La stagione appena conclusa ci porta in dote delle sensazioni nuove, mai provate in precedenza:

- la noia della vittoria annunciata, prevista e tranquilla;
- lo sbigottimento di vedere una squadra dotata tecnicamente smettere incomprensibilmente di giocare e di avere idee e arrancare in maniera disordinata praticamente dall'oggi al domani.

Questi due poli estremi sono a nostro avviso da imputare, nel bene e nel male, alla conduzione tecnica. Avvocato Pecchia, cosa ha da affermare in merito? Probabilmente non lo sapremo mai, ammesso che ci sia qualcosa di tangibile che il Mister possa affermare, spiegare ed esporre.

Con un esercizio puramente onanistico dal punto di vista intellettuale, ne possiamo dedurre una situazione ben precisa ed archiviarla come «atteggiamento post-adolescenziale» applicato a questa fase di carriera Fabio Pecchia Allenatore. Dopo aver vissuto sotto la paciosa guida di zio Rafa, il giovane Fabio decide di andare a vivere da solo. Trova una situazione per lui stimolante, e pieno di entusiasmo si butta a capofitto nella vita adulta. I nuovi stimoli, i nuovi compiti, i nuovi incarichi, le nuove conoscenze lo inebrianmo a tal punto che riesce in breve ad ergersi a fresco e pimpante protagonista della situazione in cui si ritrova. Poi però l'adrenalina cala. Arrivano i primi saldi delle carte di credito, le prime rate della TV, i primi due di picche, le prime delusioni da amici «adulti». Questo lo sconforta, lo svilisce, lo paralizza, lo rende insicuro delle proprie certezze e delle proprie possibilità. E delle proprie ambizioni. Abbiamo passato tutti una fase simile nella vita vera. Ci risulta quindi abbastanza fattibile immedesimarci. Come abbiamo reagito? Ragionando per macro-categorie, analizziamo solamente due modi:

- tornare all'ovile, rendendosi conto che non eravamo pronti per il gran salto tanto agognato;
- far tabula rasa della situazione, incassare le critiche che immancabilmente da amici e parenti son piovute, accettare umilmente consigli da chi c'è già passato (magari - perché no - lo stesso zio), ripartire a testa bassa per trovare in tempi ragionevoli rotta, motivazioni e obiettivi, sfidando correndo pure il rischio di incaponirsi e di avvitarsi su sé stessi.

Per Pecchia, queste due scelte significavano l'una dare le dimissioni, l'altra andare avanti a dispetto dei santi.

Nessuna delle due scelte è criticabile. Accettare di non essere pronti per determinate situazioni è sinonimo di ragionevolezza ed intelligenza. Tener botta nella criticità assoluta denota coraggio e determinazione.

A noi tifosi, il compito di raccomandarsi e confidare che il buon Fabio abbia fatto tesoro e sappia gestire le future crisi e difficoltà con meno smarrimento e più consapevolezza del proprio lavoro.

Buon dossier a tutti.

In fede, Matteo

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