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parte 6 - Due stagioni all'inferno
di Carlo

Due stagioni all'inferno
Il Verona 1941/42: Pomponi, Martinello, Facchin, Cecconi, Costenaro, Carton, Tavellin;
Sabadini, Riccardi, Mascalzoni, Zenari.

Ma quali Elkjaer, Zigoni o Nanu Galderisi. Il primatista è lui: Luigi Zanetti, da Isola della Scala. Ma cos’ha fatto di speciale? In più di 90 campionati ufficiali nessuno ha segnato quanto lui nel corso di un torneo: ben 19 reti. Per dire, quest’anno per arrivare a tanto, bisognerebbe sommare le realizzazioni dei nostri 8 attaccanti (?!?): Iunco, William, Ferrante, Akagunduz, Cutolo, Babù, Ferrarese e Nieto.
Ma perché ne parliamo in questa occasione?
Perché la performance del nostro capitò nel 1940/41, l’anno della prima retrocessione in serie C. Abbastanza paradossale, ma così avvenne.
A dire il vero a contraltare una discreta vena realizzativa della squadra, provvide una difesa quanto mai perforabile: in ogni partita, i portieri dell’epoca, raccoglievano in media nella propria porta, più di due palloni.
Successe allora l’opposto di quest’anno (difesa accettabile e attacco asfittico), purtroppo con lo stesso risultato finale.
Se poi vi dico che l’ultima partita di quella sfortunata stagione fu un Verona-Spezia (2-2), il cerchio si chiude magicamente. Mancherebbe soltanto la guerra, ma per questo incrociamo le dita.
Il Verona, dunque, si affaccia timido e deluso al campionato di serie C, diviso in due gironi nel 1941/42. Compongono la squadra atleti che hanno avuto, anche grazie al calcio, la fortuna di essere assegnati ai reparti sanitari dell’esercito. Guardando le avversarie, però, torna il sorriso: impossibile non vincere quello che si presenta come un torneo… aziendale; impossibile non liquidare la Caproni di Trento, la Falck e la Breda di Sesto San Giovanni, la Marzotto di Manerbio, la Necchi di Pavia, la Pirelli e l’Alfa Romeo di Milano.
La squadra, invece, si adatta con notevole difficoltà al clima di un campionato nel quale la forza e l’agonismo valgono più della tecnica e del genio calcistico. Nonostante la gran voglia di rivincita, gli scaligeri perdono qualche colpo e non raggiungono quel traguardo-promozione che era nei programmi di inizio stagione. Finisce con Cremonese e Parma in testa, Verona terzo con Mantova e Suzzara.
Le note liete riguardano il lancio e la valorizzazione di tre giocatori del vivaio destinati ad una carriera importante: Cecconi, Pellicari e Tavellin.
Ancora un campionato di serie C per il Verona nella stagione 1942/43. E sapete chi ritrovano i gialloblù nel loro girone? Nientemeno che l’Audace di San Michele Extra, più modesta economicamente, ma sempre rivale pugnace, dura e leale ad onta di un campanilismo forzato ad arte. Con qualche ritocco azzeccato alla “rosa” giocatori (in “primis” il ritorno del portiere Micheloni, dopo aver vestito la maglia di Milan e Juventus), il complesso raggiunge un buon affiatamento e i risultati non possono mancare. Stavolta sì che è una cavalcata travolgente: in casa tutte vittorie e un solo pareggio, fuori cinque successi e due sole sconfitte. L’Audace, per la cronaca, è messa sotto sia all’andata che al ritorno.
Ma non è finita: c’è il girone finale (per due promozioni) con le vincenti degli altri raggruppamenti: Lecco, Pro Gorizia, Carrarese, Lecce e Parma. Lecco e Carrarese si fermano subito e la qualificazione diventa una partita a quattro. La spunta la Pro Gorizia che chiude davanti a Verona e Parma staccate di due punti e il Lecce indietro di tre. E’ necessario lo spareggio in campo neutro, a Brescia. Accompagnati dal sostegno di tantissimi tifosi i veronesi incontrano i ducali, che si impongono per due a zero. Però… cominciano a circolare strane voci sul conto degli emiliani, si parla di illecito che verrà confermato qualche tempo dopo con conseguente retrocessione.
Il Verona, dopo due soli campionati rientra, promosso con pieno merito, nei ranghi della serie B. La promozione è festeggiata come un avvenimento eccezionale, i muri sono tappezzati da manifesti che inneggiano alle imprese della squadra.
Sono gli ultimi momenti di gioia per gli amanti del pallone: all’inizio di settembre la FIGC annuncia la sospensione dell’attività calcistica a causa della guerra.

Sono ben altri gli “inferni” che attendono le nostre genti nei mesi a seguire.
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