Partendo dal presupposto che non esistono “tifosi realisti”, perché proprio i due termini sono in antitesi, vorrei spendere qualche parola su una categoria di tifosi che a Verona è sempre stata in minoranza quasi schiacciante eppure è sempre sopravvissuta, ovvero i tifosi ottimisti.
Gli ottimisti sono quelli che riescono a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno di ogni situazione. Quelli che sì, la luna ha una faccia scura ma ne ha pur sempre un'altra luminosissima a fare da contraltare dall'altra parte. I tifosi ottimisti sono sempre stati una certezza per l'altra metà dei tifosi, quella pessimista. Quasi come se i tifosi pessimisti potessero permettersi di essere tali solo ed esclusivamente perché sanno che da qualche parte c'è un ottimista pronto a demolire ogni loro convinzione funerea, perché si sa, il fine ultimo di ogni tifoso che si rispetti è la vittoria e quando questa arriva sono contenti tutti: gli ottimisti che l'avevano predetta e i pessimisti che sono stati clamorosamente smentiti.

Tuttavia può capitare che si arrivi a volte ad un punto in cui anche l'ottimista più incallito può avere un momento di flessione, e qui si apre una voragine sotto i piedi di tutti i tifosi.

Qualche persona ieri mi ha chiesto: “Ti, che de solito te si ottimista, cosa disito?” e sinceramente avrei voluto rispondere alla mia maniera, che si sono viste belle cose, che ci sono margini, che in fondo... boh, qualunque cosa avrei voluto dire tranne quello che mi è uscito, ovvero: “no savarea sa dir”. Frase che per il tifoso ottimista sa di sconfitta e per il tifoso pessimista all'ascolto è una delusione totale.

Tutto ciò è disarmante ma, in fondo, vista la partita di ieri e messa in fila con quelle precedenti, per cosa possiamo essere ottimisti?

Per la reazione che abbiamo avuto in dieci contro undici? Beh, a dire il vero le gagliarde reazioni della banda di Mandorlini, quelle che ben conosciamo, sono ben altra cosa! L'intervallo per Mandorlini era una specie di tocca sana. Sapevi che nove volte su dieci una volta usciti dal sottopassaggio gli 11 prescelti lottavano come dei leoni.
Ora invece non è più così. Non sappiamo perché.
Probabile che ci siano meno giocatori propensi ad ascoltare il mister rispetto agli anni scorsi.
In effetti quest'anno abbiamo cambiato molti più giocatori rispetto a quanto non si era fatto negli anni precedenti. Da qui, dal naturale sfoltimento del gruppo storico, può nascere forse la minor presa di Mandorlini sulla squadra. Sempre da qui può spiegarsi il perché il mister si aggrappi ancor di più alle persone di cui si fida, quelle che sicuramente sa che lo ascolteranno. In effetti la formula di Mandorlini è sempre stata vincente: a meno di grosse eccezioni, i nuovi vengono inseriti molto gradualmente nel gruppo.
Ma se questa formula viene fatta saltare con una rivoluzione della rosa e con una raffica di infortuni Mandorlini rischia di pagare per tutti quando forse non è nemmeno colpa sua (o almeno non del tutto).

Qual è l'alibi di questo Verona? Forse la lista degli assenti?
Allora ditemi chi tra quelli di questa lista potrebbe far fare il salto di qualità alla squadra. Forse Hallfredsson e Obbadi. Quindi solo due, alla fine, non questo gran numero. Siamo sicuri che con quei due giocatori il Verona ricomincerebbe a rullare come si deve? Eppure non sono mica due fuoriclasse e nemmeno due rinomati uomini-spogliatoio.

Tutti convinti che sia così semplice?

Quest'anno non abbiamo il fenomeno, vuoi perché Sogliano non è riuscito a pescare il jolly come la stagione scorsa, vuoi perché non è affatto scontato che in una rosa ci siano dei fenomeni in grado di risolvere da soli le partite.
Quest'anno abbiamo una rosa di operai che deve giocare assieme, affiatarsi e lavorare tantissimo per buttare la palla in rete. Quest'anno più ancora delle scorse stagioni serve che il gruppo sia affiatato e che dia riscontri positivi al mister, chiunque esso sia.

Chiunque esso sia? Si certo, chiunque esso sia, perché? Sta scritto da qualche parte che Mandorlini è intoccabile? Sembra che anche la curva sud (non intesa come gruppo ma proprio come “cuore pulsante e pensante” del tifo, quella che non canta “a caso” e non fa cori ad personam) non l'abbia mandate certo a dire con quel “Cambieranno i giocatori, il presidente, l'allenator” . Un avviso, non necessariamente una minaccia, che qui il credito va conquistato partita dopo partita, altrimenti avanti il prossimo.
Anche un altro coro non lo sentivamo da parecchio tempo, “Io Credo Risorgerò” , Cantato forse per la prima volta dall'avvento di Mandorlini, non a caso è risuonato al Bentegodi proprio lunedì sera.

Ora siamo scossi e giustamente allarmati. Il campionato è ancora lunghissimo e può accadere ancora qualsiasi cosa.

Con tutta la buona volontà e con tutto il pessimismo possibile questo Verona non retrocederà perché ci sono squadre ben peggiori e meno attrezzate della nostra. Però è bene tenere le antenne dritte perché di cose impossibili e incredibili ne abbiamo viste fin troppe negli anni.

Da ottimista quale sono vorrei ricordare che storicamente la nostra dimensione è abbastanza simile a quella che stiamo vivendo ora, cioè quella di una squadra che per restare a galla deve strappare i punti e le salvezze con i denti . Se qualcuno (ancora più ottimista di me, se possibile) pensava che si potesse fare il salto verso l'Europa così a buon mercato forse non ha ben presente cosa vuol dire essere tifoso del Verona, forse è stato solo disattento negli ultimi centoundici anni oppure forse è stato preso dalla fregola di andare a fare fighissimi tour europei.

Caso quest'ultimo sicuramente di qualche giornalista cicalone che poi magari va a fare la morale ai tifosi più sprovveduti ed emotivi rei di essersi infiammati alle proprie arringhe estive.

Valeriano