BRAVO ZANETTI!
07/04/2025
Quanto di buono avevamo visto a partire da metà febbraio (l'Atalanta ha dato evidentemente la scossa decisiva) si conferma in queste ultime partite con una difesa finalmente compatta e autoritaria e un centrocampo duttile. Fateci caso, ora tutti i gialloblù si sentono molto più a loro agio. Sanno cosa fare, non mollano mai. E il tutti di cui sopra va riferito davvero alla rosa allargata perché in questo momento il Verona fa punti e prestazioni pesanti anche senza Serdar, Tengstedt, Suslov che sono poi i giocatori più rappresentativi.
Il merito di questa evoluzione positiva è di Zanetti che ha trovato la soluzione definitiva. Mi fa molto piacere riconoscere i meriti del tecnico (da me più volte criticato in passato) nel momento in cui il suo lavoro, silenzioso e continuo, è riuscito a restituirgli risultati apprezzabili. Oggi il Verona è una squadra difficile da affrontare. E quando le cose cominciano a girare bene ti accorgi che la difesa non è solo Valentini, ma anche Coppola e Ghilardi che si stanno imponendo con la loro tecnica e tenacia. Non solo, Montipò appare molto più sicuro di sé come dimostra anche in occasione dell'episodio del rigore calciato da Adams. Duda è una conferma e guida la squadra in maniera impeccabile. Le fasce sono ben supportate da Tchatchoua e Bradaric. Dawidowicz si sacrifica in un ruolo che non fa più dai tempi del Palermo e del Verona di Grosso. Bernede mostra di saperci fare con il pallone. Magari davanti soffriamo ancora, sbagliamo gol facili. Ma creiamo e mettiamo in apprensione le difese avversarie. Avessimo a disposizione la tecnica di Tengstedt e Harroui sarebbe entrato qualche gol in più, ma Sarr, Mosquera e Livramento non mollano mai.
Il principale merito di Zanetti è stato quello di adattarsi al Verona. Arrivato con le sue idee tattiche (difesa a 4, possesso palla, pressing alto), dopo diversi tentativi andati male ha capito che il DNA della squadra è un altro. Certe dinamiche sono ancora quelle impostate anni fa da Juric ed esaltate da Tudor: difesa a 3, supporto alto delle fasce, verticalizzazione, sfida uomo contro uomo a tutto campo. Ci sarà pure un motivo per cui il Verona, ogni anno, è sempre la squadra con minor possesso palla della serie A? Perché non gli è naturale palleggiare per far aprire l'avversario. Perché allora dover per forza cambiare ciò che risulta così facile?
Di Francesco ci ha provato e non ha accettato la resistenza naturale dello spogliatoio. Baroni, più in linea con i principi di guerra di trincea a tutto campo, alla fine ha imposto solo la difesa a 4. Ma lo Zanetti di Venezia ed Empoli lavorava su dinamiche tattiche completamente diverse. Ebbene, nel momento in cui ha sposato le informazioni genetiche del Verona la squadra si è magicamente ritrovata. Lo sbandamento di certe partite nelle quali i giocatori hanno mollato subito le armi (Monza, Atalanta, Empoli, Inter) non si è presentato più. E nemmeno la decina di gol presi nei primi 15 minuti del girone di andata. Simboli entrambi di un distacco profondo tra quanto era stato stabilito nello spogliatoio e quanto invece veniva riprodotto in campo.
Questo cambiamento di mentalità, oltre ad essere sintomo di intelligenza emotiva del mister, ha fatto crescere il reale contributo che ogni giocatore riesce a dare e migliorato il rapporto di fiducia con la panchina. Ora, Zanetti ha finalmente appreso la veronesità tout court. Ne è diventato lui stesso espressione. Dici poco? Ovviamente, grande merito va dato anche a Sogliano che ha sempre creduto in lui e ha visto, nel suo osservatorio privilegiato, gli sforzi di avvicinamento e comprensione reciproci spogliatoio – mister.
Non rimane, a questo punto, che concludere con la stessa tenacia questo campionato. Ci sono tutti i presupposti, insomma, per soffrire molto meno degli ultimi anni e godersi in serenità uno spettacolo degno dell'anniversario dello scudetto.
Avanti così, ragazzi.
Colonna sonora: Take me Home, Country Roads, John Denver
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