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HELLAS VERONA / Le Ultimissime

A CHE PUNTO STA IL PROGETTO HELLAS DI SETTI (1° parte)?

Hellastory: Le Ultimissime

A CHE PUNTO STA IL PROGETTO HELLAS DI SETTI (1° parte)?
A CHE PUNTO STA IL PROGETTO HELLAS DI SETTI (1° parte)?

Allo scoccare delle undici di venerdì 31 gennaio si è chiuso, finalmente, un mese di passione per i tifosi gialloblu. Mandorlini, buona parte dei giocatori e i tifosi, hanno potuto tirare un grosso sospiro di sollievo dopo aver mal sopportato per quattro interminabili settimane questa fastidiosa parentesi invernale di mercato che è sembrata arrivare solo per destabilizzare, distrarre e demoralizzare un ambiente che aveva trovato il suo apice di entusiasmo dopo la splendida vittoria ad Udine nel giorno dell'Epifania.

Il teatro dei sogni e delle illusioni - di procuratori e giornalisti più che dei tifosi, sempre più vittime disilluse dell'indigestione di voci e trasferimenti - ha chiuso i battenti e c'è ora la possibilità di mettersi finalmente a riflettere a bocce ferme su quanto successo.

Diciamoci la verità, nonostante la stima e la gratitudine verso la società sia ancora altissima e ci sia la consapevolezza che le operazioni portate a termine da Sogliano siano andate nella direzione giusta (è stata giustamente sfoltita la rosa con le partenze di Longo, Laner, Ragatzu e Bianchetti, è stato trovato in Rabusic il vice di Toni e in Pillud, il terzino destro che potrebbe riempire i buchi lasciati da Gonzalez e Cacciatore, più è arrivato un potenziale crack - alla Iturbe o Romulo per intenderci – come Marquinho) è un dato di fatto che buona parte dei tifosi ha fatto una fatica tremenda a comprendere e a digerire la partenza per Napoli di Jorginho. Una partenza resa ancora più dolorosa dopo aver visto il suo scintillante esordio al San Paolo e perché capitata in un periodo difficile per la squadra di Mandorlini che, dopo aver sbandato con il Napoli, si è vista privare di colpo di uno dei suoi leader contro Milan e Roma (salvo poi riscattarsi brillantemente con il Sassuolo).

In molti si son chiesti perché la cessione si sia dovuta fare nel bel mezzo e nella fase più intensa del campionato, giusto alla vigilia delle succulente e prestigiose sfide con le big del campionato. Perché di fronte alla tentazione di aver 5 milioni di euro in contanti subito nelle casse della società, Setti e Sogliano si siano sciolti come neve al sole portando in carrozza Jorginho nella sua nuova destinazione senza badare alle numerose offerte (Fiorentina, Liverpool, Milan) ancora in piazza e alla possibilità, agli occhi dei più concreta, di far lievitare il prezzo dell'asta, tenendo il giocatore in gialloblu fino a giugno.

Le risposte che si sono trovate a questa “frenesia da cessione” sono state molteplici: i complottisti l'hanno interpretata come una chiara mossa volta ad evitare l'Europa League (e nelle dichiarazioni di Setti alla premiazione del Cangrande d'Oro potrebbero aver trovato dei motivi in più per sostenerlo), altri pensano che la società abbia voluto così dare finalmente spazio ad un talento finora troppo sacrificato come Cirigliano, ma la possibile spiegazione che più ha inquietato, facendo ridestare vecchi e mai superati fantasmi della gestione Pastorello sono state un paio di frasi dette da Sogliano nella conferenza stampa successiva alla cessione del giovane centrocampista; riportiamo qui gli stralci: La società ha fatto una scelta tenendo presente una linea che dà il presidente dal punto di vista economico, che era meglio fare una cessione a gennaio per dare solidità e mantenere degli impegni che erano stati presi con tutti, piuttosto che aspettare giugno... certo che tutti noi dal punto di vista tecnico avremmo preferito cederlo a giugno... il calcio è cambiato perché non ci sono più dei mecenati in grado di mantenere solo con le loro risorse una squadra di calcio... una società di calcio ha delle scadenze economiche nel riguardo di tutti i tesserati, probabilmente anche legati al passato, all'acquisto del club... ogni società ha delle scadenze... una società ha di fronte una scelta: essere solida e puntuale oppure cercare di guardare solo l'aspetto tecnico e fare delle scelte diverse... la scelta della società è stata quella di essere prima solida e non avere conti in sospeso.

Ora, è chiaro che queste parole:
- affermano ancora una volta come il Verona di Setti, per poter sopravvivere, ha bisogno di essere una società virtuosa e costantemente in utile (sullo stile di Udinese, Lazio e Napoli che da più di un lustro non registrano perdite), perché Setti da solo non ha disponibilità economiche per sopperire ad eventuali buchi di bilancio; scordiamoci in questo senso non solo gli sceicchi arabi o i Moratti di turno ma anche i piccoli mecenati di provincia, come Cestaro a Padova o come lo è stato il nostro amatissimo presidente Martinelli che per tenere in piedi la baracca Hellas ha dovuto scucire di tasca sua circa 20 milioni di euro in quattro anni. Setti di soldi nell'Hellas ne ha già investiti circa 3 milioni e la sua intenzione/disponibilità economica non gli permette di andare oltre; l'Hellas dovrà e potrà camminare solo con le idee e la buona gestione;
- lanciano il dubbio nei tifosi più sospettosi che, almeno per il momento, la situazione non sia così florida come alcuni vorrebbero far credere se non addirittura che ci siano buchi e/o “distrazioni” occulte.

Per cercare di fare chiarezza siamo andati a spulciare attentamente gli ultimi due bilanci approvati (2011/12 e 2012/13) e abbiamo provato a fare i conti in tasca su quello che è successo e succederà in questo 2013/14 in serie A. Ve lo proveremo a raccontare nei prossimi giorni sperando di riuscire effettivamente a capire se nelle mosse della società c'è qualcosa di poco chiaro e la chimera del dissesto economico/finanziario è in agguato o se ci sono invece motivi per poter continuare a guardare con serenità al futuro.

Francesco



Hellastory, 11/02/2014

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L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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