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parte 4 - Pensieri sparsi sulla retrocessione
di Davide

Pensieri sparsi sulla retrocessione

Ho cominciato a scrivere questo pezzo per ben 3 volte, per 3 volte ho cambiato titolo e argomento, e per 3 volte mi sono arenato. Ho quindi deciso di lasciarmi andare senza un filo conduttore, e di fare qualche semplice appunto, qualche breve riflessione, su come sto vivendo questo momento che si pecca di ottimismo nel definirlo “difficile”. La tentazione di “spiaggiarmi” (termine caro ad Hellassacheizuga & C.) e di tagliare definitivamente con il calcio è forte. Già da qualche anno ho la sensazione che continuare a seguire il calcio in generale, e il Verona in particolare, sia una forma di “resistenza” fine a se stessa, molto vicina al masochismo, visto che la direzione presa da questo pseudo-sport sembra ormai una strada a senso unico. Una strada che porta in una direzione che non mi piace. Tuttavia, per quanto razionalmente cerchi di staccarmi da questa realtà, mi rendo conto che il cordone ombelicale con l’Hellas non è per niente facile da recidere. Non si è reciso negli anni ’90, quando la squadra gialloblu, ancora fradicia dei fasti del decennio precedente, faceva il saliscendi tra serie A e serie B; e non si è reciso nemmeno dopo 8 anni di gestione pastorelliana, caratterizzati da tante illusioni iniziali e da un progressivo decadimento che ha portato alla striscia più lunga di campionati in serie B da 40 anni a questa parte. Nemmeno la serie C è riuscita finora a tagliare questo cordone.

Già, la serie C, la famigerata terza serie, quel marchio di infamia che in tempi “moderni” avevamo solo sfiorato, un paio di volte, ma che eravamo sempre riusciti ad evitare. Voglio dire, senza mezzi termini che, come tifoso, non mi vergogno affatto della serie C, forse perchè nonostante la speranza sia sempre l’ultima a morire, mi ero preparato da tempo alla possibilità di non raggiungere la salvezza, ma soprattutto perchè il tifoso non può essere imputato della disfatta di cui sono responsabili altri, giocatori, tecnici e dirigenti. Con il senno di poi si possono costruire tante teorie, ci si può far dominare dai “se”, dai “ma”, pensare che la retrocessione può essere la figlia illegittima di un tiro sbagliato a porta vuota, di un rigore negato, dell’indecisione di un portiere. Tutto materiale buono per discutere davanti alla classica birra (o ad un buon valpolicella come preferisce qualche frequentatore del sito) ma da cui si può ricavare ben poco in termini concreti. I motivi di questa retrocessione sono altri, le cause vanno cercate a monte, in una gestione societaria che con Pastorello era impostata al massimo guadagno per le tasche del presidente, e con Arvedi si è dimostrata acerba e maldestra, incapace di affrontare con la necessaria fermezza ed esperienza le molteplici problematiche di una società professionistica. Cannella probabilmente ha fatto il massimo, rapportato alle sue possibilità, per condurre in porto un mercato di riparazione che potesse ribaltare un pronostico che sembrava già scritto: il suo massimo non è bastato. Certo, se il Verona di Ventura avesse fatto un punto in più di quei 37 che sono comunque tanti, sarebbe arrivata la salvezza, ma siamo sicuri che in questo momento non saremmo qui a fare più o meno gli stessi discorsi e le stesse domande sul futuro nebuloso del Verona? Il compito di una società va ben oltre l’acquisto e la gestione dei giocatori, e anche il termine stesso “gestione” è molto riduttivo se lo consideriamo soltanto nel suo aspetto tecnico, dimenticando che la forza di una squadra, soprattutto se deve lottare per la salvezza, risiede nel gruppo.

Ventura ha trovato uno spogliatoio spaccato dalla fronda interna contro Ficcadenti, un gruppo formato da giocatori modesti tecnicamente e ancor più modesti caratterialmente (con poche eccezioni tanto per confermare la regola), una società completamente scollata dalla realtà dello spogliatoio che, verosimilmente, ha dato carta bianca al nuovo tecnico su come impostare il viaggio verso quel miracolo che abbiamo solo sfiorato. Ventura ha fatto il suo, poteva forse fare di più, ma non mi sento di criticarlo oltremodo. Non mi sento nemmeno di criticare più di tanto l’operato di Cannella a gennaio, c’erano limiti di budget, limiti “numerici” per la rosa e una situazione di classifica che ha scoraggiato parecchi papabili a vestire la casacca gialloblu, ne mi sento di colpevolizzare oltremodo il Conte Arvedi, l’unico che in questi anni si è fatto avanti per questa squadra. Li ritengo però entrambi inadeguati a gestire una società calcistica. Il Bene dell’Hellas passa per una società organizzata, con almeno 4-5 uomini capaci che si prendano la responsabilità dei punti cardine di una realtà che voglia avere un futuro: settore giovanile in primis, presenza costante e influente nelle “stanze dei bottoni”, rapporto con la realtà circostante, con la società veronese, con i tifosi, con il mondo imprenditoriale e con la stampa locale, una rete di osservatori che sondi i vari campionati per affrontare il mercato in modo articolato. Direi che Atalanta e Udinese sono le mie società di riferimento, due città e due province più piccole di Verona, con 2 squadre che sono le provinciali di lusso per antonomasia. I soldi contano tantissimo, ma devono essere spesi bene, investiti in progetti a medio – lungo termine: per costruire radici forti e profonde, indispensabili per garantire un futuro, la risalita deve essere programmata in almeno 4-5 anni. Qui non sappiamo neanche se i soldi ci sono o meno, non ci si capisce nulla., Arvedi è un estroso, ci può mettere tutta la passione che vuole, ma ha dimostrato di non avere esperienza, Cannella è ambizioso e non è stupido, ma ha la tendenza ad accentrare tutto su di se’ e non riesce a dialogare e a rassicurare nessuno: questi due, da soli, non ce la possono fare.

Mi auguro che il buon senso, finalmente, prevalga, e che in qualche modo si approfitti di questa retrocessione per far confluire energie nuove in una società che, in questo momento, sta preparandosi ad affrontare la serie C con l’unico vero patrimonio di un passato glorioso, una grande ricchezza in moneta fuori corso, ne sa qualcosa la Pro Vercelli...

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