Anderson R. De Oliveira Babù Nato a: Sao Paolo (Bra) Il: 23.12.1980 Nazionalità: brasiliana Altezza: 178 cm Peso: 71 kg Ruolo: Esterno sinistro Club Scuola: Timbo (Bra)

Anderson Rodney De Oliveira Babù è l'undicesimo brasiliano a giocare con la maglia dell'Hellas. Si tratta di un acquisto non certo casuale: Cannella infatti conosce molto bene il ventiseienne esterno brasiliano tanto da essere stato lui stesso, su segnalazione di Zeman, a portarlo nell'estate 2001 in Italia. Leggenda narra infatti che il mister boemo sia rimasto impressionato a tal punto dalle doti messe in mostra da Babù in un'amichevole disputata con la sua squadra del Timbo a Roma, da volerlo con sè nella Salernitana per la stagione 2000/01. Un bel salto per il giovane sao paulista che di un colpo si è trovato a passare da una squadra dilettantistica brasiliana al calcio professionistico italiano.

La prima stagione a Salerno scivola via senza grossi sussulti. Babù gioca solo sei partite nell'arco del campionato ma entra nelle simpatie di mister Zeman che infatti nella stagione successiva lo lancia come titolare. Dopo poche gare tuttavia il brasiliano subisce un brutto infortunio che lo tiene fuori dai campi per più di tre mesi. Quando torna, la Salernitana è in fondo alla classifica, praticamente spacciata, ed in panchina si è seduto Varrella, al posto di Zeman, cacciato ad inizio gennaio. Babù riesce a riprendersi la maglia da titolare, mette a segno due gol e chiude la stagione con una media voto di 5,95, segnalandosi come una delle pochissime note positive della stagione (solo Stendardo, tra i compagni, ottiene una media voto superiore).

Il ds Cannella, quando in estate viene chiamato da Dal Cin a Venezia, decide allora di portarselo con sè in laguna. Per Babù non è una stagione esaltante: mister Gregucci non lo vede e la squadra lagunare deve lottare con il coltello tra i denti fino all'ultima giornata per una salvezza che arriva solo dopo un drammatico play-out contro il Bari (che verrà poi ripescato). In una situazione così difficile il brasiliano si ritaglia solo sette partite da titiolare e chiude la stagione con 21 gare all'attivo e 5,79 di media-voto.

Fortuna però vuole che nell'estate successiva il suo mentore Zeman venga chiamato sulla panchina del Lecce in serie A e decida di portarsi con sè in Puglia il giovane brasiliano. Per Babù è un colpaccio: i giallorossi infatti partono a razzo in campionato e conquistano a suon di gol le prime posizioni della classifica suscitando l'interesse dei media nazionali. Babù fa la sua parte conquistando una maglia da titolare e stupendo glia ddetti ai lavori: i suoi guizzi sulla fascia trovano esaltazione nel modulo ultra-offensivo deln tecnico boemo e fanno ammattire più di un avversario. il culmine lo tocca con una splendida doppietta all'Olimpico (finisce 3-3 contro la Lazio) alla 15° giornata ed bissata pochi giorni dopo da un altro bel gol in casa contro la Reggina. La corsa verso la gloria di Babù si interrompe però bruscamente sul più bello: alla 20° giornata, il 23 gennaio 2005, infatti il brasiliano si rompe i legamenti del ginocchio ed è costretto a chiude anzitempo la sua stagione. Il bottino è più che positivo: 15 partite, 3 gol e una lusinghiera media voto di 6,10. Niente male per un giovane all'esordio in serie A.

Il problema è che l'infortunio si rivela più grave del previsto e il brasiliano deve aspettare più di un anno per rimettere piede in campo: lo fa il 29 gennaio 2006 contro l'Inter. Il Lecce che ritrova è solo la pallida copia della squadra spumeggiante e spericolata che aveva lasciato l'anno precedente. Nel pieno di una crisi tecnica e tattica infatti i pugliesi si trovanoin fondo alla classifica con speranze di salvezza già ridotte al lumicino a fine gennaio. In questa situazione il ritorno da titolare di Babù ben poco può servire a cambiare il destino dei pugliesi: il brasiliano comunque si da da fare e in 11 partite mette a segno uno splendido gol a Messina e raggiunge un 5,93 di media-voto, senza però riuscire ad evitare la retrocessione dei giallorossi.

Si arriva così alla stagione in corso che parte, per il brasiliano, nel migliore dei modi. Il presidente giallorosso richiama infatti in panchina Zdenek Zeman e le premesse per un campionato esplosivo per Babù ci sono tutte. Purtroppo però, dopo un ottimo inizio, sia a livello personale (3 gol nelle prime 12 partite, Coppa Italia inclusa) che di squadra, il Lecce precipita in classifica e a farne le spese è, come sempre, l'allenatore che a fine dicembre viene esonerato. Con l'arrivo di Papadopulo ed il nuovo corso che si è aperto in società con l'acquisto di Tiribocchi, acquistato dal Chievo per 3 milioni di euro, gli spazi per Babù si chiudono e si aprono così le porte del Verona, dove da mesi l'ex ds Cannella gli fa una corte spietata.

A ragione? Come sempre sarà il campo a dimostrarlo, ma l'impressione è che il colpo messo a segno dalla società gialloblu possa regalare un'importante pedina allo scacchiere di mister Ventura. Nonostante la discontinuità e la fragilità fisica che ne hanno finora impedito la piena esplosione Babù è infatti un giocatore sicuramente dotato di importanti qualità, capace, grazie alla velocità, al buon dribbling e alle doti tecniche elevate per un campionato come quello cadetto, di fare la differenza sulla fascia e di sfruttare situazioni di contropiede veloce. Più volte nel passato ha dimostrato di riuscire, anche con una singola giocata, a mutare il corso di una partita (vedere il gol messo a segno due mesi fa contro il Piacenza, per credere).

Presumibilmente Ventura lo schiererà a supporto della prima punta o, in uno schieramento più offensivo, sulla fascia sinistra (Babù è infatti un mancino), spostando Ferrarese sulla destra, e costituendo così una coppia di esterni decisamente interessanti, soprattutto nelle partite casalinghe quando la capacità dei giocatori di fascia di saltare l'uomo e creare superiorità numerica diventa fondamentale per scardinare le difese più arcigne. Insomma si tratta di una freccia in più che potrebbe dare quella capacità di colpire e ferire l'avversario che finora troppe volte è mancata ad un Verona povero di idee e qualità.

Francesco