Quando è arrivato a Verona, Setti è stato chiaro: dobbiamo uscire da casa nostra e ci dobbiamo far conoscere. Sembrava un progetto ambizioso, forse troppo, visto che l'attenzione sul calcio sembra essere monopolizzata da poche squadre, anche a livello internazionale. Tra le varie operazioni societarie messe in atto per perseguire questo scopo, quella della tournée di fine stagione in Brasile a pochi giorni dall'inizio dei mondiali, è sicuramente una delle più intraprendenti perché esporta di fatto il nostro "brand" (eh si, oramai siamo tifosi di un "brand" , anzi siamo l'"asset" di questo "brand" !) in un paese che è, e sarà, sempre affamato di calcio, soprattutto europeo.

A noi invece, che il "brand" lo amiamo da una vita, l'intento pubblicitario della trasferta oltreoceano interessa relativamente pur suscitando lo stesso un certo tipo di attenzione.

Innanzitutto l'iniziativa va apprezzata perché in questo momento di quiete agonistica post campionato e pre mondiale ci permette di respirare un po' di aria diversa rispetto all'asfittico martellamento di notizie di calciomercato che oramai occupa la totalità dell'informazione calcistica.

L'altro motivo per cui apprezziamo questo evento non è certo il fatto tecnico in se, che non può che essere di scarso interesse visto che si parla di amichevoli estive per di più giocate con la rosa "vecchia" con solo pochi innesti e contro squadre di livello inferiore alla nostra (Fortaleza squadra di C e Fluminense con giovani e riserve).

Piuttosto l'occasione desta particolare interesse perché ci dà l'occasione di ricordare quel che avvenne diversi anni fa e ricordare fa sempre bene.

"Ricordare" , si, avete capito bene, perché questa non è affatto la prima tournee in Sudamerica del nostro Verona, come qualche "professionista dell'informazione" si è affrettato a definire (chissà perché poi, come se l'essere la prima o la decima aggiungesse chissà quale magia all'evento).

Quello di cui vi rendiamo conto oggi, grazie anche al materiale fornitoci da Carlo "Charlie" presente in quei giorni a Buenos Aires, è l'evento sportivo che caratterizzò la preparazione estiva della nostra squadra nell'agosto 1988.

Allora non si parlava ancora di brand, eppure l'Hellas Verona era una squadra conosciuta e seguita sia in Europa che in Sud America. In Argentina poi in quegli anni si parlava molto di calcio italiano soprattutto per Maradona ma per la nostra impresa dello Scudetto che era ancora recente e il suo ricordo ancora molto vivo. Inoltre la nostra squadra, pur arrivando da un campionato anonimo, era comunque una delle big del torneo e veniva da una partecipazione alla Coppa Uefa finita ai quarti di finale. Il campionato italiano in quel periodo era il miglior campionato del mondo e si stava aprendo all'era dei super ingaggi, con Italia 90 alle porte.

Insomma, il Verona era una squadra famosa che giocava nel migliore dei campionati mondiali.

Succede così, come succede solo alle squadre di un certo rango, che Chiampan già nel gennaio 1988 blocchi uno degli astri nascenti del calcio argentino, Claudio Paul Caniggia, ala argentina velocissima di 21 anni e successivamente nel mese di luglio prenda anche un'altra promessa argentina: Pedro Troglio, centrocampista-regista di grande prospettiva. Due grossi colpi, soffiati alla concorrenza della Roma e di altre italiane. Rinforzi di prim'ordine almeno sulla carta, il cui compito è durissimo: non far rimpiangere le dolorosissime partenze di Elkjaer e Di Gennaro.

I due giocatori provengono dal River Plate, la più titolata squadra d'Argentina. Nelle giovanili dei millonarios i due ci hanno giocato per una decina di stagioni e sono molto amici. L'accordo tra le due società avviene nell'ordine di 3 miliardi di lire per Caniggia e 2 per Troglio, tutto grazie alla benedizione di due mammasantissima del calciomercato sudamericano dell'epoca, Settimio Aloisio e Antonio Caliendo, chiacchierati procuratori che qualche anno dopo condivideranno le disgrazie giudiziarie con Chiampan.

Nell'accordo tra le due società c'è anche una doppia amichevole fissata per la stessa estate tra il Verona e il River Plate, da giocarsi a Buenos Aires.

L'occasione è la celebrazione dei 50 anni de "El Monumental", il famoso stadio della capitale argentina. Le due partite vengono giocate in agosto, una mercoledi 10 e l'altra domenica 14, entrambe davanti al pubblico delle grandi occasioni, soprattutto per la prima partita che registrava ben 50.000 spettatori.

Non semplici amichevoli quindi ma vere e proprie sfide per mettere le mani sulla "Coppa del Cinquantenario" col River sostenuto da un tifo assordante e il Verona altrettanto intenzionato a non sfigurare davanti ad un simile palcoscenico.

La doppia sfida è motivo di interesse in Argentina non solo per dare l'addio ai nostri Troglio e Caniggia, che vestono già il gialloblù, ma anche per salutare altri due giocatori simbolo di quel River, ovvero Antonio Alzamendi e Oscar Ruggeri, entrambi in procinto di passare al Logroñés in Spagna.
Come il Verona, quel River Plate era una squadra in profonda ristrutturazione. In quell'agosto erano solo cinque, compresi i due partenti, i giocatori rimasti tra quelli che avevano vinto la Libertadores nel 1986 coi i migliori elementi degli ultimi anni erano già partiti quasi tutti per l'Europa: solo in quella stagione il River vendette dieci giocatori acquistandone dodici, non certo migliori dei precedenti.

La prima partita la gioca meglio il River Plate sull'onda dell'entusiasmo e anche perché il Verona era arrivato in Argentina il giorno prima con 27 ore di viaggio da smaltire. La gara finisce 2-1 per il River e qui potete vedere la sintesi della gara mentre qui solo le tre azioni dei gol. Da notare tra l'altro il singolare episodio del rigore procuratosi da Beppe Iachini e poi trasformato da Galderisi. Per il River a segno due volte Reinoso.

La formazione gialloblu della prima partita:
Cervone, Berthold, Pioli, Bonetti, Marangon, Iachini, Troglio, Soldà, Caniggia, Galderisi, Pacione.

Nella seconda partita, giocata tre giorni dopo, la situazione si inverte: il Verona è più in palla, il River un po' sotto tono. Anche il clima del Monumental è meno rovente. Il Verona nonostante l'assenza di Caniggia si fa preferire ai padroni di casa anche se alla fine non si va oltre un pareggio per 2-2. Per il Verona segnano Bortolazzi e Ruggeri su autorete. Per il River Alzamendi e Zamora.

La formazione gialloblu della seconda partita:
Cervone, Berthold, Pioli, Bonetti, Marangon, Iachini, Troglio, Soldà, Bortolazzi, Bruni, Pacione.

Nelle tre foto prese dal periodico sportivo argentino El Gràfico, possiamo vedere in sequenza:

- Volpecina che interviene indelicatamente su Borghi

- Ruggeri in azione mentre travolge Troglio

- Ruggeri e Alzamendi che, scambiate le maglie, sollevano la Coppa del Cinquantenario

Dopo 25 anni dall'affare (per il River) Troglio-Caniggia, l'estate scorsa il Verona e il River Plate si sono incrociati nuovamente per riparlare di mercato. Cirigliano è figlio della cantera della Banda Roja, Iturbe nel River ci è passato solo per una stagione ma ci ha lasciato il cuore. Ruoli simili a Troglio e Caniggia, quasi la stessa età al momento dell'arrivo al Verona. Iturbe destinato a fare una carriera forse migliore di quella di Caniggia, Cirigliano è ancora da scoprire del tutto ma fare meglio di Troglio non è impossibile.

Non vorremmo sembrare troppo polemici ma facciamo notare come nel 1988 il River preparò una doppia amichevole internazionale per celebrare i 50 anni del proprio stadio mentre qui, nel 2013, non solo non è stato celebrato l'anniversario del Bentegodi (se non da Hellastory.net) ma addirittura si parla continuamente di abbatterlo per costruirne uno nuovo.

Perlomeno potevamo ricambiare la cortesia!

E chissà che se quest'articolo l'avessimo scritto l'anno scorso, ora invece della tournee in Brasile magari ci scappava un'altra ben più intrigante sfida col mitico River Plate.

C'è ancora tempo per rimediare.

Valeriano


La scheda di Claudio Paul Caniggia

La scheda di Pedro Antonio Troglio