Speciale TATTICA e TECNICA
    TATTICA
  1. 140 ANNI DI BATTAGLIE
  2. IL METODO - prima parte
  3. IL METODO - seconda parte
  4. IL SISTEMA
  5. IL CATENACCIO
  6. LA ZONA E IL CALCIO TOTALE
  7. IL VERONA DI BAGNOLI
  8. LA ZONA MISTA: IL 4-4-2 e IL 4-3-3
  9. LA ZONA MISTA: IL 3-5-2 e IL 4-3-2-1
  10. IL CALCIO OGGI


  11. TECNICA
  12. LA SEDUTA DI ALLENAMENTO - prima parte
  13. LA SEDUTA DI ALLENAMENTO - seconda parte
  14. COME SI ALLENANO I RAGAZZI
  15. COME SI CALCIA IN PORTA
  16. ALLENARE I PORTIERI
  17. LA FASE DIFENSIVA E IL PREPARTITA


  18. IL RUOLO DELL'ALLENATORE

IL SISTEMA (1925-1960)

La modifica della regola del fuorigioco del 1925, che limitava a 2 giocatori - 1 più il portiere - è stata l’occasione; la volontà di inventare uno schieramento in grado di opporsi più efficacemente al METODO dilagante e sempre meglio perfezionato, il fine. Il SISTEMA è stato il primo modulo alternativo proposto dalla scuola calcistica inglese. Se vogliamo, la prima rivoluzione tattica.

Focalizziamoci un attimo su questi punti. La nuova norma relativa all’offside nasce con il compito di rendere più spettacolare il fluire del gioco, favorendo gli schemi offensivi. La prima contromisura adottata, anche in questa occasione per merito di formazioni scozzesi (in particolare i Rangers), fu quella di arretrare il centromediano dalla linea di centrocampo a quella dei terzini, trasformandolo in difensore. Si passò così dal classico schema 2-3-5 proprio del Metodo, ad un innovativo 3-2-5. Ovviamente nacque l’esigenza di ridisegnare il ruolo di difensore centrale e di rinforzare il centrocampo privato del suo elemento più importante dal punto di vista tattico, la fonte di gioco.

Un ulteriore stimolo al cambiamento è avvenuto a seguito di alcune prestazioni davvero poco lusinghiere. La prima sconfitta internazionale della storia inglese risale al 15 maggio 1929, quando la nazionale spagnola a Madrid vinse un’amichevole con un rocambolesco 4 a 3. La cosa fece ancora più scalpore perché, solo un mese prima, la stessa squadra iberica era stata sommersa 8 a 1 dalla Francia. Ciò non bastasse, l’anno successivo la Germania fermò a Berlino l’Inghilterra 3 a 3 e il Wunderteam austriaco ripeté l’impresa alcuni giorni dopo a Vienna terminando la gara a reti inviolate. Gli inglesi, in trasferta, non sapevano più vincere. Questi episodi confermavano in pieno il periodo di appannamento che stavano attraversando, esploso un paio di anni prima (31/3/1928) quando gli scozzesi si imposero clamorosamente a Wembley per ben 5 a 1!

Qualcosa doveva cambiare. E subito!

Herbert Chapman

LA PRIMA RIVOLUZIONE TATTICA Il SISTEMA nasce per merito delle intuizioni di mister Herbert Chapman e parte da queste priorità. All’inizio, tuttavia, le sue novità non furono accolte con favore e dovette subire l’ opposizione di numerosi suoi connazionali che non erano affatto d’accordo di mettere in discussione una tradizione culturale che aveva dominato il mondo calcistico per oltre 55 anni. Inoltre vi era la consapevolezza che, nonostante tutto, l’organizzazione tattica inglese rimaneva sempre la migliore in assoluto, ed era da dimostrare il fatto che il nuovo regolamento fosse in grado di mettere in difficoltà le difese Metodiste, tanto da costringerle a modificare i meccanismi difensivi. Infatti né in Europa, né in Sudamerica erano stati presi provvedimenti in tal senso.

E’ fuor di dubbio, però, che il Metodo che si andava sviluppando oltremanica, soprattutto per merito della scuola danubiana e delle applicazioni italiane, tedesche e sudamericane, era più flessibile rispetto alle varie soluzioni di gioco e più capace di contrastare schemi avvolgenti.

A dire il vero, la rivoluzione tattica di Chapman nacque qualche anno prima della revisione regolamentare del 1925, ma fu definitivamente formalizzata quando trovò nel laboratorio dell’Arsenal terreno fertile. Il tecnico non si limitò ad arretrare il centromediano sulla linea dei terzini, ma lo trasformò anche nel fulcro della difesa togliendogli quindi ogni mansione di costruzione di gioco. Fu Jack Butler il primo giocatore ad assumere questo nuovo ruolo denominato stoppero sostegno. La nuova difesa, quindi, acquisiva un uomo in più che si posizionava davanti al portiere affiancato ai suoi lati dai 2 terzini.

Successivamente, vennero fatti arretrare di una trentina di metri i 2 attaccanti intermedi e a loro venne assegnato il ruolo di interno o mezzala con compiti di presidio del centrocampo. Questa modifica, come sappiamo, era già stata adottata anche da alcune formazioni Metodiste. Il nuovo centrocampo era così composto da 4 elementi: 2 mediani e2 mezzale, che formavano una specie di quadrilatero con i primi che si posizionavano nella propria metà e gli altri poco oltre. I mediani, liberati dal tradizionale ruolo di controllori delle ali avversarie venivano leggermente accentrati e curavano molto di più la costruzione del gioco.

Davanti, rimanevano 3 attaccanti, 2 dei quali allargati sulle fasce laterali (ali) e 1 al centro con il compito di far salire la squadra e organizzare il gioco offensivo.

Nel 1929 si completava così la definizione del nuovo schema che non privilegiava più lo schieramento a doppia W Metodista, ma la MWdenominatosistema la cui ripartizione di forze era compendiata con la formula 3-4-3.

Il Sistema

All’atto pratico, i principali vantaggi che portava questa trasformazione furono i seguenti:

  • la copertura delle corsie laterali era notevolmente più precisa;
  • si stabiliva una perfetta simmetria tra il numero di difensori (3) e quello degli attaccanti (3);
  • si introduceva il concetto di marcatura ad uomo, rispetto alla zona Metodista. In particolare, era compito dello stopper seguire da vicino il centravanti avversario. Solo raramente - e se non era impegnato da compiti di marcatura – questo giocatore poteva fungere da sostegno del centrocampo.
  • Il reparto mediano, cioè il centrocampo, assumeva un ruolo nevralgico nello svolgimento del gioco: da lui dipendeva la costruzione del gioco. Il SISTEMA sostituiva collettivamente ciò che con il Metodo era incombenza di un solo giocatore, il famoso centromediano.

Insomma, il vantaggio di questo modulo consisteva essenzialmente in una distribuzione molto più razionale degli uomini in campo. Di conseguenza, miglioravano le geometrie e nasceva il nuovo concetto di mantenere le distanze tra i diversi reparti della squadra. Il ritmo di gioco diventava più omogeneo nel corso della partita e aumentava la velocità delle azioni. Il SISTEMA attribuiva grande significato al collettivo, anche a discapito della tecnica individuale. Con una efficiente riproposizione in campo, anche formazioni meno forti riuscivano a contrastare avversari più dotati. Infatti il baricentro della squadra veniva abbassato con l’inserimento di 1 difensore e 2 nuovi centrocampisti, ed era privilegiato il gioco di copertura rispetto a quello offensivo. Questo fu uno shock per i britannici: il risultato sportivo era diventato funzionale a una speculazione tattica.

Febbre a 90°

Difatti, a partire dalla conquista della Coppa di Lega avvenuta nel 1930, l’Arsenal raggiunse risultati incredibili: vinse i campionato del 1930/31 (fu il primo club londinese a riuscirci), del 1932/33, del 1933/34, del 1934/35 e 1937/38. Più la coppa nel 1936. Sono sicuro che Nick Hornby, autore del bellissimo “Febbre a 90°”, è sicuramente orgoglioso di tutto ciò.

C’è da dire, di contro, che lo stile di gioco offerto non entusiasmò troppo i critici: i biancorossi erano maestri nell’azione di contenimento e sapevano lasciar sfogare gli avversari per poi colpirli implacabilmente. La sua filosofia utilitaristica non lasciava molto spazio allo spettacolo: anche se nel grande Arsenal non mancavano stelle di valore assoluto (James, Hulme, Bastin, Lambert e Roberts), il SISTEMA esprimeva soprattutto razionalità, velocità e forza atletica. E proprio in queste scelte, dobbiamo identificare la sua modernità.

IL SISTEMA IN ITALIA Le applicazioni introdotte da Chapman si adattavano molto bene ad atleti disciplinati tatticamente come quelli anglosassoni e nordici in genere. Non ebbe la stessa fortuna all’estero, tanto meno in Italia. Il Genoa, nel 1937, fu tra le prime formazioni ad adottarlo, ma con esiti poco felici. Del resto, la nazionale Metodista stava vincendo ovunque e il 13 maggio 1939 era riuscita a fermare l’Inghilterra Sistemista a San Siro con il risultato di 2 a 2. Eppure, qualche critico iniziava a storcere il naso affascinato dalla struttura geometrica del calcio inglese. Persino Vittorio Pozzo decise di adottarlo con la sua nazionale ottenendo però scarsi risultati, anche perché gran parte dei club da cui attingeva i giocatori erano rimasti fedeli al METODO.

Il punto cruciale, mai risolto a sufficienza nel nostro Paese, era comprendere la logica che stava dietro il SISTEMA: per alcuni si trattava di uno schieramento offensivo nel quale attaccavano 7 giocatori (3 attaccanti + 4 centrocampisti); per altri era un modulo prettamente difensivo, visto il rinforzo numerico di cui beneficiavano difesa e centrocampo. Inoltre, la marcatura a uomo poteva rappresentare un rischio ulteriore perché, una volta superato il marcatore diretto, l’attaccante si trovava solo davanti al portiere. Senza dimenticare che i nostri calciatori si sentivano indubbiamente ingabbiati nel loro estro e duttilità.

Il Grande Torino

La migliore espressione italiana del SISTEMA è stata quella del Grande Torino che dominò il calcio italiano dal 1942 al 1949. Ma anche qui occorre fare qualche considerazione: le mezzale Loik e Mazzola solo raramente retrocedevano a supporto della difesa, per non sguarnire il fronte offensivo; i mediani Castigliano e Grezar, che avevano un’intesa perfetta, ne supportavano tranquillamente l’assenza a metà campo; il livello tecnico di tutta la squadra era così elevato che avrebbe potuto esaltare qualunque modulo di gioco. Dirò di più: il SISTEMA, con la sua struttura così rigida e schematica, consentì ad esaltare le singole individualità di questi campioni nei loro specifici ruoli, sfruttando al massimo il loro potenziale tecnico. Proprio la specializzazione di ruoli che richiedeva, riuscì a trasformare quella incredibile squadra di solisti in una eccezionale orchestra sinfonica.

Luigi Bernardi, centromediano del Verona di Chiecchi III

IL SISTEMA A VERONA Anche il nostro Hellas Verona fece uno sporadico tentativo di SISTEMA. Accadde nel Campionato 1938/39, quando l’allenatore blu-giallo Chiecchi III, in parte affascinato dalla moda inglese, in parte per necessità, abbandonò all’improvviso il METODO.

Spostò i terzini sulle ali avversarie, arretrò il centromediano Bernardi al centro della difesa e creò il quadrilatero a centrocampo (Zamperlini e Saladini dietro; Romanici e Di Prisco davanti). La squadra, nonostante il modesto livello tecnico, rispose positivamente e concluse il Campionato a 5° posto, sfiorando addirittura la promozione in serie A. Questa fu l’ unica formazione Sistemista che conosceremo: Micheloni; Ferrari, Bernardi, Felini; Zamperlini, Saladini, Romanici, Di Prisco; Conti, Bonesini, Biagini.

Il Verona di Chiecchi III, stagione 1938/39

Ma i tifosi non furono molto contenti del gioco utilitaristico e frammentario che vedevano in campo. Iniziarono così a criticare il tecnico irriconoscente verso la tattica con la quale la nazionale italiana aveva appena conquistato, per la seconda volta consecutiva, il Campionato del Mondo. Come spesso accade però, i sostenitori sono impulsivi nei loro gesti e non riescono a cogliere il valore effettivo della propria squadra. Il SISTEMA, che è un modulo attendista e aggressivo, riuscì invece a compensare molto efficacemente lo scarso valore complessivo della rosa.

Ce ne accorgemmo la stagione successiva. La società, che versava in crisi economica, fu costretta a cedere l’unico giocatore di talento - il portiere Micheloni - al Milan, sostituendolo con l’ex mantovano Gratella e obbligò Chiecchi a tornare ad applicare il METODO. Di fatto,il Presidente Carteri cercò di mascherare la sua debolezza finanziaria assecondando il volere dei tifosi, della piazza. Questo non favorì affatto l’Hellas Verona, che precipitò subito nei bassifondi della classifica riuscendo a salvarsi solo all’ultima giornata. Ma la retrocessione in C, era rinviata solo di un anno.

Un unico dettaglio, che si commenta da solo: a fronte dei 36 gol subiti dalla difesa Sistemista, i blu-gialli ne incassarono 56 l’anno successivo e ben 76 in quello della retrocessione, applicando in entrambe le occasioni il METODO.

UN CONFRONTO TRA METODO E SISTEMA. Una bellissima sintesi di queste scuole di pensiero la troviamo nelle memorie che ha lasciato Hugo Meisl, manager del Wunderteam dopo una sua visita a casa di Chapman, avvenuta nel 1935.

Herbert, quanto danno hai fatto al calcio con il tuo sistema a W! E’ assurdo che un attaccante come Alex James, interno sinistro, segni il suo primo goal del campionato appena dopo sei mesi. E’ o non è un giocatore d’attacco?” chiesi io a Chapman, che mi rispose:” Caro amico, noi deteniamo il primato dei goal segnati in Inghilterra. Alex James è stato l’autore indiretto di oltre la metà di questi goal.Non c’è nessuna regola che prescriva quanti giocatori debbano attaccare e quanti invece debbano difendere. Otto attaccanti possono ottenere gli stessi risultati di tre attaccanti.”

Al di là di questi aspetti teorici, fatti da 2 maestri del Calcio, non è possibile effettuare un confronto tra le due disposizioni tattiche, per la scarsità di confronti diretti. Certo, in Inghilterra e in Italia vincevano sempre l’Arsenal e il Torino entrambi Sistemisti, ma ciò dipendeva anche dal fatto che erano le formazioni individualmente più forti. La differenza, se vogliamo, era più che altro di natura filosofica e strumentale ai giocatori a propria disposizione. Da una parte veniva esaltato il concetto di calcio di movimento (Metodo), dall’altra quello di posizione (Sistema).

Una semplificazione che può sembrare superficialeper Europei e Sudamericani, decisamente meno rigidi nell’applicazione degli schemi in campo, ma era sostanziale in Inghilterra. Anche perché, come ho avuto modo di sottolineare in precedenza, l’equilibrio tattico che si andava evolvendo fuori dal Regno Unito teneva conto soprattutto delle caratteristiche tecniche e dell’estro dei loro interpreti.

Per questo motivo, fu il CATENACCIO e non il SISTEMA a soppiantare il METODO. Ma questa è un’altra storia, e ve la racconto la prossima settimana.

Massimo

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