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HELLAS VERONA / Canone Inverso

L'ECLISSI


L'ECLISSI

Il Verona è un animale schizofrenico. Quando entra in campo si sdoppia: una metà disfa, prende goal ogni volta che l'avversario tira in porta, si complica la vita in ogni circostanza; l'altra metà cerca pazientemente di rimettere in piedi i pezzi, è votata al sacrificio e all'inseguimento. La prima tradisce, è inaffidabile; l'altra è paziente, testarda, commovente. Una nutre, l'altra vomita. Per fortuna il processo di autodistruzione, dopo 4 sconfitte consecutive, si è fermato con l'Atalanta grazie ad una rimonta incredibile ed entusiasmante. Per una volta ce l'abbiamo fatta! E l'abbraccio finale dei giocatori ridà serenità, ricongiunge gli estremi, cancella la vergogna e la fatica e riconsegna al gruppo quel senso di unità e fiducia che aveva smarrito.

Se cominciamo dalla fine, stremati e felici, ci perdiamo ciò che è accaduto prima. Se giudichiamo la partita solo dagli ultimi 10 minuti ci dimentichiamo della disperazione e rabbia, ma anche dell'ingenuità e incostanza che hanno accompagnato i gialloblu in quest'ultimo mese.

La differenza che passa tra Atalanta e le altre prima (Genoa, Chievo, Fiorentina e Sampdoria) è nell'atteggiamento e nella determinazione. Con i bergamaschi non sono stati cancellati gli errori difensivi, lo sappiamo bene, inoltre abbiamo impiegato ben 82 minuti prima di rimettere in piedi la gara, ma questo successo può essere il momento di svolta. A mio avviso non esiste un problema di singoli, perché quando prendi 8 gol in 2 partite con 22 giocatori diversi significa che devi cercare altrove il problema. Nella testa, magari. Ad esempio, contro la Fiorentina Mandorlini aveva costruito una gabbia perfetta intorno a Rossi e Cuadrado, non poteva certo immaginare che Borja Valero e Vargas venissero lasciati liberi di tirare in porta. Contro la Sampdoria, con mezza squadra accorsa a protestare per il rigore non concesso e Donati distratto (diciamo così !) su quel pallone fondamentale, abbiamo consentito all'avversario di andarsene via in contropiede e chiudere l'incontro. Eppure l'anno scorso non prendevamo mai gol e non concedevamo neppure spazi a centrocampo. Cosa è successo? A mio avviso il Verona, dopo i bei successi con Bologna e Parma, si è montato la testa. Ha giocato un calcio puramente estetico, per settimane ha trovato pagine esaltante sui quotidiani sportivi, si è dimenticato della classifica e dell'avversario di turno, convinto di essere padrone della situazione e di saper rimediare a qualsiasi imprevisto. I calci d'angolo di Inter e Genoa che ci hanno ridicolizzato e la concretezza del Chievo hanno fatto crollare il castello, camuffato dalla modestia di Cagliari e Sampdoria che non hanno opposto resistenza.

Non era vero quel Verona che inseguiva l'Inter verso traguardi inimmaginabili, non è vero neppure questo Verona che ha preso 12 gol in 5 partite.

Oggi era difficile perché l'Atalanta doveva stabilire se stavamo implodendo o se riuscivamo a trovare, dentro di noi, la forza per uscirne fuori. È un avversario esperto, sa chiudersi bene e davanti ha un Denis improponibile per Gonzales. Però i gialloblu erano messi bene in campo. Martinho cerca spesso Toni, il centrocampo è più compatto, Romulo dà più sicurezza di Cacciatore. Fino al gol loro siamo stati corti ed efficaci. Una volta passati in svantaggio, per la solita ingenuità, è cominciata una nuova partita. Quella, per intenderci, degli ultimi 20 minuti di Genova (versione Genoa), del quarto d'ora tra il 4 a 2 e il 4 a 3 di Firenze, di gran parte del secondo tempo di Genova (versione Samp). Quella che non abbiamo visto con il Chievo. Nella ripresa abbiamo fallito il pareggio con Iturbe, traversa di Toni, Cacia e Gomez, ma potevamo anche andare sotto 2 a 0 per colpa di Gonzales (miracolo di Rafael) e nuovamente sotto con quell'azione Livaja – Denis.

Il Verona non è guarito. Sia ben chiaro. Ha avuto però la forza di non mollare e la fortuna di concretizzare. Adesso riparte contro due avversari in crisi come Catania e Lazio. Deve provare a passare in vantaggio, non concedere nulla, evitare in tutti i modi di prendere goal, trovare risorse positive dietro. Non deve più avere paura. Oggi ha rotto un incantesimo, l'eclissi solare del rigore conquistato da Cacia (bellissimo l'abbraccio dei compagni) e trasformato da Jorginho ci concede una nuova opportunità. Il giorno vuole assolutamente tornare ad irradiare.

Massimo

Colonna sonora: Impromptu, Opera 90 D899 No. 3 in G-Flat Major, Franz Schubert



Hellastory, 09/12/2013
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MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

Qual è stato il miglior gialloblu in campo in

H.Verona-Udinese?



H.Verona    Udinese


Bonazzoli F.

Cabal J.

Centonze F.

Coppola D.

Duda O.

Folorunsho M.

Lazovic D.

Magnani G.

Mitrovic S.

Montipò L.

Noslin T.

Serdar S.

Silva D.

Suslov T.

Swiderski K.

Vinagre R.


 


Riepilogo stagionale e classifica generale




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