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HELLAS VERONA / Canone Inverso

E' TORNATA LA BANDA DEL BUCO


E' TORNATA LA BANDA DEL BUCO

Teoria del tifoso gialloblu all'uscita dallo stadio: la principale differenza tra Hellas e Milan è che mentre i loro attacchi sono finiti tutti inesorabilmente in rete, i nostri hanno esaltato Abbiati con interventi prodigiosi nel suo lato migliore (come i calciatori hanno un piede prevalente, anche i portieri hanno un lato forte, dove ci arrivano sempre). Obiezione del tifoso al rientro a casa: Abbiati è un giocatore del Milan messo lì proprio per metterci una pezza, quando può. I goal che abbiamo preso sono stati invece espressione di errori individuali e collettivi tali che Rafael non ha potuto fare nulla per evitarli. Quante parate ha fatto il nostro portiere in tutta la gara? una respinta goffa di pugno (ma quello era un momento di panico generale) e un'uscita di piede ai limiti dell'area di rigore. Stop. In futuro potremmo non trovarci più di fronte ad un nuovo Abbiati, ma qualunque attaccante avversario potrà realizzare ancora quei gol se messo nelle stesse condizioni.

La pausa ha interrotto la magia. Non solo non abbiamo recuperato gli infortunati, ma tutto il meccanismo ha rallentato. Una sconfitta del genere allerta inevitabilmente tutta una serie di sensori preoccupanti. In sintesi:
1) il Verona tarda in maniera impressionante ad entrare in partita, concede sempre 20/30 minuti all'avversario di turno (tranne a Bergamo con l'Atalanta). Forse perché ha bisogno di studiarlo, o forse perché, cambiando formazione ogni partita, deve a sua volta trovare il proprio equilibrio tattico. La velocità degli attaccanti rossoneri era così imprevedibile? E tutti quei palloni persi a centrocampo? Il problema poi è che se lasci ad Honda e Abate la (nostra) fascia sinistra è inevitabile mandare l'intero reparto difensivo in tilt (vedi il clamoroso autogol di Marques) e finire sotto di due goal. Valli poi a recuperare.
2) lo scorso campionato non ha insegnato molto sulla tenuta difensiva. Prendi un gol con le grandi e vai subito in panico. Ogni volta che il Milan superava la metà campo lo vedevo già in porta. Eppure non abbiamo più Cacciatore e Maietta! E' vero, ci troviamo ancora sul groppone Agostini che, nonostante l'esperienza che dovrebbe aver accumulato, si avventura ancora in duelli in velocità quasi sempre perdenti, non è in grado di giocare in anticipo, è sempre fuori posizione quando accentra. C'è niente di meglio? Se lui e Jankovic vengono impiegati insieme con la speranza di coprire la fascia sinistra vuol dire che non andremo lontano e di reti ne prenderemo con regolare continuità. Jankovic, l'eterno incompiuto. Sulla psicosi collettiva che si scatena dietro ci è finito pure Rafa Marquez che perderà pure qualche pallone a centrocampo ma nella ripresa, con la squadra sbilanciata, ha chiuso 3 o 4 situazioni imbarazzanti ai limiti dell'area con le buone o le cattive, tanto da uscire fuori per doppio giallo. Mi chiedo come sarebbe andata a finire se ci fosse stato un altro al suo posto! Gli incubi dello scorso anno stanno tornando con precisione matematica.
3) forse è il caso che Mandorlini cominci ad ipotizzare soluzioni offensive differenti dal 4/3/3, se le ali sono (anzi, ad essere onesti ... rimangono) Gomez e Jankovic. Anche perché Nico Lopez ha dimostrato di meritare massima attenzione spaziando a tutto campo davanti al centrocampo, e negare all'infinito uno come Saviola comincia ad essere cosa difficile da giustificarsi. O il giocatore non sta bene, basta saperlo, oppure non è credibile pensare che lui possa fare peggio sotto porta di Nenè o Gomez che si sono mangiati palloni incredibili dall'inizio della stagione. L'idea del 4/3/1/2 a risultato compromesso (oddio, se Nenè fosse riuscito a buttare dentro quel pallone ... con 6 minuti ancora da giocare ...) è stato un tentativo disperato oppure un'alternativa credibile?
L'anno scorso davanti la differenza la facevano Iturbe con la sua velocità e Romulo con gli inserimenti ma entrambi non ci sono più e sono impossibili da replicare. Toni, con il suo modo di stare in campo, è stato agevolato dalla loro capacità di improvvisare e scompaginare le difese avversarie. Se Mandorlini si ostina a mantenere quegli schemi senza il loro contributo sbaglia due volte, anche perché non riesce a sfruttare a pieno tutto ciò che Nico Lopez e Saviola possono dare. Oggi, Toni è il primo a risentirne. Tutto il Verona, di conseguenza.

Insomma, il vero problema dell'Hellas è che, a metà ottobre, non ha ancora capito che tipo di squadra è: è costretto a difendersi a 3, ma gli manca l'esterno destro (fa tenerezza Moras, nella sua innata caparbietà, quando prova a fare il terzino destro); attacca con un modulo lento e prevedibile e non riesce a concretizzare gli sforzi del centrocampo.

Purtroppo il Milan ha, in una partita sola, evidenziato la mancanza di chiarezza. Ecco spiegato l'approccio morbido alla partita e, in genere, la teoria secondo la quale il secondo tempo è giocato meglio dai gialloblu. In pratica, ci vogliono 45 minuti di partita e 15 di spogliatoio per tirare fuori il vero Verona. Ma questo può bastare forse con Palermo, Genoa e Cagliari (risultati differenti, ma stesse prestazioni), non certo con il Milan.

Adesso andiamo a Napoli, trasferta difficilissima. L'assenza di Rafa Marquez potrebbe costringere il tecnico a tornare alla difesa a 4 se recupera Martic, oppure impiegare Sorensen a destra, ma ho il terrore a pensare Agostini di fronte a Callejon o Mertens. La squadra di Benitez è arrembante sulle fasce. Se è vero poi che il Napoli concede sempre qualcosa dietro Nico Lopez meriterebbe di partire titolare. Ma al posto di chi? Se infine aggiungi l'atavico blocco psicologico che hanno i gialloblu quando vanno al San Paolo credo che ci siano ben poche possibilità di uscire con un risultato positivo. A prescindere da ciò c'è pur sempre il Napoli, avversario contro il quale l'anno scorso Mandorlini non ci ha capito molto.

A meno che, proprio l'emergenza assoluta (sia tecnica che mentale) non crei quella combinazione straordinaria che fa scaturire dal nulla una prestazione straordinaria e inimmaginabile. I primi a crederci, però, devono essere proprio i giocatori. Se certe soluzioni tardano a venire non si possono addossare tutte le responsabilità solo al tecnico. Iturbe e Romulo si sono presi il proscenio da soli.

Massimo

Colonna sonora: Brother to Brother, Terry Callier and Paul Weller.



Hellastory, 20/10/2014
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L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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