Un professore di greco inventa l'Hellas

Leggete insieme a noi questo certificato di nascita. Nome: Hellas; luogo di fondazione: Verona, liceo Scippione Maffei; segni particolari: colori giallo e blu, presi dal gonfalone della città; capitale: 32 lire.

Il gonfalone di Verona Ma c'è anche un grosso punto interrogativo: la data. Incerta e incompleta: 1903 o 1904? Per anni le agende del calcio fissano nel 1904 la nascita del Verona (allora Hellas e basta); poi qualcuno scava nella miniera dei ricordi e arriva al 1903. Ma nessuna indicazione circa il giorno e il mese, tanto che ancora adesso c'è chi parla di primavera e chi di autunno, con particolare riferimento ad ottobre.

Dunque, il 1903. Il Genoa è al suo quinto scudetto: una dittatura interrotta un anno solo dal Milan. Il football è confinato nel triangolo industriale Milano-Torino-Genova. Intorno si giochicchia. E' così anche a Verona, in Piazza d'Armi, davanti a San Zeno. Frotte di ragazzini a rincorrere palle di stoffa fra l'indifferenza della gente.

Ma il nuovo gioco piace ai giovani: operai, contadini e studenti. E sono quest'ultimi a voler una squadra vera. L'idea nasce nelle aule del liceo Maffei, dove il professor Corrubolo, insegnante di Greco, sensibile alle "novità", sposa la causa degli allievi, convoca un gruppo di amici (Toniolo, Fiorio, Marubini, Orlandi, Mezzano, i fratelli Rossi, i fratelli Benini e il conte Fratta Pasini) e getta le basi della nuova società calcistica. Il nome? "Chiamiamola Hellas!". In omaggio alla Grecia. Raccolta di spiccioli, qualche orologio impegnato ed ecco il fondo sociale per le prime spese: 32 lire.

Il giovane conte Fratta Pasini viene nominato primo presidente. E come tale ha, di diritto, la fascia di capitano e la maglia di portiere. Una maglia qualsiasi, come maglie qualsiasi sono, all'inizio, quelle della squadra. La divisa gialloblu arriverà più tardi.

Attività: partite "locali", contro ragazzi delle borgate. E la gente sempre indifferente. Si va avanti così per anni. Proprio questo "vuoto" darà origine, in seguito, alla disfida delle date. Il calcio? E cos'è? Se lo chiedono in tanti ancora nella primavera del 1906 se è vero, come riportano le cronache del tempo, che <<due squadre della Bentegodi si cimentano in Arena in una partita di football e il pubblico comincia a prendere piacere per questo gioco, destinato a diventare il gioco del futuro>>.

La Bentegodi, istituzione di ginnastica e scherma, comincia così una rincorsa che l'avrebbe portata a un acceso duello con l'Hellas. E' bene organizzata, ha soldi e un campo sportivo. Forse per questo il 29 aprile 1906, in un "torneo fra seconde squadre", la rappresentativa veronese viene indicata come Bentegodi. Ma la formazione non lascia dubbi: è l'Hellas, che schiera Fratta Pasini, Orlandi, Villardi, Camuzzoni, Fiorio, Brivio, Crespi, Carli, Bascheni, Fantin e Besenzon. E' la prima uscita ufficiale del club scaligero. Una trasferta in bicicletta per due partite di seguito, con breve pausa. E' subito Vicenza-Hellas, l'inizio di una lunga serie di derby. Sotto di due reti, i veronesi (in maglia bianca) salvano l'onore con Crespi, primo marcatore gialloblù. Nel pomeriggio, incurante di un nubifragio, l'Hellas affronta l'Unione Sport di Treviso, ma non va oltre lo 0-0 deciso dal fango.

E' il via del calcio vero. L'Hellas nel 1907/08 disputa 9 amichevoli cogliendo 7 successi e un pareggio, realizzando 26 gol e subendone 4. Un rullo che va ad interessare altre piazze, anche lontane. Come quel giorno in cui l'Hellas è invitata a Pavia (grandi manifesti murali ad annunciare l'avvenimento) dove arriva con grnde ritardo per un blocco ferroviario imposto dai corridori della Milano-Sanremo.

Ma il sacrificio paga. E le amichevoli lasciano il posto ai tornei veri. A Torino l'Hellas si impone liquidando il Pro Lissone (4-0) e l'Andrea Doria (3-0). Poi si piazza seconda nella Coppa "Città di Verona" alle spalle del Milan.

clicca per ingrandire La squadra cresce, ma manca sempre il campo. Così viene decisa l'iscrizione alla federazione sportiva veronese per poter utilizzare l'impianto comunale. E arriva, finalmente, il campionato di prima categoria. 1911: l'Hellas è nel girone veneto-emiliano con Vicenza, Venezia e Bologna.

Rinviata, per neve, la trasferta a Bologna, l'Hellas debutta il 5 febbraio sul proprio campo contro il Vicenza e viene sconfitta (2-0). L'Hellas si piazza al secondo posto, che non serve per la corsa al titolo. Ed è seconda anche l'anno dopo, dietro il Venezia.

La rivincita arriva nel 1912/13. L'Hellas ha anche uno straniero, lo svizzero Liniger, venuto a Verona per lavoro e per migliorare il suo italiano. Esordio col Vicenza: 4-1 secco con gol di Bianchi, Masprone e doppietta di Forlivesi. Primo posto (col Vicenza) nel girone e sfida agli squadroni. Ma Genoa, Pro Vercelli, Casale e Milan sono ancora di un altro pianeta. Che batoste! Il campionato successivo sembra fatto con carta carbone: esaltante marcia nel girone di qualificazione e disastro contro le grandi (Inter e Juve).

Il calcio veronese scopre il tifo.Il campo sportivo, però, praticamente non esiste. E parte un S.O.S. alla Bentegodi, la quale pone una condizione: campo sì, ma dopo la fusione e il cambiamento del nome: appunto Bentegodi. Gli helladiani si oppongono: <<Verona siamo noi!>>.

Parte così la ricerca di un terreno. Lo si trova fuori mura, all'Isola di Rodi. Arriva la guerra, cadono anche alcuni calciatori. Si riprende, ancora con Fratta Pasini al vertice della società, coordinato da Kessler, Argento e Polin. La Bentegodi, intanto, decide di formare una squadra di calcio ufficiale per tentare la grande scalata. L'Hellas è di nuovo senza campo, si rivolge ancora ai cugini ma con lo stesso esito di sei anni prima.

C'è crisi e allora si fonde con una società minore, il Verona E nasce l'Hellas Verona. Comincia la stagione, i gialloblù sono sempre in trasferta e sconfitti. Finchè il generale Zoppi, passione sportiva, sceglie un terreno nella zona di borgo Venezia e lo fa cingere di filo spinato. Trascinati da Arnaldo Porta gli helladiani cominciano a prendersi delle soddisfazioni: 5 gol all'Udinese, 3 al Petrarca Padova, 2 al Vicenza.

La Bentegodi intanto si prepara al grande ingresso nel mondo del calcio. E sfida i cugini mettendo in palio una grossa medaglia d'oro. Match d'andata e ritorno, doppia affermazione dei gialloblù. Ma il derby vero, di campionato, arriva nel 1920/21: l'Hellas Verona vince il suo girone, la Bentegodi finisce seconda nell'altro. Nella fase successiva ecco di fronte le due veronesi: 1-1 all'andata, 2-1 per l'Hellas al ritorno. Verona incorona così la sua "regina", ma il campionato, per una serie di forfait promuove alla terza fase la Bentegodi, un punto davanti in classifica.

E' uno smacco che non viene cancellato l'anno successivo in quanto l'Hellas partecipa - dopo la scissione - al campionato CCI, mantre la Bentyegodi è in quello FIGC.

Si prosegue, così, fra alti e bassi. I gialloblù vincono la Coppa d'oro di Modena nel 1923, nel 1925 applaudono Levratto, nazionale, tesserato mentre fa il militare a Verona e protestano (minacciando di bloccare la stazione) per la cessione di Chiecchi al Genoa; nel 1926/27 sconfiggono la Juventus imbattuta da quasi due stagioni.

Nel 1929 si chiude il discorso stadio con una nuova fusione: stavolta con la Bentegodi ela Scaligera (squadra giunta in terza divisione): nasce il Verona. Ma, con la ristrutturazione dei campionati, non riesce ad evitare la serie B. E tra i cadetti alterna momenti di vena a lunghe pause. A mitigare la delusione è il lancio di giocatori destinati a scrivere pagine importanti della nazionale, come Olivieri, Corsi, Remondini...

clicca per ingrandire Il Verona sfiora la promozione nel 1932 (terzo dietro a Palermo e Padova), si salvaagli spareggi dalla C nel 1934 ma retrocede nel 1941 e vi rimane fino alla sospensione per il secondo conflitto mondiale.

Nel 1946 riparte, ha buoni momenti ma non li sfrutta bene.

Il presidente Giovanni Chiampan guarda all'impegno dei giocatori e dà premi anche in caso di sconfitta. Poi passa la mano a Giorgio Mondadori, il quale "prova" alcuni allenatori finchè, nel 1956/57, con Angelo Piccioli, riporta il Verona in serie A. Ecco i magnifici undici che vengono addirittura incoronati d'alloro, sul campo, dai tifosi: Ghizzardi, Donzelli, Begalli, Frasi, Cardano, Stefanini,Galassini, Ghiandi, Maccacaro, Bertucco, Bassetti.

Mondadori non bada a spese. Fra gli altri acquista Bagnoli, il brasiliano Del Vecchio (5 gol alla Samp in una fantastica partita), il norvegese Gundersen. Gran girone d'andata, crollo nel ritorno, k.o. nello spareggio col Bari e subito serie B.

E' di nuovo crisi, è un'altra fusione: si torna all'origine. Il Verona assorbe una squadra cittadina promossa in C: si chiama Hellas. Ecco il Verona Hellas. La serie A viene sfiorata nel 1961/62 (4° posto) dopo un' intricata vicenda con il Napoli, accusato - ma assolto - di illecito.

clicca per ingrandire Il trionfo arriva nel 1968, con Liedholm-Pozzan in panchina e Garonzi in poltrona. Drammatico il testa a testa finale con il Bari. Garonzi tiene il Verona nella massima serie per un decennio (salvo una retrocessione per illecito, subito riparata), arriva in finale di coppa Italia (stagione 1975/76 Napoli-Hellas Verona 4-0) con Valcareggi, poi, in seguito a un rapimento, alla caduta in B e alla… stanchezza, molla tutto. E' crisi profonda. Si susseguono i dirigenti, si rischia la C. E arriva Bagnoli che rinuncia alla A (appena promosso) col Cesena per aiutare il suo Verona. Ci riesce al primo tentativo: è il 1981/82 anno in cui comincia il miracolo Verona.

La stagione 1982/83 è a dir poco straordinaria: l'Hellas, neopromosso, chiude il campionato al quarto posto, dopo essere stato per due giornate addirittura primo in classifica, conquistando la prima storica qualificazione a una coppa Europea, la Uefa. Sempre nella stessa stagione la squadra scaligera arriva in finale di coppa Italia dove viene sconfitta ai supplementari del match di ritorno dalla Juventus.

Dopo un'altra ottima annata (6°posto in campionato, finale ancora una volta persa in coppa Italia e buona esperienza in Uefa) arriva la stagione 1984/85, quella dello scudetto.

Il Verona grazie all'acquisto in estate di Briegel ed Elkjaer compie un salto di qualità decisivo mantenendosi al comando del campionato per tutta la stagione. La città impazzisce per un'impresa che è destinata a rimanere memorabile.

L'anno successivo arriva per l'Hellas la prima, e per ora unica, partecipazione alla Coppa Campioni: dopo aver eliminato grazie a un immenso Elkjaer il Paok Sallonico, la squadra scaligera affronta la Juventus agli ottavi. Dopo lo 0-0 al Bentegodi si gioca a porte chiuse a Torino: protagonista è l'arbitro Wurz che regala ai gobbi il 2-0 che vale la qualificazione. In campionato il Verona stenta concludendo al decimo posto.

Nel 1986, nonostante le partenze di Galderisi e Briegel, la squadra scaligera infastidisce le grandi e termina al quarto posto, riconquistando così l'Europa.

Nella coppa Uefa 1987/88 il Verona raggiunge i quarti. Dopo aver fatto fuori Pogon Stettino, Utrecht e Sportul Studentesc (sconfitte tutte in trasferta) si deve arrendere ai tedeschi del Werder Brema, che grazie al gol segnato al Bentegodi al ritorno con il pareggio di uno a uno ottengono la qualificazione (inutile l'assedio dei gialloblù che colpiscono anche una clamorosa traversa). Per il resto è un'annata anonima come quella successiva.

Si arriva così al 1989/90 anno della retrocessione e della chiusura del ciclo vincente di Bagnoli. A questa situazione si arriva a causa dei problemi finanziari della società che costringono il presidente Chiampan (figlio di Giovanni) a cedere via via i pezzi migliori.

L'attuale stemma della società La serie B dura un solo anno, pur in assenza di un assetto societario degno di tal nome a livello dirigenziale.

La stagione successiva è tutta da dimenticare nonostante i generosi sforzi economici fatti dalla nuova dirigenza (con a capo la famiglia Mazzi). Arrivano Stojkovic e Raducioiu e in città si comincia a parlare addirittura di zona Uefa. La realtà si dimostra ben più amara e a fine anno, al termine di un lungo calvario che ha portato tre allenatori a sedersi sulla panchina dell'Hellas, arriva la retrocessione.

Seguono stagioni anonime in serie B sotto la guida prima di Reja e poi di Mutti. L'unica nota positiva è il lancio di giovani molto interessanti quali Inzaghi e Pessotto.

La svolta si ha nella stagione 1995/96 quando sulla panchina dell'Hellas arriva Attilio Perotti. Dopo una straordinaria cavalcata i gialloblù conquistano il secondo posto e strappano il biglietto per la massima serie.

Ancora una volta però la vita nel paradiso del calcio si dimostra alquanto dura per il Verona che in estate è costretto a chiamare mister Cagni, reduce da ottime annate con il Piacenza, per sostituire Perotti partito per Genoa a causa di problemi familiari. Orlandini e Maniero si dimostrano gli unici giocatori di categoria e perciò al Verona non resta che terminare ad un tristissimo penultimo posto.

Cagni non riesce a riscattarsi la stagione successiva tanto che a febbraio del 1998 il neopresidente Pastorello è costretto ad esonerarlo per evitare al Verona una clamorosa retrocessione in serie C1. Maddè si mostra un abile traghettatore e così l'Hellas conclude con un dignitoso 6° posto.

Il resto è storia recente: Pastorello dopo aver portato a Verona Prandelli, quando nessuno credeva in lui, ha pensato bene di lasciarselo scappare, quando ormai tutta la città lo amava. Così dopo una promozione da protagonista ed un'entusiasmante salvezza (un 9° posto che fa ritornare in mente ai tifosi i mitici anni ottanta) si è persa la possibilità di aprire un ciclo che avrebbe potuto scrivere nuove pagine esaltanti nella storia del Verona. Così nella stagione 2000/01 l'Hellas ha dovuto sudare fino all'ultimo per ottenere la salvezza: solo il gol di Cossato segnato all'85' del match di ritorno con la Reggina ha posto fine a una stagione interminabile, che è comunque destinata a rimanere negli annali per la contemporanea promozione dei cugini del Chievo.

L'attesa ora è per la stagione 2001/02 che per la prima volta vedrà Verona ospitare un derby in Serie A.
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