appunto a latere. Parlavamo poco sopra dell'importanza dell'allenatore in seconda nel calcio moderno. Gli ultimi esempi casalinghi, senza andare a scomodare tecnici da Champions League, dicono che anche Mandorlini si affidava molto a Bordin così come Delneri a D'Angelo. Il fatto che il vice di Pecchia sia Nicola Corrent ci preoccupa parecchio perché questa volta sì che si parla di curriculum inesistente. Il suo essere veronese, dato di fatto, questo, decantato come fosse una virtù taumaturgica, non ci interessa per niente se non è accompagnato da adeguata preparazione. Nicola Corrent, per carità, brao butel, tifoso, ex capitano, birra bona ecc... Sì ok, ma poi?

Hellastory, 01/06/2016

I BLOCCHI MENTALI CHE STANNO FRENANDO IL VERONA


La classifica impone subito alcune riflessioni e mostra le fragilità della squadra: il Verona non sa più vincere. Nelle 6 partite di Campionato finora giocate (alle quali dovrei aggiungere i 2 pareggi di Coppa Italia dei quali non considero l'esito finale dei calci di rigori) ha pareggiato 3 volte e perso 3. Ha esattamente la metà dei punti dell'anno scorso. Eppure, escludendo la trasferta in casa della Lazio ha sempre lottato, creato occasioni, tirato in porta. Qualcuno si scandalizza se dico che con la Cremonese meritavamo i 3 punti e con Roma e Sassuolo non meritavamo di perdere? Il Verona finora ha tirato ben 82 volte realizzando solo 1 gol su azione (Serdar) e 1 su rigore (Orban) e cogliendo 3 pali/traverse (Giovane all'Udinese, Bernede alla Lazio, Orban alla Roma) contro i 75 tiri subiti di cui 9 finiti in rete. Fa la prestazione ma manca il risultato. Ci prova ma non riesce. Tutto questo mi spaventa.

[continua]

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