La partenza del bravo Nicola Ferrari per Spezia inevitabilmente lascia tutti un po' smarriti e con la tristezza nel cuore. Nicola rappresentava più di chiunque altro la rinascita del Verona dalla C alla A, questa sua forza nel rialzarsi fieramente dopo le continue bastonate ne aveva fatto una specie di simbolo gialloblù e già qualcuno romanticamente sognava un suo esordio nella massima serie quasi come fosse un coronamento dovuto di una carriera vissuta sempre tra la B e la C.

Purtroppo il calcio è fatto così, vive di momenti e chi era elemento imprescindibile ieri potrebbe già non esserlo più oggi, soprattutto se di mezzo ci sono salti importanti di categoria. Chi faceva la differenza in serie C e poi se la giocava degnamente in serie B potrebbe non essere all'altezza della serie A o quanto meno non c'è lo spazio e la tranquillità per provarlo, quindi viene accantonato per far spazio a giocatori considerati «usato sicuro».

L'idea romantica va assolutamente lasciata da parte ma questo non vuol dire che uno non ci debba rimanere male confermando una volta in più come il concetto di gratitudine sia avulso a questo mondo (mondo in generale, non solo mondo del calcio). Così uno ripensa agli «eroi di Salerno» ed è portato ad illudersi che il Verona che si giocherà la serie A sia ancora legato a doppio filo con quello che ha rincorso e poi vinto i play off di Lega Pro.

Alla fine ci accorgiamo che le cose stanno diversamente, che gli Eroi di Salerno si sono persi strada facendo, sfoltiti via via da varie dinamiche calcistiche e che alla fine probabilmente ne resteranno solamente tre: Rafael, portiere entrato di diritto nella storia del Verona, Maietta difensore che raccoglie troppo tardi quanto gli sarebbe spettato qualche anno prima e Hallfreddsson, sempre che riesca a resistere al richiamo della Premier League. Alcuni li abbiamo persi subito, inadatti alla B, altri li abbiamo persi perché erano inadatti ad una B ad alto livello, altri persi perché non adatti alla A. Pensate che alcuni si stanno ancora allenando a Sandrà, fuori rosa, come fossero degli spettri che presidiano e infestano il vecchio campo di allenamento manco fosse un cimitero indiano.

Veramente non c'è gratitudine in questo Verona? No, non c'è e non ci deve nemmeno essere.

Gioca chi è all'altezza della categoria e se si vuole crescere è inevitabile anche che si debba cambiare.

Guardiamo gli ultimi casi eclatanti di «doppio salto» dalla C alla A. Napoli, Genoa, Fiorentina (dalla C2) e Cesena hanno cambiato moltissimo e una volta in A i giocatori rimasti dalla C si contavano veramente sulla punta delle dita: tre, massimo quattro. Nel Cesena ci sembra addirittura uno solo. Quasi sempre restano i portieri che sono quelli che solitamente risentono meno del salto di categoria, spesso ci sono i difensori e i centrocampisti, quasi mai gli attaccanti. Unico caso degno di nota è stato Riganò. Ebbene, tutte queste squadre hanno agito sapientemente (alcune anche con tanti soldi) e non si sono fermate all'elemento affettivo. L'unica squadra che ha portato in A metà rosa della C è stato il Novara che, guarda caso, è stata anche l'unica a ritornare immediatamente nella categoria inferiore. Ovviamente non prendiamo in considerazione il Pescara perché la gestione dalla B alla A è stata così scellerata da non poter far testo.

Vale la pena quindi ricordare con affetto gli «eroi» del passato (che è appunto «passato») e ringraziarli per quel che hanno dato ai nostri colori ma senza farsi prendere dallo sconforto e dalla malinconia.

Ringraziamo, salutiamo e guardiamo avanti.

Abbiamo visto tanti giocatori e tanti ne vedremo ancora. Chi meriterà la nostra riconoscenza la avrà.

Qualche giorno fa mi è tornato tra le mani il catalogo che presentava la prima mostra sui cimeli Hellas, del 2008. In fondo c'era una bellissima frase che concludeva una carrellata di maglie storiche, belle e brutte, più blu e meno blu, bianche, rosse, nere, righe verticali, orizzontali, a quadri, a scacchi. Una frase che forse all'epoca abbiamo letto con distrazione ma che mai come ora acquista significato:

«In centocinque anni di storia abbiamo cambiato molto...senza cambiare mai!»

Beh, tre anni fa avevamo le maglie blu con tante righine verticali gialle, oggi una maglia blu con un'unica riga gialla sulla sinistra. Davvero non siamo mai cambiati.

Ciao Nicola, grazie e in bocca al lupo per la nuova avventura!

Valeriano