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PROSSIMO IMPEGNO
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Essere portiere di riserva significa essere un po' filosofo. O meglio, prendere la vita (professionale) con filosofia. Non esiste ruolo più difficile da sostituire: puoi rimanere fermo un campionato intero, seduto in panchina a guardare gli altri e sperare che arrivi il tuo momento. Ma poi, quando arriva quel benedetto momento, ti giochi tutto - reputazione e futuro - in pochi minuti, senza avere come alleati la sicurezza e l'abitudine. È un po' la storia di Drogo del Deserto dei Tartari: arriverà mai il mio turno? Si può essere pronti tutta la vita senza mai riuscire a misurarsi?
La storia che vogliamo raccontare è quella di Angelo Colombo, un'eccellenza nel mondo dei portieri di riserva degli anni 70. È stato per 4 stagioni nella Juventus il vice silenzioso di Anzolin, tra il 1965 e il 1968, dove è riuscito a giocare la miseria di 5 partite (stagione 1967/68) incassando 5 reti, 4 delle quali nel derby col Torino di Gigi Meroni. Una sfiga tremenda!
Colombo, arriva a Verona nell'ottobre del 1968 a fare il vice di De Min. Ai tifosi era noto per un paio di fattori fisici che lo rendevano praticamente unico: in primo luogo era completamente canuto, al punto tale da essere soprannominato Penna bianca, e questo lo faceva apparire più anziano del dovuto (infondo, all'epoca aveva solo 33 anni) e poi per l'altezza (alcune fonti dicono cm 168 mentre altre lo alzavano a cm 173) che gli faceva contendere con Quintini il ruolo del portiere più basso della serie A. In sintesi un portiere tascabile, da calcio a 5, che dagli spalti sembrava avere più di 50 anni.
Dopo De Min arriva a Verona un portiere di cui si parla un gran bene, Pizzaballa, e lui non fa una piega. Del resto un conto è essere stato titolare con Pro Vercelli, Messina e Cagliari in B e C da giovane, un altro fare panchina a Verona in serie A. Anche nel viale del tramonto l'orgoglio conta pur sempre qualcosa.
STAGIONE 1970/71 Ma, quando meno te lo aspetti, il vento gira. Purtroppo Pizzaballa incappa in un brutto infortunio alla spalla che lo tiene fuori dal campo per molti mesi. All'8° giornata, dopo la brutta sconfitta subita a Foggia (3 a 0) dell'ex Maioli il Verona naviga in pessime acque con solo 6 punti di classifica. Garonzi esonera Lucchi e affida la panchina a Pozzan, ex tecnico della Primavera e uomo ombra di Liedholm nella esaltante promozione in A di qualche anno prima. Per Colombo, che nelle ultime 7 stagioni e mezzo aveva giocato la miseria di 10 partite, è un'occasione irripetibile per chiudere in bellezza.
Pozzan, tra mille difficoltà fa un lavoro egregio: riorganizza la squadra, ricompatta lo spogliatoio, lancia il promettente Bergamaschi e si affida alle capacità realizzative del bomber Clerici (10 reti per lui a fine stagione).
La partita più importante Colombo la gioca il 14 febbraio quando i gialloblu si recano a Torino ad affrontare la Juventus. Il campo lo conosce bene, la gente pure, ma adesso lui è dall'altra parte e non siede più in panchina.
JUVENTUS - VERONA Facciamo un passo indietro: se è vero che la formazione guidata da Picchi apparteneva ad un altro pianeta, è anche vero che sin dall'inizio della stagione il Verona era stato la sua bestia nera. Il 30 agosto in Coppa Italia, al Bentegodi, i gialloblu avevano fermato la Juventus 1 a 1 (Mascetti e autogol di Moschino) e questo pareggio era costato caro ai bianconeri che furono eliminati a vantaggio del Novara. Per inciso, l'Hellas perse tutte le altre partite del girone eliminatorio. L'11 ottobre, sempre al Bentegodi, alla 3° di campionato i gialloblu avevano nuovamente impattato (questa volta per 0 a 0) tra il tripudio dei propri tifosi. Insomma, di fronte agli juventini i nostri si trasformavano letteralmente sfornando prestazioni di tutto rispetto. Salvo poi crollare le partite successive contro avversari inferiori.
Ma le premesse erano tutt'altro che rosee. Il Verona, con i soliti problemi di classifica, è decimato: oltre Pizzaballa mancano Nanni in difesa, Ferrari a centrocampo e Orazi in attacco. Con Moschino e Mujesan fuori rosa, Pozzan è costretto a far esordire il poco meno che ventenne Nosè da Nogara e tiene a disposizione in panchina un altro ragazzino della Primavera, Gobbi da Cerea. La mezzapunta D'Amato gioca da appoggio a Clerici e si schiera in una sorta di moderno 4/4/1/1.
La partita si mette subito male perchè Bettega porta in vantaggio la Juventus al 3° minuto. Ci sono tutte le premesse per una facile goleada, ma non è così. In un'azione di alleggerimento si crea una situazione confusa in area bianconera e una conclusione di D'Amato viene deviata fortuitamente in rete da Tancredi nel più classico degli autogol. A questo punto entra in scena Colombo. La Juventus attacca con insistenza, il Verona arretra tutto a difesa del risultato e in più occasioni Anastasi, Bettega e Haller mettono i brividi ai nostri tifosi. Colombo è dappertutto: piccolo, tarchiato e combattivo, arriva su tutti i palloni. Ci mette l'anima. Mister Picchi, nella ripresa, inserisce un altro attaccante destinato ad un grande futuro, Causio, ma il Verona non molla. Purtroppo però, a 9 minuti dal termine Capello chiude in maniera vincente uno spunto in area di Haller (vedi immagine): il nostro portierone prova ad opporsi in tuffo ma capisce che lì proprio non ci può arrivare. È la fine.
Nonostante la sconfitta la nostra storia ha un lieto fine. Il Verona concluse il campionato all'11° posto conquistando una sofferta ma meritata salvezza con 1 giornata di anticipo e Colombo (solo 18 reti subite in 20 gare) contribuì in maniera determinante con le sue parate. Se nel suo palmares è riportato lo scudetto vinto con la Juventus nel 1966/67, in cuor suo i suoi momenti più belli della carriera li ha ottenuti proprio a Verona giocando da titolare questa stagione e la successiva e conquistando due salvezze consecutive.
Mai mollare dunque: anche una riserva può diventare un eroe. Un saluto a Penna bianca e un grazie per la lezione che ci ha consegnato.
Massimo
Serie A 1970/71 | 18a giornata | 14/2/1971 | ||
JUVENTUS FC 2 |
AC VERONA HELLAS 1 |
3' Bettega, 81' Capello | 8' (aut.) Tancredi | |
Tancredi, L.Spinosi, Furino; Cuccureddu (60' Causio), Morini, Roveta; Haller, Savoldi, Anastasi; Capello, Bettega. | A.Colombo; A.Batistoni, P.Sirena; D.Landini, E.Mascetti; F.Bergamaschi, S.Clerici, V.D'Amato (78' D.Gobbi), L.Mascalaito, R.Mazzanti, F.Nosè | |
Picchi | ALL | U.Pozzan |
Arbitro M.Bernardis (Roma - RM) |
L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.
[continua]Qual è stato il miglior gialloblu in campo in
H.Verona-Milan?
Riepilogo stagionale e classifica generale
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