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PROSSIMO IMPEGNO
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E' sconcertante il Verona. E' l'espressione mortificante di una squadra che non trasmette niente né dal punto di vista tecnico né da quello caratteriale, ingabbiata nella confusione di chi la sta guidando in panchina, senza il minimo contributo da parte del direttore sportivo, e con una proprietà da sempre incapace di dare un indirizzo. Un'identità.
Tu puoi prendere nel mercato Faraoni, Vitale, Di Gaudio e Munari, il meglio che c'è in giro; avere già a tua disposizione gente come Pazzini, Zaccagni, Silvestri, Matos e Laribi ma se non riesci a comprendere il valore reale che hai a disposizione, se continui ad affidarti a collaboratori scadenti, non costruirai mai niente di duraturo. Il Verona di Setti, che non è riuscito a difendere la serie A per due stagioni consecutive, che non sa imporsi, che non riesce ad inorgoglire i tifosi viaggia anonimo per la sua strada. Sempre più da solo, sempre più lontano.
Il distacco reale tra la società e i tifosi è perfettamente espressa da questa squadra abulica, noiosa, sconclusionata, fragile. Nessuno di noi riesce più ad identificarsi. Non ci rappresentano.
In tutta questa desolazione Grosso ha il merito straordinario di non essere riuscito a costruire un gruppo e nemmeno a caratterizzarne un'anima, non ha un'idea di gioco. La sua inespressività si replica nel calcio che non riesce a costruire. L'apogeo dei passaggi laterali. Ma Grosso è soprattutto espressione di Setti.
Che tristezza.
Massimo
Colonna sonora: il battito del cuore, ritmato, costante, profondo. Tutto quello che il Verona non ha più.
L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.
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