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CHE FINE HA FATTO MANDORLINI?


CHE FINE HA FATTO MANDORLINI?

Novara - Hellas, per come si erano messe le cose, poteva essere la partita della svolta. Vincendo, il Verona avrebbe messo a tacere i dubbi sulla sua fragilità e scarsa efficacia offensiva denunciati sia nel derby che precedentemente nella ripresa di Reggio; avrebbe approfittato del passo falso casalingo di Livorno (il compiacimento era ancora maggiore visti i colori del Modena) e Varese (idem la Juve Stabia). Il tutto in ottica dello scontro diretto con i lombardi della prossima settimana. Infine, sarebbe stato ancora più esaltante visto il valore del Novara di questo periodo, squadra in forma smagliante che ci fece tribolare anche all'andata. Viceversa, ogni altro risultato sarebbe stato per noi negativo: sarebbe stato l'ennesimo messaggio inascoltato di Mandorlini, il consolidarsi di dubbi su una squadra che fatica ancora a prendere slancio (ci riuscirà mai?), l'inefficacia del terzo messaggio di difesa d'ufficio del mister dall'inizio dell'anno da parte di Sogliano. Capirai dopo questa brutta sconfitta.

Perdere a Novara è un piccolo dramma. Dramma perchè venuta dopo aver bucato in casa il derby, perchè condizionata dall'ennesima uscita sciagurata di Bacinovic che ha messo in difficoltà i compagni, perchè emersa da un Hellas titubante per tutto il primo tempo e confusionario nella ripresa. Perchè non è possibile prendere gol come quelli che abbiamo preso a Reggio, col Vicenza e col Novara. Se anche la fase difensiva ci tradisce è la fine. Ma il Verona non è andato in Piemonte per vincere e mostrare a se stesso che col Vicenza si è trattato di un semplice incidente di percorso. Ha cercato prima di tutto di non prenderle. E gli è andata male.

Il problema, a questo punto, comincia a farsi serio perchè non trova una soluzione. Il punto di forza della nostra squadra è Cacia. Lo sappiamo bene: nel girone di ritorno ha realizzato 4 dei 5 gol. Questo lo sanno i tifosi, ma anche gli avversari che organizzano trappole sempre più efficaci per isolarlo. Il punto di debolezza della nostra squadra, però, è l'assenza di un'alternativa tattica a Cacia. La seconda punta (Gomez) ha fatto la miseria di 3 gol su azione e non è mai nel vivo del gioco, non abbiamo centrocampisti che tirano in porta, né difensori capaci di dare una mano nei calci piazzati. A parte le iniziative personali di Martinho dello scorso autunno (dopo l'infortunio, il giocatore non è più lo stesso) intorno al nostro bomber è il deserto assoluto. Fermato Cacia, fermi tutto il Verona. Ma si può andare in A in questo modo?

La squadra è schierata in maniera così larga e rigida che diventa prevedibile. Non c'è fantasia, non ci sono idee. Quanti gol realizzati da Cacia sono frutto di gesti tecnici eccezionali del centravanti e non frutto di azioni collettive? Se al posto suo ci fossero stati Cocco, o Ferrari, o Gomez stesso quanti gol in meno avremmo fatto? Chissà.

Ma allora l'allenatore che ci sta a fare? Non è forse lui il responsabile del gioco che esprime la squadra? Quello che prepara in allenamento le soluzioni tattiche, che capisce i propri giocatori e cerca di utilizzarli al meglio, che studia gli avversari?

In definitiva, che fine ha fatto Mandorlini?

Noi eravamo abituati a vedere un tecnico padrone della situazione, capace di recuperare giocatori dati per persi (Ferrari, Berrettoni e persino Bjelanovic), lanciare i giovani (Jorginho e Tachtsidis) e non bruciare mai nessuno (Bojinov). Apprezzavamo tutti la sensibilità tattica, tale da mettere in campo sempre la formazione migliore, nella maniera migliore. Altro che questo noiosissimo e scontato 4 - 3 - 3 con il quale conviviamo dall'inizio dell'anno...

Alcuni tifosi, più per senso di affetto e gratitudine che realismo, hanno accusato Sogliano per aver fornito al mister solo giocatori sopravvalutati e poco motivati. Ma le cose non stanno in questo modo, e lo sappiamo bene. Qualche bufala è arrivata, certo, ma credo che in generale il consenso del tecnico su ogni operazione ci sia stato. Forse si poteva fare di più nella fase di assemblaggio. Ma chi lo doveva fare? Forse si doveva fare di più in fase di valorizzazione delle qualità di ciascuno (tutta gente, per inciso, proveniente dalla serie A o che ha giocato i playoff). Ma chi lo doveva fare? È forse colpa di Sogliano se Rivas, che l'anno scorso a Varese ci fece penare con la sua velocità e che a gennaio aveva pretendenti in serie A, oggi non riesce a fare nemmeno un cross? Non è che, per caso, stiamo ad un altro caso Cossu, riserva in serie B e C con Ficcadenti e Colomba e finito in nazionale pochi mesi dopo a Cagliari? Guardiamoci un attimo dentro: Gomez oggi è annichilito, l'ombra di se stesso; Jorginho si sta pericolosamente involvendo; Hallfredsson è sempre più disperatamente solo, è l'unico rimasto ad avere idee e lucidità; Sgrigna ci mette l'anima ma è entrato anche lui nello stato confusionale del resto della squadra. Naturalmente c'è anche un po' di sfortuna con il succedersi di infortuni (Agostini è l'ultimo della serie) e turni di squalifica che costringono il mister a proporre ogni partita una formazione diversa.

Qualcosa però è successo. Non c'è dubbio. Certo, il Mandorlini salvatore della patria che con una rimonta incredibile ha consentito al Verona di arrivare ai playoff di Lega Pro e alla promozione era una persona diversa. È vero anche che un conto è relazionarsi con Sogliano, un altro con Gibellini; un conto è dover dare delle risposte a Setti, un altro a Martinelli. L'Hellas quest'estate ha cambiato pelle, si è sprovincializzato e strutturato. Lui forse non l'ha compreso. Da Salvatore della patria è stato ridimensionato a responsabile tecnico. Un ruolo che gli sta stretto. Del resto, quante squadre ha cambiato Mandorlini nella sua carriera? Quanti anni è rimasto nella stessa panchina? Con la precedente proprietà sarebbe stato un nuovo Fergusson. Con questa è un allenatore e basta. In più, certi atteggiamenti tra il guascone e il capo popolo, che contraddistinguono nel bene e nel male il suo carattere focoso lo danneggiano. Capirai quanto gli è costato (e gli costerà a fine stagione, se ci arriva...) rispondere delle gaffe di Livorno e Cittadella.

Ma qui, mancano anche i risultati. Non è solo un problema di simpatia. Chi è soddisfatto, chi si aspettava un Verona simile a metà febbraio alzi la mano! Chi comincia a temere un nuovo fallimento alzi la mano...

Tra l'altro, seguendo esattamente il copione che ha contraddistinto la sua carriera, anziché migliorarsi le sue squadre cedono punti (dopo 5 gare siamo già a meno 2) nel girone di ritorno, perchè vittime della tensione nervosa accumulata e della stanchezza.

Adesso dobbiamo far prevalere la ragione. La prossima settimana abbiamo di fronte il Varese e lo affrontiamo nella peggiore condizione possibile. Dobbiamo vincere, assolutamente. Ma come? Sogliano, da parte sua, ha ribadito che non esistono alternative a Mandorlini. Al momento. A gennaio gli ha tolto l'ingombro Bojinov (più quelli minori Grosso e Abbate), ma lo ha messo alla prova con Rivas perchè in possesso di un biennale. In più gli ha fornito altri giocatori del calibro di Nielsen, Agostini e Sgrigna che completano tutti i reparti. Anche loro sono mediocri come Moras, Martinho, Carrozza, Cacciatore, Laner e via discorrendo? Se ci pensate un attimo, l'alibi della qualità del gruppo non regge.

Per Mandorlini è arrivato il momento decisivo: o dimostra di avere ancora in mano la squadra oppure meglio cambiarlo subito finchè c'è ancora tempo. Il suo gruppo, quello di Lega Pro e dell'anno scorso oggi non esiste più. Ce ne è un altro, molto più complesso. Non so neppure in quanti oggi lo seguono nello spogliatoio. E si vede in campo, ognuno fa il suo, nessuno fa squadra. Il Varese, quel Varese che ci tolse l'opportunità di giocarci la A con la Sampdoria l'anno scorso, sarà ancora una volta decisivo per il mister. Chi lo avrebbe detto un anno fa?

Massimo

Colonna sonora: Orties Cuisantes, John Zorn



Hellastory, 18/02/2013
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MASTER OF NONE


L'inizio del terribile calendario di febbraio offre un paio di impressioni a caldo: 1) che il Verona è vivo e combatte, 2) che però è stato indebolito in attacco dal mercato di gennaio perché giocatori come Ngonge e Djiuric non sono facili da sostituire. A bocce ferme, quindi con maggior consapevolezza, possiamo invece realizzare che nel corso di gennaio abbiamo assistito a 3 eventi importanti, 2 dei quali francamente inusuali. In primo luogo, l'importante cessione di talento finalizzata a sistemare i conti societari. In secondo luogo, una serie di operazioni di mercato volte essenzialmente a lasciar andare quei giocatori che non si sentivano più parte del progetto. In terzo luogo, la bocciatura del sequestro delle azioni del Verona in sede di appello. Se però i primi due li abbiamo metabolizzati dal punto di vista affettivo oltre che tecnico costringendo i tifosi ad affidarsi completamente alla bontà del lavoro di Sogliano e Baroni e alla speranza che i nostri avversari non si siano adeguatamente rinforzati nel frattempo, il terzo apre a scenari che non riusciamo a valutare nella sua complessità.

[continua]

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Swiderski K.

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